26 giu 2018 – Dopo un’edizione 2016 a quota 18.000, nonostante il freddo e I soli 3.000 dello scorso anno per una pioggia battente durante tutta la mattinata, sabato 23 giugno 2018 un bel sole, anche se non caldissimo, ha baciato le cime più amate delle Dolomiti, regalando alla comunità della Val Gardena, della Val Badia, della Val di Fassa e del Col di Lana una domenica memorabile per lo straordinario record di 24.000 partecipanti stimati.
Il Sella Ronda Bike Day numero 13 è quindi un’edizione da incorniciare per la bellezza della giornata, che ha garantito tante belle emozioni e fotografie, senza farsi mancare un po’ d’aria fresca sulle cime del Sella e del Pordoi, giusto per non dimenticare che si trattava pur sempre di un evento di alta montagna. Una manifestazione popolare su due ruote, regina d’Italia come partecipanti (si parla di due volte il record della Nove Colli), posizionata nel calendario dei grandi eventi a due ruote in zona due settimane dopo la BMW Hero Sudtirol Dolomites (definita la gara di mtb più dura del mondo) e a sei giorni dalla Dolomites Bike Day, che offre allo stesso modo una chiusura integrale dei passi, nella fattispecie del secondo anello del “medio” della Maratona (Campolongo, Falzarego e Valparola). E precede di una settimana proprio lei, la regina degli eventi in Alta Badia: la Maratona numero 32, quest’anno dedicata al tema dell’equilibrio.
Una vera festa del ciclismo, un periplo dei Monti Pallidi protetti dall’Unesco per la loro bellezza e qualità ambientale, che ha attratto italiani, tedeschi, austriaci, svizzeri, olandesi, inglesi ed europei dell’est in primis, con eccezioni come sempre da ogni parte del mondo: c’era la coppia dall’America che celebrava l’anniversario di matrimonio, la famiglia della Slovenia con nonno vicino agli ottanta a tirare il carrellino (l’altro nipote lo tirava il genero con una bici analoga ma 40 anni di meno). E c’era perfino Luca che da sopra Aviano conosce la salita del Piancavallo come “normalità”, affrontando strappi anche del 20% quotidianamente: una “base” che gli ha consentito di pedalare per tutti e quattro i passi a soli sei anni e mezzo. E siccome l’evento era pensato anche per famiglie al completo, non era infrequente vedere anche ragazzini poco più grandi con le prime e-mtb con ruote da 24”, diffuse in queste valli soprattutto dai noleggiatori di Haibike e KTM.
Campolongo, Gardena, Sella e Pordoi da “prendere” dove si voleva, 63 km totali di chiusura strade per sette ore (non solo l’anello che tocca Arabba e Corvara, anche le “immissioni” da Selva e Canazei), un successo senza pari per una manifestazione che trasmette gioia e felicità, popolando come mai le strade e i rifugi: niente rifornimento gratuiti come in gara, quindi una bella festa e anche un grande business, che merita di premiare tutti coloro che lavorano a queste quote in una giornata di silenzio dai motori di qualunque mezzo.
Tutto perfetto, insomma, per chi voleva esplorare o allenarsi in occasioni come queste, che sono state impreziosite anche da importanti professionisti come alcuni esponenti noti del team Bahrain-Merida. Un “circuito” memorabile, già noto ai tanti amanti della bici da corsa che lo fanno magari da anni al contrario: perchè nella Maratona, dopo la partenza a La Villa, il primo anello è in senso orario.
UN SOLO GRANDE PROBLEMA – LA TUTELA DI CHI VIAGGIAVA IN SENSO OPPOSTO: Qui invece l’organizzazione ha previsto e raccomandato il senso antiorario. Ma non è una gara: è caldeggiato, certo, ma non imposto. E qui iniziano i problemi, perché un’organizzazione apparentemente perfetta ha sottovalutato il problema dei tanti partecipanti che non si sentono od oggettivamente possono completare l’anello dal punto di partenza. C’erano anziani, famiglie con bambini, tanti turisti e utenti di e-bike, magari senza il caricatore dietro. Oltre 1.600 metri di dislivello (anche di più se si partiva da Canazei o dalla Gardena) sono troppi per chi non ha la gamba o parte tardi e non vuole rischiare di tornare con il traffico aperto. E così c’era chi voleva solo raggiungere un passo e tornare indietro. O magari farne due, poi girare indietro, scendere e risalirne uno necessariamente in senso contrario rispetto al solito flusso di marcia. Ebbene: con tutta la gente presente, è emerso che ben pochi leggono il regolamento, dove all’articolo 3 viene chiaramente detto che il verso di percorrenza non è obbligatorio e bisogna invece tenere la destra, specificando che è inoltre prescritto di circolare solo sulla carreggiata di destra. Purtroppo invece anche nelle curve cieche c’erano non pochi “fenomeni” che stavano del tutto a sinistra e ad alta velocità. Tante volte c’è stato quindi grave pericolo per i più “deboli” che volevano soltanto tornare a casa in buona fede, consci di aver letto bene le condizioni di partecipazione, mentre invece si sono visti sfiorare da dei “siluri” che, non contenti, magari avevano pure da contestare o insultare a riguardo. La regola scritta c’era, i giornali locali lo hanno anche ricordato, ma questo aspetto è stato evidentemente trascurato dai partecipanti e anche dagli organizzatori: per non rischiare brutti incidenti, sarebbe bene prevedere per il 2019 maggiori controlli nei punti pericolosi e un’adeguata cartellonistica ripetuta in ogni salita, e sopratutto all’inizio di ogni discesa, dove si raccomanda di tenere la destra per non rischiare di urtare altri ciclisti in senso contrario. Una volta migliorata la sicurezza, questa domenica potrà davvero ritenersi la festa probabilmente più bella del ciclismo di tutti gli amanti della montagna con la “m” maiuscola.
Alex D’Agosta
Twitter: @alexdagosta