L’occasione c’era, e di tutto rispetto: il Trofeo ciclistico Piva (A.C. Col San Martino, www.accolsanmartino.it). Questa è infatti una manifestazione antica e prestigiosa, arrivata quest’anno alla sua 75 esima edizione. La gara, dedicata agli under 23 con partenza e arrivo da Col San Martino ha un percorso che si snoda tra le colline del Prosecco Patrimonio dell’Unesco attraverso i comuni di Farra di Soligo, Valdobbiadene, Miane e Vidor. Il percorso, molto selettivo, comprende la storica salita di Combai e dal 2019 la Riva di San Vigilio, uno strappo di 600m con punte di pendenza fino al 22% in un circuito da ripetere ben 7 volte.
Quale miglior occasione da cogliere al volo per dedicare un intero weekend alla scoperta delle terre “del Valdobbiadene”?
Ciclismo, bellezza e vino: un connubio perfetto
Su e giù dalle “rive” dalle pendenze impossibili, e su e giù dai picchi zuccherini di Dry e Extra dry, Brut e Extra Brut. Pedalare e degustare. Pedalare e assaporare. E ogni tanto fermarsi a ammirare. È l’ensemble che ha reso questi posti Patrimonio dell’Umanità Unesco. Ed è ben meritato, in un modo tutto speciale. Sono terre queste, rustiche e vere, dove ogni “riva” costa fatica di mani e gambe, cuore e polmoni. Per noi ciclisti, certo, che andiamo a cercarci passaggi estremi nei boschi in piedi, o a percorrere le salite famose del Trofeo, come il Combai o il San Vigilio, facendoci belli con il motore delle nostre mountain bike, senza il quale non avremmo fatto un metro di quelle salite, tutte con pendenze a due cifre; ma soprattutto costa fatica per chi queste rive lavora solo a mano inerpicandosi, gerle in spalla per strappare loro acino dopo acino tutto ciò che serve a regalarci piccole bollicine di paradiso.
Decisamente, questo è un Veneto diverso da quello sontuoso e monumentale di Venezia e delle Ville antiche sull’argine dei fiumi, di artefatti delicati e nobiltà.
Le vigne eroiche
Qui la nobiltà che si celebra è quella del lavoro duro, e il vero patrimonio sono le persone, blasonate dalle mani nodose e dalle guance arrossate dal sole e dal freddo. Come nobili sono l’amore e la passione con cui si prendono cura delle loro terre e dei loro vigneti.
E così, passiamo pedalando (che il movimento toglie il senso di colpa alle libagioni) da una cantina all’altra. Grandi o piccole, a volte medie, ma tutte ugualmente eccellenti. Sarà perché qui non c’è come nel resto d’Italia quella rivalità che regna anche tra vicini o addirittura tra parenti – l’infestante “campanile” – no, qui sono solidali, fanno tifo l’uno per l’altro, e a volta fanno rete, o cooperativa. È il caso di Val d’Oca, www.valdoca.com la prima cantina che visitiamo per un light lunch (c’era scritto così, ma voi non credeteci), e che raccoglie il prodotto di più famiglie e vigneti.
E poi, appare l’Abbazia di Santa Bona
E quando meno te lo aspetti, ecco che appare, come una principessa perduta nei boschi, adagiata con squisita eleganza in una radura sul Piave, la bella Abbazia di Santa Bona, che sembra svettare in un delizioso contrasto dalla spartana ruralità circostante.
Ci accoglie l’attuale proprietario, la cui famiglia la abita, un “conte – oste” come si definisce, che con passione e capacità istrioniche ci racconta tutto senza soluzione di continuità, passando dalle origini ai tempi delle crociate, e forse chissà anche antecendenti, ai progetti per il futuro: un’accoglienza luxury nell’ Abbazia stessa e il progetto di una casa più capiente accanto, per ospitare, udite udite, moltitudini di cicloturisti, che avranno a disposizione un parco bici di tutto rispetto. Noi memorizziamo e mettiamo via per il prossimo viaggio.
