Se guardiamo il lato positivo, questo è il momento ideale per compare una bicicletta. Le aziende hanno i magazzini con tantissimi modelli di quasi tutti i tipi montati e inscatolati, pronti da spedire ma i negozi sono pieni di biciclette e, in alcuni casi, hanno iniziato a rimandare indietro gli ordini fatti nel momento di entusiasmo iniziato nei primi di maggio 2020 e terminato in autunno inoltrato.
Il rovescio della medaglia è che inizia a esserci una prudente preoccupazione da parte un po’ di tutti. Ed è questo proprio che potrebbe portare dei negozi a iniziare a fare offerte.
Non così per le aziende che, al più, faranno campagne mirate come è già stato per il Black Friday per esempio.
Già, le cose sono andate talmente bene negli anni passati che dirsi preoccupati per un mercato che è andato oltre ogni più rosea aspettativa sembra esagerato. Ma il dato di fatto, attuale, è che le biciclette in questo tardo inverno non si vendono più. Almeno all’apparenza.
Crescita culturale
Qualcosa però è cambiato, definitivamente e in maniera positiva: l’idea di bicicletta nella cultura comune è passata da mezzo di svago e, al più, sportivo, a mezzo utile, necessario, risolutivo.
In realtà c’è molto da fare ancora. Le “dimenticanze” del governo nell’incentivare la mobilità alternativa in città non sono un buon segnale. E parliamo anche solo di comunicazione e conferme di quanto fatto in precedenza, nemmeno di stanziamenti economici in questo caso. Ma è comunque vero che si è modificata la sensibilità comune. La crescita esponenziale delle automobili è, ormai, agli occhi di tutti, una strada non più percorribile. E se qualche vecchio pachiderma continua a scrivere di “diritto all’automobile”, travestendo di civiltà una tendenza ormai indifendibile è solo per evidente tornaconto personale o poco più. C’è un diritto alla mobilità, a spostamenti efficienti. E la bicicletta ne è inevitabilmente protagonista pur senza rinnegare la mobilità motorizzata che deve, però, essere riorganizzata, ridimensionata, perché lo spazio a disposizione non è infinito.
Lo stop della bici
Perché, allora, si ferma il mercato della bicicletta?
In realtà non si è fermato: c’è solo stata una richiesta eccessiva prima, nell’ansia di non riuscire a soddisfare le richieste e ora si subisce l’onda lunga di un assestamento che si sapeva sarebbe stato necessario prima o poi. Tanto più probabile nel periodo invernale che, normalmente, è sempre stato di bassa richiesta, tranne i due anni incredibili da cui arriviamo.
«Tecnicamente è sbagliato fare un confronto tra gli ultimi anni e oggi – dice Claudio Cannizzaro di Giant Italia – il confronto andrebbe fatto rispetto al 2019. E, anche in questa situazione di rallentamento, siamo comunque in un momento molto positivo. Si è venduto tanto e sono aumentati gli utenti facendo crescere, in generale, il business».
Il problema è più generale piuttosto, visto l’aumento del costo della vita, le preoccupazioni per la guerra tra Russia e Ucraina che ha conseguenze economiche dirette su di noi.
Quel che si è bloccato è soprattutto il settore di media gamma visto che l’alta gamma non ha subito flessioni preoccupanti.
Flessioni normali pure in questo periodo dell’anno. Col freddo si pedala meno e negozi e aziende hanno sempre aspettato la primavera per veder ripartire la stagione. Anche in caso di inverno prolungato, ci sono stati anni in cui il brutto tempo è durato fino ad aprile, si è normalmente riusciti a recuperare con gli interessi il tempo perso anche a fine aprile/maggio.
Cosa c’è allora di preoccupante quest’anno?
Che molti negozi sono arrivati così lanciati dai grandi numeri fatti negli ultimi due anni che la frenata netta li ha comunque sorpresi con tanto materiale in casa e ordini già fatti che ora molte aziende vogliono far rispettare. Ci sono già tanti ordini rimandati indietro e insoluti. In assoluto si sa pure che le cose si rimetteranno presto a posto, ma la mancanza di liquidità è un dato di fatto.
Giant in crisi?
Una notizia che ha creato in po’ di scompiglio nel settore è stato un articolo, partito da alcune testate internazionali – in particolare da Bike Europe – che parla di una richiesta da parte di Giant di allungare i termini di pagamento ai propri fornitori. Crisi in corso? In realtà la situazione è più complessa e, certamente, parlare di crisi appare esagerato: c’è un settore (le biciclette di media gamma) che ha rallentato e un problema di magazzini che rimangono pieni anche a causa di ritardi di consegna di componentistica. Ovviamente da Giant non commentano al riguardo, anzi, a quanto si legge, la notizia che avrebbe dovuto rimanere riservata nell’ambito del rapporto con i fornitori, riguarda solo la gestione finanziaria, non un problema di liquidità. Peraltro, anche Giant ha subito il ritardo di vari fornitori di componenti al punto di avere ancora parecchie biciclette ferme (e richieste dal mercato soprattutto nell’alta gamma) perché incomplete pur non essendoci più problema nella fornitura dei telai. In una situazione del genere potrebbe anche starci un allungamento dei pagamenti ai fornitori.
