La bicicletta diventa sempre più elettronica e non ce ne vogliano i “romantici” della bicicletta, quelli che la due ruote a pedali deve rimanere un mezzo di locomozione totalmente governato e gestito dalla componente muscolare umana, quelli che è solo il corpo che deve dare anima e brio a un dispositivo meccanico. No, la bici, oggi, è sempre più intrisa di una componente elettrica ed elettronica.
E non ci riferiamo tanto alle e-bike, quanto principalmente a mezzi che rimangono a trazione al cento per cento muscolare, ma che sono sempre più concepiti con un’architettura elettronica più o meno integrata che, giusto per fare degli esempi, governa in corsa la gestione della trasmissione, delle sospensioni, della frenata e addirittura della pressione degli pneumatici.
Qualche tempo fa in questo articolo datato dicembre 2020 avevamo tratteggiato le caratteristiche di una bicicletta “del futuro”, che in realtà a quella data era già realtà…
Quale evoluzione elettronica?
Oggi, marzo 2024, la situazione di fatto è decisamente più evoluta. E se, come è vero, l’evoluzione tecnologica ha generalmente una progressione non lineare ma esponenziale, è lecito attendersi che nei prossimi anni la bicicletta sarà sempre più un mezzo che integra meccanica ed elettronica.
In senso meramente cronologico, l’esempio più recente è quello di RockShox, che con il suo Flight Attendant ha commercializzato un dispositivo in grado di “leggere” lo stile di guida del rider, impostare di conseguenza il comportamento delle sospensioni, regolandole in modo adattivo sia in base al terreno su cui si sta viaggiando, sia in base al comportamento di chi è alla guida.
La tecnologia Flight Attendant è specifica per il fuoristrada, è tra l’altro un’estensione e un affinamento in senso “XC” di un’architettura già lanciata qualche stagione fa in ambito di trail biking; altro non è che una modalità che, attraverso moduli e sensori integrati, riesce a interpretare informazioni multiple prodotte in merito alla velocità di percorrenza, alla cadenza e alla forza applicata sulle pedivelle; e di conseguenza produrre azioni automatiche e concrete che modificano la curva di compressione delle sospensioni.
Se poi ci volessimo spostare dal mondo delle sospensioni pure a quello delle trasmissioni il primo costruttore da chiamare in causa sarebbe Shimano, e se è così è quanto mento per un discorso cronologico: la Casa giapponese è stata la prima, nel lontano 2008, a introdurre su larga scala il suo paradigma di gestione elettronica della trasmissione chiamato Di2, e farlo nell'”olimpo” delle bici da corsa dei grandi corridori; assieme all’introduzione del sistema Di2 sono apparse anche nuove funzionalità di cambiate elettroniche sincronizzate; negli anni a seguire Shimano è stato tra i primi “big-player” a credere e investire nel mondo e-bike, e farlo con motori che rispetto a tanti altri fossero dotati di firmware in grado di assicurare grande sensibilità rispetto alla destinazione d’uso per cui erano nati (in particolare l’off.-road); era solo il primo passo di un percorso che è poi proseguito lo scorso anno, nel 2023, quando Shimano ha introdotto nel mondo delle e-mtb una piattaforma di motori che dosano in maniera intelligente una servoassistenza la cui interazione con la trasmissione permette di attivare un vero e proprio sistema di cambiata automatica, senza l’intervento del rider.
Fin qui la realtà dei fatti, che volendo guardare oltre lascia intendere futuri ancor più ambizioni: cosa dire, ad esempio, di quel brevetto sempre siglato “Shimano “relativo a un dispositivo “intelligente” di gestione delle sospensioni?
Ne avevamo parlato qui: si tratterebbe in sintesi di un dispositivo che, attraverso un modello di apprendimento addestrabile per mezzo dei comportamenti di guida ripetuti nel tempo dall’utente, sarebbe in grado di “imparare” le abitudini di quest’ultimo, riuscendo poi a riproporre determinati schemi di funzionamento al ripresentarsi di condizioni analoghe di guida e di fondo stradale.
Intelligenza artificiale e bicicletta
Come avevamo già detto in passato, si tratterebbe a tutti gli effetti di una applicazione della intelligenza artificiale nell’ambito dell’industria della bicicletta, applicazione che ancora una volta fa perno su una integrazione sempre più fitta e importante tra le componenti meccaniche ed elettroniche di una bicicletta.
Appunto, l’“integrazione e l’interconnessione elettronica tra le componenti” è a tutti gli effetti ciò che nelle ultime stagioni ha fatto fare il salto di qualità a piattaforme tecnologiche già acquisite, ma che in questo modo hanno potuto dialogare in modo più fine ed accurato, per – come dicono spesso i produttori – migliorare l’esperienza di guida del ciclista.
E qui sta il punto che tanti ciclisti faticano a digerire, ma che anche le Case costruttrici hanno talvolta difficoltà a tradurre in azioni produttive concrete.
Iniziamo da questo secondo aspetto: in uno scenario come quello attuale ad essere favoriti sono i big brand della bike-industry, quelli che operano nella progettazione e commercializzazioni di più parti della bicicletta, che siano queste le parti trasmissione, le sospensioni, le componenti di guida o di sella e perché no anche i telai. Parlando in termini commerciali ma anche funzionali l’integrazione delle componenti è stata la chiave vincente della bike industry degli ultimi venti anni; e con l’integrazione sempre più fitta tra meccanica ed elettronica questo connubio diventa ancor più stretto ed importante, ne siamo certi.
Ma torniamo all’utente finale, al singolo utilizzatore della bicicletta: quel che oggi è certo è che, a prescindere dalla tecnologia in gioco, la componente elettronica presente sulle biciclette per forza di cose obbliga a rivedere il nostro approccio verso le stesse, ad assecondare funzionalità nuove per scoprire in fondo un modo di riding che sarà migliore solo se questa tecnologia la si accoglie e soprattutto la si riesce a governare correttamente. Perché sistemi del genere richiedono applicazione, richiedono tempo e richiedono assoluta precisione affinché si riesca a fruire in fondo di tutte le loro funzionalità e operatività. Aggiungiamo che sistemi del genere richiedono attenzioni e sensibilità diverse anche rispetto agli aspetti di cura e manutenzione di dispositivi non più meccanici, ma prettamente elettromeccanici.
Ma solo e soltanto questo è il passo da fare per aumentare davvero la qualità di un andare in bici dove la cosa più sbagliata che si possa fare è pensare che l’elettronica abbia sopraffatto la bellezza “classica” del pedalare, che la tecnologia abbia spodestato l’uomo dall’essere primo attore pedalare.
È esattamente il contrario: è il bagaglio elettronico della bicicletta dei nostri tempi che è lì al nostro servizio per migliorare l’esperienza di guida.
Siete tra quelli che pensano che le biciclette diventano sempre più “maledettamente” complesse? Siete tra quelli “che le bici diventano più complicate delle automobili”? Si potrebbe dire che questo è il prezzo da pagare sull’altare di funzionalità sempre più precise e di un’esperienza di guida sempre migliore, ma si potrebbe anche dire che questo è anche il piacere di governare e gestire macchine complesse, che in quanto tali richiedono più attenzioni rispetto a quelle di una volta e che in quanto tali non possono non avere prezzi importanti.
Ma questo è ancora un altro discorso, che magari affronteremo in un’altra occasione.
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