Serre www.proseccoserre.com; invece ci aspetta sulla strada del ritorno, alla fine di del nostro giro in bici, momento perfetto per una degustazione con merenda. Il locale appena aperto è l’ideale per i ciclisti di passaggio: arredato con gusto e design a tema vino, ci offre flute della loro miglior produzione con prodotti di norcineria artigianale a cui facciamo decisamente onore, nonché l’emozionante racconto di una conduzione famigliare eroica almeno quanto queste vigne attraverso un bellissimo video che mostra l’intera filiera compiuta a mano, come un rito che vede coinvolte generazioni lontane molti lustri in un processo quasi rituale e faticosissimo.
Il titolare ci dà l’idea della differenza tra vigne eroiche e di pianura con le ore lavoro per ettaro: 80 – 90 giù, 800-900 qui.
Mentre da Ronfini www.ronfini.com arriviamo di sera, giusto in tempo per una degustazione molto interessante e a seguire una cena davvero casalinga, cucinata dalla moglie con gli ingredienti di qui come se fossimo amici invitati a casa loro. E infatti, proprio così ci sentiamo. La sera, a riprova che il prosecco di qualità come quello che abbiamo bevuto oggi (durante tutto il giorno ndn) non dà postumi, dormiamo come bambini a Villa Panigai, un agriturismo in una villa ottocentesca lasciata intatta, ricca di charme e cimeli antichi, delabrè il giusto. www.agriturismovillapanigai.com
La mattina dopo, la degustazione da Rivagranda www.proseccorivagranda.it ci coglie di sorpresa: nonostante ormai abbiamo acquisito un certo allenamento, non eravamo preparati a bere alle 10,30…per fortuna c’erano anche qui salumi e formaggi a “tamponare” il prosecco, che nonostante l’ora, va giù che è un piacere, in una “casa di campagna” con vista sulle vigne sotto un sole sempre meno timido.
Finito? Macché
Infatti, mentre ci prepariamo psicologicamente alla partenza del Trofeo Piva, ci scappa un pranzo nelle sale che ospitano la Mostra del Prosecco Valdobbiadene DOCG dove gustiamo un’ottima grigliata accompagnata, volendo, anche da prosecco rosso, mai provato prima. La mostra fa parte dell’iniziativa Primavera del Prosecco www.primaveradelprosecco.it., che dura da marzo a giugno e celebrerà con molteplici eventi tra cui 16 degustazioni, il prosecco e più in generale l’enogastronomia locale, e il territorio con giri in bici per tutti i gusti e tutte le gambe.
Il momento della partenza
Con grande eccitazione aspettiamo la partenza, in un clima di festa, con una gran folla assiepata ai bordi della strada per fare tifo, e il sole che sembra uscito apposta per seguire i ragazzi nella gara. È bellissimo vedere tutti quei giovani schierati per una prova difficile e faticosissima, da cui, si dice, usciranno i campioni di domani.
Ciclismo e vino
E per finire in bontà, tra la partenza e l’arrivo, inganniamo il tempo con una visita alla cantina Andreola www.andreola.eu. per un’ultima degustazione, e una vista che dalla terrazza spazia su tutte le rive, che sembra di poterle toccare.
E così, pieni di bollicine di felicità, ce ne torniamo alla nostra vita, arricchiti dalla scoperta di un Veneto diverso e bellissimo, ricco come uno scrigno di tesori, e con la conferma che il ciclismo e il vino di qualità sono l’accoppiata perfetta per esaltare le doti di un territorio, e anche di un certo tipo di turismo, fatto di sapori, profumi, luci. Muscoli e fiato. Occhi e testa. E che a noi personalmente piace da pazzi.
Dove abbiamo pedalato
le fotografie di questo ariticolo sono di Anna Presti
>>> Veneto da scoprire: Delta del Po