Per vincere bisogna rischiare di perdere. In un altro scenario avremmo visto una tattica attendista, invece a Vingegaard va l’onore del coraggio, di aver attaccato pagando con il massimo dello scotto: un distacco di più di un minuto all’arrivo.
Evenepoel sprofonda prendendo quasi tre minuti.
La distanza, la fatica e le salite: ma oggi l’avversario in più è stato anche il caldo che ha moltiplicato le difficoltà. Davanti fuga di lusso con Hindley, Carapaz, Mas, De Plus e Johanssen. Nomi di lusso ma il preludio di quel che sarebbe stato sull’ultima salita si è visto già dalla mattina con gli uomini di Vingegaard tutti schierati in formazione da guerra ad assottigliare il gruppo salita dopo salita controllando pure la fuga.
È Jorgenson a fare la differenza per Vingegaard, gambe da campione a fare da gregario. Ha offerto il là a Vingegaard che ha preso l’iniziativa a 10 chilometri dal traguardo. Uno scatto in piedi, non secco, ma con Pogacar che ha risposto senza nemmeno alzarsi sui pedali.
Non ha staccato l’avversario ma, in un attimo, ha spazzato via il distacco della fuga piombando su Carapaz come un falco prima di lasciarlo lì dopo pochi metri.
La seconda tappa pirenaica ha detto che Pogacar è più in forma che mai e che le speranze di Vingegaard sono sempre meno. Ammesso che ne abbia ancora.
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