Alla crono di Desenzano ha colpito la scelta del ritmo di pedalata di Thomas. Nella crono di Perugia era lento, quasi appesantito, e forse non era nella sua giornata migliore. Nella crono di Desenzano ha dimostrato che il suo ritmo di pedalata piuttosto lento, intorno alle 85 pedalate al minuto, era voluto e calcolato. È particolare, un po’ perché ha usato pedivelle più corte rispetto ai materiali che si usavano anni fa, e quindi, teoricamente, con pedivelle più corte è più facile alzare il ritmo. Invece, i cronoman di una volta, nonostante le pedivelle lunghe, mantenevano un ritmo di pedalata superiore. Penso, ad esempio, alle famose 104 pedalate al minuto calcolate da Moser come ritmo più efficace per il record dell’ora, o comunque a Miguel Indurain che manteneva sempre cadenze intorno alle 100 pedalate al minuto. Tralasciamo le 120 pedalate medie di Lance Armstrong nelle crono, totalmente fuori portata per gli umani.
Un ritmo più lento, comunque funzionale
Thomas invece ha scelto una strada diversa, quasi da triatleta, nonostante, appunto, le pedivelle corte. Diversa anche – e soprattutto – dai suoi rivali attuali: Pogacar è sempre rimasto tra le 95 e le 100 pedalate al minuto. Soprattutto, lo sloveno è stato molto attento a mantenere costanti le sue pedalate. Non ha esitato a scalare un rapporto quando incontrava un falso piano. È rimasto molto concentrato sul suo numero di pedalate.
Ancora più agili Ganna e Martinez, che hanno sprintato in agilità all’arrivo, aumentando il numero di pedalate anziché scalare di rapporto e dare tutto. Segno che, a prescindere dal risultato, entrambi sono arrivati freschi, in spinta, ancora con energie da dare. In particolare, il colombiano è sempre stato sopra le 100 pedalate al minuto per tutta la durata della prova, con una bella pedalata sciolta ed efficace. Ganna e Martinez, nonostante le evidenti differenze fisiche, sono anche accomunati da una guida bella, fluida e aggressiva sulla bici da crono. Meno bello Thomas, che come sempre non disegna traiettorie fantastiche, e nemmeno Pogacar, che seppur non male, non avvicina la fluidità e l’aggressività delle traiettorie di Martinez e del suo spostamento del peso fra interno ed esterno a seconda della curva, segno di grande capacità, mobilità e ricerca della perfezione nel limare ogni mezzo secondo possibile.
A ognuno il suo passo
La scelta del numero delle pedalate è decisiva per il risultato, ma è una scelta personalizzata e rapportata all’atleta. E visto che il risultato è stato ottimo per tutti quelli menzionati qui, è evidente che hanno lavorato tutti alla perfezione nell’individuare il proprio ritmo di pedalata più efficace. Non c’è una strada sbagliata o peggiore, ma semplicemente le caratteristiche fisiche individuali richiedevano questo tipo di approccio.
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