9 giu 2020 – Quando mancano ancora alcune settimane al vero inizio dell’estate, abbiamo chiacchierato online insieme a Michil Costa, collegato da una sua stüa in perfetto stile alpino. Un catching up per tenere viva la passione e l’attenzione sulla sua Maratona, non senza la sua unica visione ciclo filosofica che tanto piace e coinvolge.
A che punto era l’organizzazione della Maratona dles Dolomites quando è stato deciso di fermare tutto?
Stavamo rispettando la scaletta, era già tutto organizzato. A marzo siamo già nella fase finale. Tutti i contatti con le valli limitrofe non erano solo presi, ma discussi fino ai dettagli, così come era tutto finito e concluso con gli sponsor. Le iscrizioni terminate da tempo. Di conseguenza abbiamo registrato perdite, anche importanti: stiamo contattando gli sponsor, vedendo di trovare le soluzioni, ma non a tutto si troveranno. Perciò abbiamo dovuto proporre un aumento sull’iscrizione del prossimo anno di 15 euro, che non sono pochi, ma i ciclisti si sono resi disponibili con pochissime lamentele, anche per far fronte a questa situazione non certo facile per la Maratona. Nessuno è stato licenziato. Nessuno in disoccupazione. Rimangono in squadra. Potrei anche andare dalle banche, dallo stato a chiedere contributi. Da imprenditore devo tutelare i miei ragazzi, sia per la Maratona, sia per i 170 che lavorano a La Perla.
Ci avete pensato a rinviarla?
Certo, abbiamo discusso a lungo se provarci a settembre. Io per primo avevo lanciato l’idea in una web conference con tutto il comitato. Immaginavo una Limited Edition ma con una certa esclusività. Insomma, un’edizione di super gran lusso e altissima qualità organizzativa. Un “gioiellino”, una cosa mai vista. Poi abbiamo capito che l’idea era bella ma forse non capita o carpita o vista davvero come la Maratona. Rischiava quindi di sfociare, al contrario, in un evento di serie B. E comunque c’erano non poche difficoltà. Ma il motivo principale per cui è stata abbandonata era proprio quello di rischiare di fare una cosa non all’altezza. Vista la stagione, poi, c’era di mezzo anche il fatto meteorologico, di certo determinante. C’è da dire che gli sponsor principali ci avrebbero anche appoggiati ma mediamente preferivano saltare al prossimo anno. In effetti, la paura è durata molto anche solo per organizzazione interna delle singole aziende che, semplicemente, stavano affrontando il pieno della crisi anche con tante persone chiave in cassa integrazione.
E quindi quest’anno?
Vorremmo fare in modo di riuscire a tenere vivo lo spirito della Maratona. Non so se sarà possibile. Mi piacerebbe fare almeno una festa per i nostri volontari, che sono oltre 1000 persone. Il 5 luglio qualcosa faremo. Almeno una pedalata in compagnia, ufficiosa. Non organizzata. Con amici, collaboratori. (Nel frattempo l’ente del turismo ha messo in calendario per il 3 luglio un’uscita su due ruote per un ristretto gruppo di persone, alla scoperta delle strade e vie meno conosciute, guidato da Igor Tavella, grande appassionato di bici e figlio di Eduard, uno dei fondatori della Maratona).
Perplessità per l’edizione 2021?
Troppo presto per dirlo. Vedremo i prossimi mesi. Abbiamo fatto mille proiezioni ma, come tutti, non sappiamo prevedere quale sarà l’evoluzione. Il format rimarrà uguale, il tema pure.
La MDD è un esempio nel mondo granfondistico. Qual è il “segreto” per riuscire a chiudere oltre i soliti tempi consentiti alle gare? Questione di partecipanti o è l’incidenza sul turismo a fare la differenza?
Noi riusciamo a mettere d’accordo autorità divise fra due regioni e tre province. Sicuramente si tratta di un grandissimo lavoro, di un continuo di dialogo: Dio solo sa quanto tempo speso con questori e prefetti. Non è solo una questione turismo, c’è tanta cultura. L’importanza che viene trasmessa con questo evento è quella di far capire l’unione delle valli, che fanno una cosa comune. Ne sono coinvolte 5, tutte ladine, divise a livello politico amministrativo ma legate dalla rete di Dolomiti SuperSki.
Cosa ci insegna questa esperienza del Covid dal punto di vista dell’ambiente?
Noi dovremmo risparmiare a livello planetario il 6% ogni anno di emissioni CO2 per mantenere i parametri di Parigi. Nel 2020 siamo arrivati al 5%. 350M di auto che consumano in meno per strada. Significa che questa chiusura, sotto certi aspetti, dovremmo farla regolarmente ogni anno per avere una minima chance di salvare il pianeta. L’impresa è ardua, quindi impossibile. Ma bisogna pur far qualcosa. Incominciamo a tassare serialmente il fossile e incentivare le imprese per ottenere certificati GSE.
Si riuscirà a chiudere di nuovo le strade, o almeno alcuni passi, al traffico motorizzato per singole giornate, come avete iniziato a fare nel 2017?
Ne stiamo parlando, questo è sicuramente il momento di riformare le cose. Questo è il momento di chiudere i passi. Adesso c’è la possibilità. Quando tutto sarà ripartito sarà più difficile. Ci sono già delle idee. Metteremo in piedi qualcosa. C’è lo spirito, c’è la volontà. Ci stiamo lavorando già per l’estate 2020.
Quando la smetterà di mettere i pantaloncini corti, visto che non è più un ragazzino?
Ho le gambe affascinanti e penso che li metterò sempre.
Alex D’Agosta