L’amico Stefano Boggia (qui lo avete letto per i commenti interessanti che spesso, da ex professionista, fa sulle gare), si è impegnato nel bicibus. Un modo per educare i bambini a usare la bicicletta sin da piccoli e non solo per divertimento, ma per andare a scuola.
Confesso che mi avevano proposto qualcosa del genere qui nella “mia” Varese, ma non me l’ero sentita. La città giardino in orario scolastico si riempie di automobili arrabbiate e frettolose, piene di automobilisti che malsopportavano pure il pedibus (negli attraversamenti sulle strisce c’è da aspettare un po’ di più) e non me la sono sentita di mettere in strada dei ragazzini di età elementare.
La questione, sebbene non secondaria, non è questa però. Chi pedala in città e magari nelle fortunate corsie ciclabili sorte qua e là, sa bene che non bastano alla sicurezza. Molti automobilisti non si fanno troppi problemi a parcheggiare sulle ciclabili, magari dopo aver imprecato contro i ciclisti che non le usano (?).
Ne risulta uno slalom continuo che dà ancora più pensieri a chi si prende la responsabilità di minori, come fa il bravissimo Stefano col bicibus.
Momenti sfortunati?
A scanso di equivoci Boggia rilancia con una annotazione: basta aprire Google Maps per trovare automobili parcheggiate su marciapiedi e corsie ciclabili.
Dai che magari nella “mia” Varese le cose vanno meglio, mi sono detto. E invece eccomi qui, Google Maps (foto d’apertura) non perdona neanche la città giardino. E in effetti è esperienza quotidiana, povero me illuso.
Siamo vittime del “è solo un attimo” e del “ma sto lavorando”, come se la legge avesse deroghe. Cose già scritte.
Però fate un esperimento: cercate le ciclabili che conoscete delle vostre zone e raccontate, se vi va, com’è la situazione della vostra zona. Segnalate pure se, vivaddio, non trovate automobili parcheggiate sulle ciclabili su Google Maps (o su qualsiasi servizio similare che vorrete). Segnalate nei commenti o sui social (ma taggateci, così vi leggiamo).
Ovviamente nessun valore statistico, né nel primo che nel secondo caso. Ma almeno ci illuderemo un po’. Forse.