Si poteva correre la tappa della Tirreno Adriatico annullata per neve? Sguardi imbarazzati tra gli addetti ai lavori: chi ha visto la strada non ha visto neve, anche a dispetto della foto che preannunciava parecchio disagio diffusa ieri (che vi mostriamo in apertura) nel comunicato stampa che annunciava l’annullamento. Le previsioni, in effetti, non annunciavano situazioni drammatiche, ma gli organizzatori hanno preferito scegliere la via della prudenza. Bene? Male?
Col senno del poi sicuramente male: si poteva correre e non sarebbe stato peggio di altre volte in cui nessun corridore si è lamentato. Ma le decisioni bisogna prenderle prima e alcune situazioni che si sono create in passato fanno andare gli organizzatori verso la prudenza.
Peccato, perché la tappa prevista per domenica 13 marzo 2016 era proprio quella decisiva. Il percorso avrebbe portato i corridori da Foligno a Monte San Vicino, per 176 chilometri e con abbastanza salita da lasciar immaginare un bel po’ di battaglia da parte di Nibali che non nascondeva di puntare alla vittoria.
Peccato ancora di più perché tanta prudenza ha portato addirittura ad annunciare l’annullamento della tappa con un giorno di anticipo. Mauro Vegni, il responsabile della corsa, ha dichiarato a Gazzetta.it che non sarebbe stato possibile un piano B (passaggio su un’altra salita), perché le previsioni meteo erano analoghe per tutta la zona. Nemmeno il piano C avrebbe avuto senso (tappa pianeggiante ai piedi delle salite), perché “non avrebbe avuto senso tecnico”. Meglio stare comodamente al calduccio insomma.
Anche perché Paolo Slongo, preparatore di Nibali, ha deciso di andare comunque a vedere la situazione della strada ed ha trovato un percorso perfettamente fattibile (come ha raccontato anche ai microfoni di Ultimo Chilometro, la trasmissione radio di Carlo Gugliotta). Ha anche postato un video ripreso dallo stesso Nibali sul suo profilo twitter:
Ricognizione effettuata da @SlongoPaolo pic.twitter.com/3aHr3993X4
— Vincenzo Nibali (@vincenzonibali) 13 marzo 2016
Peccato che, in tutte queste considerazioni si sia dimenticato che il ciclismo è fatto anche di qualche difficoltà meteo. Ovviamente senza far correre alcun rischio ai corridori (ma ci sarebbe stato tempo di annullare la tappa nel giorno stesso – una volta verificata davvero la situazione difficile) che comunque hanno a disposizione materiali tecnici moderni per affrontare davvero qualsiasi condizione meteorologica. Già nel 1988, in effetti, i velocisti arrivarono nemmeno troppo provati alla fine della tappa del Gavia. Loro si erano fermati a vestirsi per bene alle ammiraglie. Ma quella tappa è rimasta nella storia del ciclismo e chi vi partecipò ne va tutt’ora fiero. O no?
GR