10 dic 2015 – C’era un drago con sette teste, ucciso da un contadino con cani di mille virtù, poi le ragazze del paese che supplicavano “Sant’Antonio miracoloso, mandàme un bel moróso!” invece di pensare che fosse sano spiritualmente, come voleva il parroco. Insieme a questi, altri mille racconti che si tramandano nelle stradine del Polesine, quella zona dove il Po si congiunge all’Adriatico e disegna curve e argini secondo i capricci delle correnti.
Viene voglia di pedalarci su in quelle strade strette, asfaltate e con poche buche che tanto non c’è fretta. Sono gli argini che proteggono dalle acque, dove la terra è più bassa del mare e si dice che i pesci nuotino più in alto di quanto volino gli uccelli. Un evolversi continuo fino a un po’ di anni fa. Oggi il fiume non porta più i detriti di una volta, quando la terra si comprava insieme a “tre onde” quelle che di lì a poco sarebbero, a loro volta, diventate terra per risaia e con l’acqua dolce si sarebbe lavato via il sale fino a rendere il terreno coltivabile.
Pedalando sull’argine sembra di vederli gli anziani che educano i più giovani raccontandogli le storie mentre la storia, attorno, scorreva più lentamente che altrove.
È tutto piatto qui, ma c’è da pedalare parecchio. I percorsi sono affascinanti e c’è da ammirare falchi e poiane a caccia anche loro assieme ai pescatori che riforniscono i ristoranti (ottimi) della zona.
A contarli sono più di 400 i chilometri da fare in bici come si preferisce, dalle biciclette da corsa a quelle a pedalata assistita, da Porto Tolle alla Sacca degli Scardovari dove si può andare a vedere come vengono raccolte le cozze quando i pescatori vanno a lavorarle sulle piccole palafitte attrezzate. Si pedala lungo i sei bracci del fiume che vanno verso il mare esplorando tutto il Parco del Delta del Po, dalle sue origini agli insediamenti umani. Tutto da esplorare e scoprire nel Museo della Bonifica, dove è stata costruita la prima idrovora a partire dal 1900. Una costruzione imponente e all’avanguardia per l’epoca per tecnologia ed efficacia.
Alternare bicicletta e battello è un’altra soluzione per un turismo diverso e tranquillo. Vale la pena farci un salto e magari tornarci in stagioni diverse. Perché il Delta del Po è come un libro da sfogliare e ogni stagione ha i suoi colori e costruisce suggestioni diverse. Intanto si può partire dal sito del parco: www.parcodeltapo.org/
Galleria fotografica
Guido P. Rubino
I riferimenti alle storie sono tratti dal volume “Fòle e filò” di Chiara Crepaldi (Minelliana, 1986)