29 apr 2012 – Mark è nato e vive ad Amsterdam. La vacanza a Roma l’aveva programmata da tempo ed oggi si è trovato in una giornata bollente di sole a spasso per i Fori Imperiali a Roma. Si guarda intorno, è abituato alle biciclette e a vederne tante. Ma capisce che qui c’è qualcosa di più: «Possibile che a Roma ci siano più biciclette che a casa mia?»
Sono a perdita d’occhio i ciclisti nella capitale in questo sabato di fine aprile. Da Piazza Venezia al Colosseo, da non vederne la fine. Tutti in bici, tanti con le magliette che parlano di biciclette.
È l’evento #Salvaiciclisti, voluto dal tam tam della rete, cresciuto in maniera incontenibile tanto che neppure la Questura ha potuto più dire di no alle richieste insistenti e da più parti. Anche al sindaco Alemanno la cosa è piaciuta e ne ha intuito la portata. Le biciclette non devono fare paura. E i ciclisti non sono individui pericolosi, ma troppo spesso vittime, più di trecento l’anno, di un traffico che cerca di non considerarli nell’illusione che muoversi in automobile, in città, sia più rapido che su due ruote.
«E non è affatto così. Le velocità medie delle automobili, in città, sono inferiori a quelle di chi pedala» spiega Paolo Bellino. Sui social network lo potete trovare col nickname “rotafixa”, sinonimo della sua passione. È lui che si è fatto carico delle voci della rete e di insistere con la Questura fino alla concessione di due ore per un sit in dimostrativo a via dei Fori Imperiali. Sit in, sì, perché una manifestazione non si può fare con i veicoli. E le bici, in questo caso, vengono riconosciute come tali. Tutti fermi, quindi, con un flash mob che vorrebbe sdraiati a terra, alle 16.15, tutti i partecipanti. Qualcuno ci riesce, qualcuno no. Troppa gente presente e non c’è spazio per stare sdraiati. Un tappeto umano e meccanico di ciclisti. Anzi no, di “cittadini che pedalano” come ci tengono a sottolineare i portavoce di #Salvaiciclisti. Che infatti non chiedono niente più che rispetto. E basterebbero le regole del codice della strada (ancora prima delle zone 30 km/h e delle piste ciclabili) per ridurre drasticamente il numero degli incidenti.
Tutti lì, a chiedere la stessa cosa, grandi e piccolini e senza bandiera politica, come avevano chiesto, giustamente, i promotori dell’iniziativa. La sicurezza sui pedali non deve essere di un partito, né deve avere il cappello di qualcuno che pure voleva mettergli. E la forza della rete ha avuto il sopravvento. Un segnale importante anche per il futuro.
E ora che si fa?
Anche i più scettici lo avranno capito: chi va in bici non è nemico di nessuno. E chiedere sicurezza è solo legittimo. Gli uomini della Polizia mandati d’ufficio dove c’è una manifestazione si sono goduti la bella giornata. Magari chiacchierando con i loro colleghi della Municipale in divisa e bicicletta d’ordinanza.
Pedalare fa bene a tutti. Anche all’umore.
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Per chi ne volesse sapere di più, ecco il sito dell’iniziativa: www.salvaiciclisti.it
Guido P. Rubino