29 gen 2019 – Nelle occasioni ufficiali Vincenzo Nibali sembra tornare il ragazzino appassionato di ciclismo di qualche anno fa. Quello che ancora doveva vincere i Grandi Giri, la Sanremo e tutte le altre corse che ne hanno fatto, in questi anni, un campione di serie A invidiato anche dai francesi (!).
Arriva e si scusa per il ritardo, presentazione di circostanza presso uno dei suoi sponsor FSA/Vision, dove la massa di giornalisti che si è radunata è superiore alle testate di ciclismo che, invece, vanno diminuendo. Bei progetti che non guardano solo al ciclismo e a cui, Claudio Marra, CEO di FSA, ha dato un bell’appoggio.
Al momento delle domande si scivola, inevitabilmente, sulla stagione che sta iniziando. Nibali è partito lento, come è giusto che sia per chi punta alle grandi corse di primavera ed estate. Niente paesi esotici, almeno a gennaio, la forma deve crescere nel modo giusto.
Alle domande spesso risponde abbassando lo sguardo. Forse vorrebbe dire di più, ma non vuole sbilanciarsi. Giro e Tour nello stesso anno? “È proprio difficile, risponde, è roba per grandissimi e nel ciclismo moderno non c’è spazio per una forma ad altissimo livello per così tanto tempo”.
Una pietra sopra quindi? Forse no, sembra quasi voler aggiungere qualcosa come “datemi una bicicletta e vi faccio vedere io”, ma non è nel suo carattere, nemmeno nel suo stile, sempre attento alle risposte e a non lasciare aperte fessure di libera interpretazione, che poi si fa presto a fare titoli d’effetto.
Freni a disco e quel reggisella
La domanda appare naturale, vista la sede “tecnica” dove ci troviamo, ma anche alcune voci che erano girate qualche tempo fa quando lo si era visto girare per campi con una bicicletta da ciclocross dotate dei freni di nuova tipologia. Ci permettiamo la domanda andando subito al punto: se si crede in una tipologia la si usa nei momenti anche più importanti della stagione, non solo nelle gare, o nelle tappe, secondarie:
– Userai i freni a disco nelle corse o nelle tappe cui punti di più?
– Ma, sai – risponde Vincenzo – ho visto che in pianura la bicicletta risulta più rigida col perno passante, tant’è che spesso i velocisti li usano e ci vincono pure, in salita, anche a parità di peso delle ruote, preferisco ancora i freni tradizionali.
Non lascia molto spazio a repliche in effetti, neanche vale ricordare che, in effetti, la massa rotante più leggera di un cerchio “libero” dalle piste frenanti potrebbe essere un vantaggio anche dispetto di un mozzo più pesante.
Proseguiamo:
– Qualche tempo fa ti abbiamo visto utilizzare un reggisella regolabile per abbassare la posizione in discesa e avere più maneggevolezza della bicicletta. Avrà un seguito questo test?
– È vero ho fatto delle prove, ma alla fine sono tornato al reggisella normale.
Lascia sempre aperta una porta alla sperimentazione, Nibali, e certo non ha paura di modificare la posizione in sella come fece, anni fa, quando si mise a lavorare in maniera importante sulle cronometro cercando (e trovando) una posizione più aerodinamica.
Il resto, ovviamente, lo vedremo sulla strada.
Guido P. Rubino