È inutile negarlo, con il pugno al cielo di van der Poel si è ufficiosamente conclusa la stagione di ciclocross 2022-2023. Si correrà ancora nel Superprestige e negli altri circuiti ma, i due Signori hanno svoltato immediatamente pagina e volgeranno le loro attenzioni alla strada. Non ce ne vogliano gli altri corridori, scusateci. A proposito dei due Tenori, lo sapete che il loro esordio è previsto per le Strade Bianche, per puntare poi alla Milano-San Remo passando per la Tirreno-Adriatico, per entrambi?
Ma torniamo ancora un attimo alla stagione che abbiamo appena avuto l’onore di assistere. Probabilmente siamo stati testimoni di qualcosa di fantastisco, qualcosa che forse non siamo stati capaci di assaporare ed apprezzare in pieno data l’alta frequenza di competizioni. Una gara più bella dell’altra, colpi di scena dietro l’angolo e due interpreti che non si sono risparmiati. Solo quando “l’altro” non era al via, hanno corso di rimessa, a mezzo-gas si dice. Ma quando erano insieme alla partenza, l’odio sportivo che provano l’uno con l’altro, li rendono due macchine da guerra. Allo spegnersi delle luci rosse abbiamo visto sempre lo stesso leitmotief: sempre a tutta. Portando fuori giri tutti gli altri partecipanti sin dal primo chilometro. Non hanno mai aspettato, avrebbero potuto aspettare gli ultimi due giri di ogni gara, ma niente da fare. Come dei tori impazziti, appena vedevano la strada libera davanti a loro, apriti cielo e si salvi chi può. Solo l’ultra “tecnico” Tom Pidcock ha saputo tenergli testa in qualche gara ma alla fine, anche lui, ha dovuto soccombere alla legge del più forte, dei più forti, in questo caso.
Al recente mondiale ha vinto Mathieu ma avrebbe potuto vincere Wout che non avrebbe cambiato una virgola alla stagione. Una stagione che, come detto, ha regalato agli appassionati una serie di gare di altissimo livello con la notturna di Diegem come ciliegina sulla torta. Un consiglio dalla redazione: cercatevi il video della gara su internet. Guardatela dall’inizio alla fine e vi assicuriamo che vedrete il più grande spettacolo che una competizione di ciclismo possa offrire. Fidatevi!
Infine una chicca piena di aneddoti. Prima del Mondiale, sul sito fiammingo di Sporza, è comparsa una bellissima intervista a Daan Soete e Yorben van Tichelt. I due sono amici d’infanzia di van Aert e di van der Poel, rispettivamente, con i quali hanno condiviso le trafile nelle categorie giovanili. Ve la riportiamo perché siamo sicuri che faccia bene capire di mezzo world wide web sta parlando da giorni.
“Per frustrazione, a 12 anni Wout diede un calcio a una delle sue ruote rompendo un raggio. Questo dopo una sconfitta in una gara su strada allora papà Henk non ha permesso a Wout di correre per una settimana, perché doveva rendersi conto che una bicicletta è costosa. Wout non era un buon perdente da bambino. Ma questo, in fin dei conti, è tipico nei grandi campioni”, racconta Soete.
“A nove anni, Van Aert ha attraversato il confine per partecipare alle gare giovanili di Hoogerheide e Bergen op Zoom. Lì correva anche Mathieu van der Poel, che però correva in una categoria d’età diversa perché più giovane di un anno rispetto a Van Aert. All’epoca tutti ammiravano Mathieu. “Ha davvero una bici bellissima”, ci dicevamo. All’epoca Mathieu utilizzava il materiale migliore: ruote in carbonio di suo padre e tubolari Dugast. Inoltre, Mathieu vinse tutte le gare in cui è partito. Proprio come un figlio degli dei“.
“Van Aert non aveva il fisico di adesso nelle giovanili. Negli esordienti, ha dovuto quasi sempre riconoscere la superiorità del più giovane van der Poel. Come tutti i ciclocrossisti, Wout aveva un solo obiettivo: ridurre il distacco da Mathieu. Perché spesso dava un minuto a tutti”.
Nessuno pensava allora che van Aert e van der Poel sarebbero diventati anni dopo i più grandi rivali. Ma van Aert ha avuto un notevole salto nella crescita da juniores ed è cresciuto anche come corridore.
“Tra gli juniores Wout era l’uomo in ascesa. Al secondo anno era quasi sempre sul podio e poteva mettere in difficoltà Mathieu in certi ciclocross”, racconta Yorben Van Tichelt. “Nelle 17 gare in cui hanno gareggiato insieme da juniores, van der Poel ha vinto 16 volte e van Aert è salito sul gradino più alto una volta sola.”
Il duello tra i due ha preso forma solo con gli U23. Van Aert ha fatto un altro passo avanti, vincendo in modo impressionante il titolo mondiale nel 2014 proprio a Hoogerheide, la pista di casa di van der Poel.
“Da quel momento in poi, Wout e Mathieu hanno iniziato a spingersi l’un l’altro a un livello superiore“, spiega Van Tichelt. “È in quel momento che è nata la rivalità. Ci si imprecava a vicenda in caso di sconfitta. Logico, quando si è concorrenti l’uno dell’altro e si ha la mentalità del vincitore. Perdere contro Mathieu ha frustrato Wout. Ma da quelle frustrazioni ha tratto la motivazione“, racconta Soete.
“Wout voleva battere Mathieu anche la settimana successiva e spesso ci riusciva. Essere testardi e non arrendersi mai: questo è il più grande talento di Wout“.
Van der Poel, secondo il suo amico d’infanzia Van Tichelt, non sempre riusciva a sopportare bene le sconfitte. “Non si trattava tanto di Wout, quanto del fatto che lui stesso non aveva vinto“, ha detto. “Dopo una sconfitta, a volte si consumava del vino – Van der Poel non ama bere birra – a casa di amici. Al lunedì Mathieu era un po’ meno sobrio del solito”, ha detto Van Tichelt ridendo.
Nelle classiche, nel Tour e sul campo, Van der Poel e van Aert sono reciproci concorrenti da anni a questa parte. Che rivalità c’è tra di loro? “Se siete stati concorrenti per cosi’ tanto tempo, non diventerete mai migliori amici“, dice Soete. “Ma si incrociano sempre con molto rispetto reciproco“.
“Quando questi uomini vedranno, al termine della loro carriera, ciò che hanno significato l’uno per l’altro, ne deriverà un grande rispetto reciproco“, conclude Van Tichelt.
A tal riguardo ci fa piacere ricordare che nei giorni precedenti il mondiale il papà di Mathieu, Adrie van der Poel ha subito parecchi attacchi per il fatto di aver disegnato il percorso. Talmente tante critiche da fargli dire che non avrebbe mai più disegnato percorsi per l’UCI, tanto per far capire quanto siano state feroci. Allora alla vigilia, van Aert ha ribadito che lui non aveva alcun problema a correre la prova iridata su un percorso di Adrie. Sapeva perfettamente che mai avrebbe favorito suo figlio. Parole che hanno fatto grandissimo piacere a tutta la famiglia van er Poel. Sintomo di grande rispetto tra i due Tenori.
Riproduzione riservata
Allenarsi con i rulli può essere meglio che su strada. Sentite Tacx