14 mag 2019 – Tre settimane dopo la prima prova generale “in casa”, ovvero nel Principato di Monaco, che corrisponde alle sede degli organizzatori, il neonato circuito del WES (World E-Bike Series) muove i suoi primi passi nel mondo con il Round 2, ospitato nel comprensorio di Ascona e Locarno nel week-end del 4 e 5 maggio.
La tappa Svizzera è la seconda di un calendario ancora per metà provvisorio, che in questa prima stagione prevede ancora due stage: uno in Italia e uno in Spagna, con date certe ma location ancora da annunciare. Non tantissimi i partecipanti, ma ricca di contenuti la situazione: atleti di livello, organizzazione impeccabile, dettagli in alcuni casi anche oltre le migliori aspettative. Nonostante le diverse nazionalità presenti, tre su quattro dei vincitori erano elvetici. Si è riconfermata leader fra le donne la Schneitter, già vincente a Monaco, mentre Fontana ha messo a segno un buon secondo dopo aver perso il podio nel Principato per colpa di una foratura.
Due tipi di pubblico
Il WES è un nuovo evento che riassume in due giorni un nuovo concetto di vedere la bici elettrica. Il day 1, il sabato, è il giorno di gara. Si, esattamente: competizioni ufficiali sotto l’egida dell’UCI. Due specialità, quattro podi: Enduro e Cross Country, maschile e femminile. Non c’è stato ancora tempo né numeri per separarli anche in base all’età, ma quello che si è visto è un bell’agglomerato di atleti in attività e qualcuno appena fuori quota: specie questi ultimi, in molti casi, erano assai famosi. E poi il day 2, quello pensato per il pubblico: è prevista una minima quota d’iscrizione per utilizzare gli stessi percorsi di gara e, se non se ne disponesse, è offerta tramite sito ufficiale anche la possibilità di noleggio in loco di e-bike di primissima scelta. Competizione e divulgazione, insomma, allo stesso tempo.
RICETTA PER ATTRARRE CAMPIONI
La proposta del Wes consiste di una nuova formula che si vuole distinguere per la capacità di attirare atleti di alto standing. A un anno di distanza dal debutto del Bosch eMTB Challenge, supportato da Trek, questi nuovi organizzatori hanno deciso di “separare” il momento dedicato agli sportivi d’élite da quello pensato per un’utenza curiosa di mettersi alla prova.
È stato fatto alzando decisamente l’asticella sotto il profilo tecnico. Possono entrare bici di ogni costruttore, sempre a patto di rispettare la regola “stradale” dei 250W e 25 km/h, ma è la difficoltà dei percorsi che rende questa serie speciale: non ha niente da invidiare infatti alle gare tradizionali di coppa del mondo. Per questa ragione, fra le star di quest’anno figurano nomi come Nicolas Vouilloz (10 volte campione del mondo Downhill), Marco Aurelio Fontana (bronzo alle Olimpiadi 2012 e leggenda italiana) e Nathalie Schneitter (campionessa del mondo U23 e madrina sportiva di Jolanda Neff). Qui si tratta di fare come, speriamo anche meglio, di quanto si è visto in Formula E: giovani e “leggende” fianco a fianco a beneficio dello show. Il dado per “allungare” la carriera agonistica di tanti atleti leggendari sembra quindi ormai tratto.
Elettrica o muscolare? Pro e contro
Si corre con un mezzo “differente”, nuovo per le competizioni, più brioso, più veloce in salita, mediamente forse più spettacolare da vedere. Tanti aspetti positivi ai quali non mancano però contraltari negativi: tanti direbbero c’è “meno atleta”, ma non è proprio l’aspetto ombroso principale, anzi: è già stato dimostrato che “chi ha il manico” emerge e, perlopiù, viene fuori più facilmente pur avendo una condizione magari non più eccellente.
I problemi, semmai, sono altri: visto il peso, una e-bike è sicuramente meno agile in certi passaggi e, sopratutto, richiede una dote sinora sconosciuta nella gestione della nuova variabile che obbliga a “studiare” il gioco con attenzione. Il punto dolente nuovo di queste gare più importante si chiama, com’era facile da intuire, “gestione della batteria”: siccome non è prevista ovviamente alcuna forma di ricarica o sostituzione in gara, ma solo l’utilizzo della batteria di serie (che non dovrà essere superiore a 500 Watt), ogni atleta dovrà saper fronteggiare il consumo in modo intelligente, pena trovarsi a condurre un mezzo solitamente ben più pesante rispetto a una bici tradizionale. Il peso aggiunto da motore e batteria in realtà non è solo un minus per l’atleta, ma desta preoccupazione per la conservazione dei sentieri: è noto che, specie se umidi, un mezzo più pesante possa lasciare a terra solchi più profondi, quindi più difficili e costosi da risistemare.
Un’annata di studio
Il WES sta portando indubbiamente innovazione nel mondo del Cross Country e dell’Enduro, avendo consentito lecitamente di confrontare atleti di prim’ordine con bici a pedalata assistita che si trovano anche in commercio.
Dopo la mossa di Bosch nel 2018, si tratta infatti di un secondo grande passo a favore di questa emergente industria, la quale, piaccia o meno, sta conoscendo un successo misurato dalla famosa “crescita anche a due zeri” che certi mercati, nell’ambito delle due ruote, non avevano mai conosciuto. Così quest’anno si è visto debuttare il WES a Monaco prima di Pasqua, a fine aprile il primo campionato nazionale francese XC per E-MTB, ora la prima tappa nella splendide località turistiche del Canton Ticino ma, prima di riparlare di WES, ci saranno altri due eventi che faranno da cartina di tornasole sulla salute di questo tipo di competizioni. In primis, a metà maggio, l’E-MTB Albstadt Side Event, ovvero una prova dedicata a margine dell’arcinota Bike Marathon: sarà la prima volta in Germania, terra di grandi telaisti e motoristi di e-bike. In secundis, a fine agosto, nientemeno che la prima “rainbow jersey” nella storia delle bici elettriche. A Mont Sainte Anne, in Quebec, durante i campionati del mondo UCI per le “bici da montagna”, ci saranno anche le Cross Country con motore. E se tutto andrà bene, si concretizzerà anche una vera e propria World Cup forse già nel 2020.
Tirando le somme, il WES ha dimostrato di aver saputo realizzare un gran bel contenitore. L’interesse non dovrebbe mancare, lo spazio dovrebbe esserci per tutti. Resta da vedere se “l’annata” è quella giusta o se si è corso troppo, forse anche condizionati da un altro fattore: la Fim e-XBike World Cup, sotto l’egida della Federazione Motociclistica Internazionale, è una spina nel fianco per il mondo delle bici. Siccome la torta è ricca, il mondo delle moto ha intuito che quello ciclistico avrebbe avuto difficoltà a uscire dai confini dei numeri che definiscono una bici piuttosto che una moto in termini di limitazioni prestazionali. Per questo il prossimo 17 agosto, a Imola, gli organizzatori del mondiale a due ruote proveranno ad affiancare delle bici a pedala assistita più potenti a un evento di MXGP: gare da “solo” 30 minuti e aperte a “qualunque” e-bike. Sarà forse ancora meno “sport” di sicuro, ma magari salirà il livello di spettacolo o di interesse nei motociclisti. Ne vedremo delle belle.
Alex D’Agosta