Tempi lunghi e stabilità
Proprio la mancanza di componenti ha fatto allungare i tempi a diversi marchi. «Per i nostri modelli – spiega Marco Cislaghi di Specialized – c’è una procedura di approvazione da superare prima di uscire sul mercato. E non è semplice aggirarla anche se manca una parte banale. Se, per esempio, dovesse mancare il nastro manubrio, la bici rischia di rimanere ferma perché anche sostituirlo con un altro nastro richiederebbe una nuova approvazione».
Ecco spiegati anche i tempi moltiplicati per molti grandi marchi.
Modelli che si accavallano
Il mercato vuole novità. Siamo abituati a vedere uscire, a cadenze regolari, nuovi modelli. Annunciati in primavera e disponibili, se tutto funziona bene, all’inizio dell’anno successivo, salvo ritardi.
La pandemia ha sconvolto questo equilibrio già fragile. I negozianti che si lamentavano dei ritardi nelle consegne si sono trovati a fare i conti con tempi infiniti, anche oltre l’anno. Come si fa a consegnare a prezzo pieno un prodotto già decretato vecchio per l’uscita del modello successivo.
Si è stravolto un po’ tutto l’equilibrio e allora è saltato il “model year”, quel metodo per descrivere la versione di un prodotto associandolo a un anno che, inesorabilmente non va mai da gennaio a dicembre. Se già questo metodo era sofferente, la rivoluzione scatenata dalla pandemia ha fatto saltare tutto. Chi comprerebbe un prodotto datato con l’anno precedente pagandolo come nuovo e con quello successivo che già bussa alla porta? Meglio fare riferimento, allora, a serie di prodotti che seguono un’evoluzione che prescinde dall’anno. Il mercato, in questo modo, avrà un respiro diverso. Si andrà anche a normalizzare una tendenza che in effetti già c’è, visto che le aziende presentano ormai nuovi prodotti in quasi tutto l’arco dell’anno e non solo verso la fine. Dal momento topico delle fiere di settore di qualche lustro fa, alcuni si sono spostati su eventi importanti, come il Tour de France, oppure direttamente sulle Classiche del Nord.
L’influenza sui costi
Le biciclette, i componenti e gli accessori sono aumentati in questi anni, in maniera importante in alcuni casi. Non è stata solo questione di domanda e offerta. Di sicuro si è venduto con scontistiche minime o assenti in un mercato che era storicamente abituato a sconti importanti da parte del negoziante. L’aumento in negozio è dovuto principalmente a due fattori: la crescita dei costi di materie prime e trasporto (ricordate il problema dei costi a container? Si era passati da 3.000 ad anche più di 10.000 euro a container, ora questa esplosione di prezzi è un po’ rientrata, ma ancora molto lontana alla situazione pre-pandemica). Anche le materie prime sono lievitate, come i costi dell’energia, ma è aumentato il livello tecnologico che ha portato i modelli top di gamma a costare di più di prima a prescindere dai discorsi di mercato. Si tratta di materiale più complesso, ricercato, lavorato, elaborato: un costo importante, insomma, che parte dal livello tecnologico aumentato.
Nuove tendenze
Crisi? No, è solo un rallentamento fisiologico. A ben vedere l’ottimismo di cui si parlava a inizio articolo è dovuto alla presa di coscienza di un momento comunque ancora favorevole. «Dopo questi due anni di grandi performance è normale che si rientri nella normalità – dice Loris Campagnolo di Ciclo Promo Components – e prendendo come riferimento il 2019 siamo comunque a un più 8 per cento. Ma appena il mercato ripartirà con la bella stagione ci troveremo una base di utenti molto allargata rispetto a tre anni fa e tutto fa immaginare una crescita ulteriore».
In mezzo a incertezze ancora da quantificare, insomma, tirando una riga e facendo le somme di tutto, abbiamo già una base di utenti più ampia e con tante esigenze da soddisfare.
Riproduzione riservata
Aumentare le bici a prezzi elevati non più accessibili ai lavoratori con stipendi da fame.
Fatevi un esame di coscienza,voi dite il materiale aumenta, aumentiamo gli stipendi a 3000€ e forse le cose cambiano
Prezzi esagerati, è incomprensibile che una bici costi più di 15 mila euro…!!! Quando una moto di media cilindrata ne costa meno di 8 mila …!!!