di Lorenza Cerbini
La nuova vita di Andrea Piccolo è iniziata venerdì 13 agosto.
«Con il mio procuratore, Johnny Carrera abbiamo deciso di partecipare al Gran Premio di Capodarco». Una decisione non da poco per questo atleta che nel 2019 ha ottenuto la medaglia d’argento al campionato italiano di Città di Castello e poi si è preso la vendetta aggiudicandosi il Giro della Lunigiana. Ancora un secondo posto agli Italiani Under23 del 2020, una medaglia sufficiente a farlo entrare nel mondo Astana, da cui è però uscito velocemente.
«Ho avuto problemi al fegato» Spiega. Tante analisi, tanta sofferenza, lontano dalla gare per un anno. “Dove è finito Andrea Piccolo, l’enfant prodige del ciclismo italiano?”, si chiedevano in molti mentre lui continuava ad allenarsi (sodo) sulle strade lombarde. Poi il ritorno. Squadra nuova e stimoli nuovi. «Mio fratello Simone gareggia con la Viris Vigevano. Mi alleno con lui. Scegliere è stato facile». Il Gran Premio di Capodarco lo ha vissuto fino in fondo da grandissimo protagonista. «Dopo undici mesi ho rimesso un numero sul casco» dice con la gioia di chi vive il ciclismo trasformando la fatica in divertimento e il divertimento personale in uno show per il pubblico.
Andrea Piccolo torna dunque tra gli Under 23. Il professionismo potrà aspettare, ci saranno altre occasioni. Adesso matura esperienza, ma con obiettivi precisi.
«Se farò bene nelle prossime gare potrei attirare l’attenzione della FCI». Tradotto significa che il lombardo punta a una maglia azzurra per Europei (a metà settembre in Trentino) e ai Mondiali. L’obiettivo è possibilissimo. A Capodarco gli è sfuggita la vittoria per il grande gioco di squadra imposto dalla Zalf del diesse ed ex prof Gianni Faresin (lo ricordate come scalatore? Lo ricordate bene). La fuga decisiva nasce sul lungomare di Porto San Giorgio, quando gli atleti danno spettacolo sul circuito marino per il piacere dei bagnanti. La Zalf ci infila dentro il campione italiano Gabriele Benedetti (alla partenza Benedetti rende omaggio al monumento che ricorda Fabio Casartelli), Alex Tolio e Simone Raccani. Il resto della gara è un alternarsi ai comandi di Piccolo e i tre Zalf. La salita che porta a Capodarco (da ripetere 7 volte) è lunga (3 km), soleggiata (“ho sofferto il caldo soprattutto, le folate di calore che si alzavano dall’asfalto”, dice Piccolo) e con una pendenza media del 6%. I big salgono di rapportone. E i 23 diventano dieci (Potocki, Santaromita, Benedetti, Tolio, Raccani, Visintainer, Raimondi, Piccolo, Miholjevic, Carbone).
I croati Potocki e Miholjevic si coalizzano, ma sono anche l’esempio di una generazione nata sulla spinta di Sagan. Santaromita è un figlio d’arte che tanto si somiglia al padre. Visintainer un italiano da tenere d’occhio e poi di nome fa Lorenzo come quel santo morto sulla graticola, il caldo non sembra fargli paura. Ci vorrebbe un Piccolo superstar per uscire dalla morsa Zalf. Benedetti da il massimo e non potrebbe davvero fare meglio con tre costole scalcinate per un recente incidente in allenamento (la strada è l’ufficio dei ciclisti e vanno rispettati). Negli ultimi passaggi da Capodarco c’è da affrontare il muro cittadino che sale al 18% con sommità in pavé. Benedetti cede, ma i giochi interni sono già stati definiti. «Al penultimo giro ho chiesto a Gabriele come stesse e lui mi ha risposto “così e così”. E agli ultimi tre km ho provato a partire. Piccolo ha chiuso il buco e mi sono messo alla ruota. L’ho saltato negli ultimi 200 metri», racconta Simone Raccani. La vittoria va a questo ragazzo di Carré (Vicenza) nato nel 2001 e che quest’anno si è aggiudicato la Torino-Biella. Da juniores si era fatto vedere negli arrivi in salita. Una buona notizia per quest’Italia a corto di scalatori. Il futuro, tutto da vedere, farà il resto. Terzo gradino del podio per Tolio che chiude il sipario Zalf con due parole: «Giornata perfetta – E conclude – Oggi ci siamo proprio divertiti».
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16 ago 2021 – Riproduzione Riservata – Cyclinside