Un soffio, è bastato un soffio e Bardet e van der Broek si sono giocati la maglia gialla che, da compagni di squadra, è andata al signor capitano Romain Bardet. Dopo la gialla del 2021 di Alaphilippe ecco un altro francese, lui al passo d’addio al Tour de France.
Pogacar, per mettere in chiaro le cose, è arrivato quarto.
Se il Giro d’Italia finisce troppo presto, che fa ancora freddo e le Alpi sono sommerse di neve, questo Tour de France è iniziato in un finale di giugno che sembra luglio inoltrato e non stupirebbe se fosse agosto.
Parliamo di temperature, ovviamente, che hanno preso i corridori un po’ in difetto di acclimatazione e con tantissima acqua da chiedere.
Intanto la prima fuga, segnamo sul taccuino, è riuscita a scappare via a 188 chilometri dall’arrivo della prima tappa.
Cavendish che fatica
Se davanti si è andati all’attacco subito per la maglia a pois degli scalatori, prima ancora della gialla che si giocherà alla fine, dietro si è iniziato il calvario di Cavendish lungo tutti i sette gran premi della montagna disseminati tra Firenze e Rimini. Lo abbiamo visto staccarsi subito, sulle prime rampe del Valico Tre Faggi e arrivare addirittura a dare di stomaco. Un Tour iniziato subito dal lato dell’eroe.
E cosa vuoi fare se il tuo capitano sta male nella prima salita della prima tappa della corsa più importante dell’anno?
Solo una cosa: gli stai vicino con un occhio al tempo massimo, non sai neanche che davanti ci sono parecchi colleghi nelle retrovie che fanno le salite di giornata sbattendo la testa qua e di là, come fa chi è stanco che manco fosse all’ultima tappa e perdendo le ruote del gruppo. Un buio morale e impietoso che ha coinvolto, per contratto e pietà, i compagni di squadra di Cavendish.
Salite a raffica. Non saranno le Alpi e nemmeno i Pirenei ma l’Italia offre tappe difficili solo a volerlo e il Tour ha imparato bene. Davanti, alla fine dell’ultima salita, erano rimasti van den Broek, in fuga mattutina, e Bardet, compagno di squadra in DSM. Che fenomeno quel ragazzino di 22 anni, Bardet faceva fatica a dagli il cambio.
Destino segnato, comunque. Che al netto di maledetti e peccatori delle retrovie, il gruppo ha fatto il suo lavoro chirurgico per andare a riprenderli al momento giusto, ma c’è mancato un soffio. Non hanno calcolato quel fenomeno di Frank Van der Broek.
Classifica di tappa (e generale)
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