Sono così corti i velodromi moderni che le curve sembrano ancora più inclinate, che poi è questione di costruzione, nemmeno di lunghezza. Provata a fare una passeggiata all’interno del Vigorelli, a Milano, chiedete il permesso, intanto a piedi, che girare in pista con una bicicletta qualsiasi fa paura la prima volta. Ma intanto sentire le vibrazioni. Al Vigorelli ci sono quelle della storia, ma pure se non ne sapete niente e vedete un velodromo per la prima volta ne resterete comunque colpiti. Come la prima volta che si sale su un aereo e ci si avvicina a quei motori imponenti, a quella massa che, di lì a poco, porterà ad attraversare il cielo, più vicini alle stelle.
Fanno paura le curve, vengono giù in una maniera che appare illogica. Guardatele da vicino, ma come si fa a passarci con una bicicletta? Sembra di essere al circo, non scherziamo.
Sarà questa sensazione strana, ma vederci andare su le biciclette, in una gara, ha un sapore completamente diverso che vedere una corsa su strada. Se la pista è di legno, poi, ne sentirete il respiro e il battito del cuore. No, non ci siamo fatti prendere la mano, è proprio così. Il legno si muove, non è impassibile come il cemento. Quando passano le ruote, schiacciate dal peso del ciclista e dalla forza centrifuga fa un rumore, amplifica il fruscio delle ruote, lo trasforma in una potenza che si può respirare.
A leggerle sul giornale, le gare su pista, sembrano una roba da criceti, lì, a girare, inanellando centinaia di giri in un percorso sempre uguale. Sembrano l’antitesi del ciclismo che, per definizione, porta a esplorare.
Eppure, c’è da diventarci matti.
Non è un caso che l’UCI Track Champions League abbia successo e la finale, a Londra, abbia registrato giornate di tutto esaurito.
Già, dal nostro banco in fondo alla classe del ciclismo qui, dall’Italia, sembra parlare di un altro mondo. Sono così lontane le prime file che la cattedra neanche si vede. E mentre litighiamo per un velodromo che si cerca di costruire, tra liti e dispetti e un altro ufficialmente inagibile e riservato a pochi e, si dice, qualche raccomandato, altrove fanno il pieno di ciclismo e tornano a casa emozionati più che a un concerto.
A Londra si sono svolte le ultime due tappe di questa Champions League composta da cinque round su pista, 72 corridori in totale equamente divisi tra maschi e femmine a loro volta divisi perfettamente tra potenza e resistenza, gare di durata e di velocità. I premi in denaro sono uguali per tutti, così come lo spettacolo che fanno.
Pensate solo a:
- 2,295 watts in the Sprint final
- 2,135 watts in the Sprint first round
- 2,122 watts in the Keirin final
Se avete a portata di mano uno strumento che misura la potenza, in palestra (tanto più sulla vostra bicicletta) sapete di che potenze mostruose stiamo parlando).
Numeri che fanno paura e che hanno fatto scricchiolare la pista col pubblico che se li vedeva sfrecciare sotto al naso sul rettilineo o sulle curve. Quelle curve che quando ti affacci dalla balaustra, dagli spalti, è come guardare giù dal secondo piano, altro che salirci in bicicletta.
I biglietti sono ricercatissimi, come scritto, è roba da tutto esaurito e ci sono anche gli sponsor importanti, da Warner Bros ad Amazon.
Galleria fotografica
Per chi volesse saperne di più e guardare qualche gara sul canale Youtube dell’organizzazione, ecco il link: https://www.ucitrackchampionsleague.com