A Oropa era già successo tutto, così ci era sembrato un quarto di secolo fa. Oggi tutto può succedere. Sono passati 25 anni da quando Marco Pantani ci aveva detto che quel Giro d’Italia sarebbe stato suo. In quel 30 maggio 1999 il Giro preludeva a un finale che sembrava scontato, oggi siamo appena all’inizio e, dal punto di vista agonistico, ci illudiamo che non sia così ovvio.
A Oropa Pantani aveva detto che a lui non la si faceva e quella caduta di catena che lo appiedò, gli diede più forza di quella che forse avrebbe profuso nel finale di quella tappa. Recuperò, stacco tutti, presa di petto la corsa. Niente bandana, solo il pirata a strappare tappa e classifica. Da quel momento in poi non l’avrebbe più mollata, almeno sulla strada. Marco Pantani avrebbe vinto altre due tappe prima di essere sbattuto via per la vicenda più controversa della storia del ciclismo.
Ecco, oggi non parleremo di quella (se volete, approfondire, tra gli altri, vi consigliamo un libro molto interessante: guardate qui) ma di una poesia scritta in quella decina chilometri di salita, quella scritta da Marco Pantani con le gesta di un campione e recitata oggi da tantissimi tifosi che si sono sparpagliati in quel finale a ricordare il pirata.
A Pogacar non è caduta la catena, ma si è trovato alla base dalla salita con la ruota anteriore a terrae poi pure lui quando ha provato a curvare. Un attimo ed era già sulla bicicletta nuova passata dal meccanico.
Stavolta la UAE è parsa più solida di ieri e sincronizzata con Pogacar. Quando si è spostato Majka, a quattro chilometri e mezzo dal traguardo il capitano è partito secco e non ce n’è stata per nessuno.
La scivolata non lo ha intaccato per niente. Anzi, forse lo ha fatto più cattivo. Ricorda quasi qualcuno.
Pogacar, facile da dire, ha cantato Pantani nella poesia che meglio conosce, quella dei pedali.
Dietro, gambe scoppiate, hanno dovuto tirare il fiato al punto di farsi riprendere da quelli dietro. Dopo aver riordinato le idee si sono rimessi a pedalare, cercando di perdere il meno possibile, mentre Pogacar, davanti, dava l’idea di controllare e nemmeno spingere troppo.
Siamo già alla ricerca del secondo posto? O’Connor è stato l’ultimo a mollare lo sloveno. Per lui non è c’è stato recupero possibile al punto da perdere le ruote degli altri senza più controllo. Sul traguardo a 27 secondi sono arrivati Daniel Martinez e Geraint Thomas. Sembra un distacco normale, in realtà appare già incolmabile.
Il tempo di Pantani resiste
Sembrava la volta buona, ma il pirata ha resistito anche all’assalto di Pogacar. Il 17’04” di Pantani non è stato scalfito da Tadej Pogacar che ha fatto segnare 17’30”, quindi non è andato più forte di Marco Pantani. L’impressione, però, è che non abbia voluto affondare il colpo.
ORDINE D’ARRIVO
1 – Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) – 161 km in 3h54’20”, media di 41.223 km/h
2 – Daniel Felipe Martinez (Bora – Hansgrohe) a 27″
3 – Geraint Thomas (Ineos Grenadiers) s.t.
CLASSIFICA GENERALE
1 – Tadej Pogacar (UAE Team Emirates)
2 – Geraint Thomas (Ineos Grenadiers) a 45″
3 – Daniel Felipe Martinez (Bora – Hansgrohe) s.t.
LE MAGLIE UFFICIALI
Le Maglie di leader del Giro d’Italia sono disegnate e realizzate da CASTELLI.
- Maglia Rosa, leader della Classifica Generale, sponsorizzata da Enel – Tadej Pogacar (UAE Team Emirates)
- Maglia Ciclamino, leader della Classifica a Punti, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e ITA Italian Trade Agency – Filippo Fiorelli (VF Group-Bardiani CSF-Faizanè)
- Maglia Azzurra, leader del Gran Premio della Montagna, sponsorizzata da Banca Mediolanum – Tadej Pogacar (UAE Team Emirates)
- Maglia Bianca, leader della Classifica Giovani, nati dopo il 01/01/1999, sponsorizzata da Eataly – Cian Uijtdebroeks (Team Visma | Lease a Bike)
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