Quando, il 18 marzo 1893, a Novi Ligure, veniva alla luce Costante Girardengo, la Milano – Sanremo non esisteva neanche nella mente di Tullo Morgagni e di Eugenio Costamagna, gli ideatori e creatori dell’evento.
All’epoca le strade erano tutte sterrate ed illuminate solo dalla luce del sole e della luna.
La via per raggiungere Sanremo da Milano fiancheggiava i campi coltivati ed il letto del Po, attraversava la Pianura Padana e si inerpicava sul Turchino per poi scendere ripida e pericolosa verso il mare. Polverosa e, molto spesso, fangosa, aspra e ricca di insidie, costeggiava il mare con i suoi capi e con il profumo di mimosa misto a salsedine.
La prima Classica di Primavera prese il via alle 5.17 del 14 aprile 1907, dall’Osteria Conca Fallata, ed i 33 partenti sfilarono, in quella giornata fredda e piovosa, davanti ad un Girardengo ancora bambino, ma già appassionato delle due ruote e di quel senso di libertà che solo la bicicletta sa regalare, un Girardengo che sicuramente avrà tifato ed incitato i suoi idoli Gerbi, Ganna, Galletti, Cuniolo.
Un quattordicenne che, come la maggior parte dei suoi coetanei, dopo il passaggio della carovana, giocava ad imitare quegli eroici campioni, tra fughe, scatti e rimonte.
Il giovane Costante non sapeva ancora, però, che quella corsa, così dura e così lunga, sarebbe stata, dopo qualche anno, legata, in maniera inscindibile, al suo nome: un vero e proprio amore quello di Girardengo verso la Milano – Sanremo, che fu per sempre la sua corsa preferita.
Erano gli anni in cui le corse venivano determinate non solo dalla bravura e dalla resistenza dei corridori, ma anche dalla rottura delle ruote, dai tubolari cambiati al volo sul ciglio della strada, dai passaggi a livello che repentinamente stravolgevano le sorti delle competizioni.
Erano gli anni in cui si correva, come canta De Gregori, “per rabbia e per amore”, quando, sulla bicicletta, si lottava, in primo luogo, contro se stessi e, poi, contro gli avversari, contro le condizioni atmosferiche estreme e le strade impraticabili, si correva contro la fame e la miseria attraverso una Italia povera ma con grandi valori.
La prima partecipazione del Gira alla Classicissima fu il 30 marzo 1913, ma non ebbe grande fortuna.
La sua prima vittoria ufficiale avvenne cinque anni dopo, il 14 aprile 1918, in una giornata caratterizzata da condizioni atmosferiche difficili e proibitive. Quell’edizione passò alla storia per le avversità meteorologiche, ma, soprattutto, per la fuga in solitaria più lunga dell’epopea della Milano – Sanremo, più di 200 km, da Rivalta Scrivia a Sanremo, un record ancora oggi imbattuto.
Ma la prima vera vittoria dell’Omino di Novi risale, a 3 anni prima, il 28 marzo 1915, quando tagliò per primo il traguardo a 3 minuti e 18 secondi di distacco da Corlaita, Lucotti e Gremo, ma venendo squalificato per aver accorciato il percorso di ben 300 metri.
“Classica di Primavera”, il suo nome evoca il tepore del sole, i profumi ed i colori dei fiori, ma in realtà è stata, negli anni, caratterizzata, per lo più, da condizioni climatiche terribili, pioggia, vento, neve, strade pesanti, in alcuni casi impraticabili.
Una corsa dal nome leggero e bucolico ma che, in realtà, è tra le più dure.
Non si svolgeva mai lo stesso giorno, sino al 1937 veniva organizzata tra la fine di marzo e la metà di aprile. Ma aver legato la Milano – Sanremo alla festa di San Giuseppe ha reso il vincolo con Costante Girardengo ancora più solido ed indelebile, perché la vigilia della grande corsa corrisponde, quasi sempre, all’anniversario del genetliaco dell’Omino di Novi.
6 vittorie in 11 anni, 3 secondi posti e 2 terzi, il Campionissimo onorò la sua corsa preferita sino all’età di quarant’anni e, ancor’oggi, resta il ciclista italiano che vinse più edizioni, battuto, in assoluto, solo da Eddy Merckx che nel 1966 si aggiudicò la sua settima vittoria.
Quest’anno, nel giorno che sarebbe stato dedicato alla punzonatura delle biciclette, l’Omino di Novi compirebbe 123 anni e lungo tutto il percorso numerosi sono i cippi commemorativi delle sue imprese leggendarie, quasi come se vegliasse sui partecipanti anno dopo anno.
Io, come quando ero bambina, attenderò i corridori a bordo strada, lì inciterò e, come quando ero bambina, mi emozionerò, volgendo il mio pensiero al mio grande bisnonno.
Michela Moretti Girardengo