Appaiono curiose, utili e a volte controcorrente le proposte di Van Emden, corridore della Jumbo Visma che parla di sicurezza, evidentemente a nome anche dei suoi colleghi e sollecita alla formazione di un nuovo sindacato dei corridori giudicando il CPA attuale troppo morbido con l’UCI e quindi poco efficace (“in caso di guai si apre un’inchiesta e poi non se ne sa più nulla”).
Diciamo subito che le sue proposte sono utili perché parlare di sicurezza non è mai troppo, soprattutto in questo momento in cui, a stagione ripresa da meno di un mese, abbiamo già contato una serie di cadute drammatiche e spaventose. Sono anche curiose perché, al di là di alcuni corridori, non sembrano esser molto sentite nel gruppo e controcorrente perché in alcuni casi vanno contro quanto voluto dagli stessi corridori. Analizziamole con attenzione:
- Come prima proposta, Van Emdem suggerisce un comitato di ex-corridori che dovrà approvare il percorso e potrà bocciarlo anche a dispetto dell’UCI.
Questo è già un punto molto importante del dibattito: in sostanza i corridori dicono di non fidarsi dell’UCI e dei suoi giudici che dovrebbero approvare un percorso. Appare fuori discussione che alcuni percorsi siano stati approvati con superficialità, ma mettere un altro organo i controllo rischia di complicare le cose un bel po’ e trovarsi in conflitti che possono diventare politici e slegati alla sicurezza. Non sarebbe meglio migliorare quel che c’è già? - Regola dei tre chilometri sempre valida, negli arrivi in volata e non solo in caso di cadute.
Richiesta più che condivisibile per togliere nervosismo nelle fasi finali delle volate anche se statisticamente abbiamo visto che i problemi accadono tra chi si gioca la corsa, non dietro. E se si spezza il gruppo per caduta la regola, appunto, mantiene tutti con lo stesso tempo. - Richiesta di pubblicazione del percorso con settimane e mesi di anticipo da parte dell’organizzazione.
È quel che avviene già regolarmente nelle corse a tappe e in molte altre gare dove pure, poi, ci sono state lamentele e richieste di neutralizzazione. C’è davvero tempo di verificare con cura tutto? - Eliminare gli arrivi in discesa.
Qui poco da dire: si aggiunge solo velocità e quindi rischio di conseguenze più gravi in caso di cadute. Ma non doveva essere già così? - Cuscini di protezione ai lati della strada nelle ultime centinaia di metri
Proposta difficile da realizzare e, in alcuni casi, si rischia di ridurre molto la sede stradale a volte già stretta. Ma quante cadute hanno portato a conseguenze gravi per l’impatto sulle transenne? Questo, anzi, avviene con un angolo di tangenza molto chiuso. Più importante è garantire la tenuta delle transenne e magari stabilire delle regole sui cartelloni pubblicitari. - Divieto per pubblicità che invadono la sede stradale.
Più che condivisibile questo. - Eliminare i collegamenti radio per il rischio che i ds incitino i propri corridori ad andare più forte anche dove non è necessario, con aumento del rischio.
Questa proposta, immaginiamo, vale per tutta la gara e non solo per gli arrivi. Ed è decisamente controcorrente visto che sono stati proprio i corridori a propugnare l’utilità delle radio in corsa con l’idea proprio di favorire la sicurezza. E chi diceva il contrario veniva subito attaccato. È certamente un’inversione di tendenza che farebbe bene al ciclismo (ferma restando l’utilità di una radio comune per indicare i pericoli). - Proposta di cartellini rossi e gialli come nel calcio: stesso fallo, stessa punizione.
Interessante e certamente utile per un corridore sapere di essere già ammonito. Potrebbe essere utile. Ma soprattutto bisogna essere certi di dare punizioni commisurate all’infrazione e non sull’onda emotiva del danno provocato. - Dorsale per i motociclisti.
Ottima idea. I fotografi lo hanno già. In corsa troppe auto e moto, in passato, sono state protette dall’organizzazione dopo aver fatto danni. Anche una riduzione dei mezzi in corsa sarebbe utile. - Divieto per i corridori di andare su piste ciclabili e marciapiedi.
Esiste già un regolamento che vieta il taglio di percorso e comunque l’uscita dal percorso ufficiale. Quando accade, in genere è per evitare un pericolo, una caduta certa. Andrebbe valutato caso per caso.
A ben guardare, insomma, molte delle proposte di Van Emden si potrebbero riportare al regolamento che già esiste ma che, evidentemente, non viene fatto rispettare a sufficienza. Le altre si potrebbero aggiungere considerando anche l’evoluzione del ciclismo e valutandone la fattibilità. Il rischio è che si arrivi a complicazioni in più senza reali miglioramenti. Però scuotere un po’ il sistema e il “palazzo” non è mai cosa negativa. Serve comunque a ricordare a ciascuno i suoi doveri. Un nuovo sindacato serve davvero? Non rischierebbe, nel tempo, di incorrere negli stessi errori? Allora, forse, tanto vale migliorare quello che c’è già.
Guido P. Rubino