Pedalare nel delta del Po è cosa naturale come leggere un libro in un fine settimana tranquillo. C’ero già stato da queste parti, senza fretta, come si addice allo scorrere lento dei pedali, ma l’idea della “Waterways Experience” coinvolge perfettamente terra e acqua, fino ad arrivare a quella che poi diventa mare.
Siamo fatti un po’ anche dei riti che precedono qualsiasi nostra attività e allora quando si prepara un viaggio così, verso le vie dell’acqua sul bordo estremo, fino al mare, è bene prevedere un notes per gli appunti, la strada, poi suggerirà anche ai più pigri.
Di cose da scrivere se ne troveranno un bel po’ da queste parti e date retta: non accontentatevi di digitare sullo schermo di uno smartphone, nemmeno sulla tastiera di un computer, vale la pena tornare alla carta qui. L’elogio della lentezza parte dallo scorrere lento della penna sulla carta un po’ ruvida da far rumore, come le ruote delle biciclette affianco al fiume.
Slow Flow
Il Veneto è destinazione navigabile, il progetto lo hanno chiamato “Slow Flow” per fare l’occhiolino ai turisti stranieri ovviamente che, da queste parti, possono diventarci matti. Noi Italiani siamo fortunati, tanto più se, nel puntare a caso il dito sulla cartina geografica, si trovano queste zone come destinazione.
L’offerta turistica è varia, avevo un’idea del “bike & boat”, un po’ si pedala, un po’ si naviga, qui chi vuole può anche remare e pescare. Ma il minimo comun denominatore, manco a dirlo, è il cibo. Tra ristoranti, ville e castelli, sono 24 le imprese messe in rete dalla Waterways Experience se si sommano le diverse strutture tra operatori della navigazione fluviale e lagunare, tour operator, noleggi di biciclette, aziende e, ovviamente, strutture ricettive.
Si può arrivare qui armati solo di abbigliamento (e taccuino: non lasciatelo a casa!) e trovare tutto in loco, come mi è capitato in questo esempio di giri in bicicletta testimoniato rapidamente nella “mappa” di navigazione terrestre e nelle fotografie scattate strada facendo.
Ecco, oltre al notes vale la pena avere macchina fotografica, ma anche se usate “solo” un cellulare provate a trattarlo come una vecchia fotocamera a pellicola, col rullino che limitava per forza di cose gli scatti.
È il modo per percepire e non fare una pesca fotografica a strascico. La bicicletta aiuta, la lentezza è provvidenziale per notare i dettagli, cogliere quelli che ci porteremo a casa e ci faranno venire voglia di tornare.
Ho messo su Komoot i brevi tratti fatti in bicicletta. Un antipasto, giusto un assaggio di quel che si può fare nel tempo che si dilunga a piacimento.
Komoot
Il percorso di “assaggio” dei giri che si possono fare è in questa piccola raccolta di Komoot.
Con il gruppo di giornalisti siamo partiti da Ca’ Zen, a Taglio di Po, girando nei dintorni fino ad arrivare a Chioggia, passando per strade sterrate, ciclabili e battelli, piacevole intermezzo per chi non dovesse essere troppo preparato dal punto di vista atletico.
Ca Zen è uno di quei posti dove c’è un po’ di tutto, non certo unico, ma con l’accento inglese, come l’anziana proprietaria che lascia la figlia a gestire attività che vanno dai cavalli alla cena all’aperto con frotte di ragazzi che arrivano dai dintorni. Musica, sapori e un po’ di zanzare che qui non mancano mai ma ci si fa l’abitudine con spray e pomate che vengono serviti prima del pane sulla tavola.
Biciclette, ma è tutta pianura
“Da queste parti le corse si vincevano andando in fuga contro vento, la salita è inutile cercarla”.
Tra gli accompagnatori con l’accento musicale del tardo veneto c’è chi ha corso in bicicletta e ora guarda bonariamente i clienti che litigano un po’ con i pedali. Il cambio nemmeno servirebbe a dire il vero, al più una gravel, come quella che abbiamo scelto noi. In caso di dubbio c’è anche l’e-bike, ma anche i più pigri finiranno col terminare la giornata con la batteria quasi carica. Conviene più scaricare quella della macchina fotografica. Tra il ponte di barche a Santa Giulia e poi la Valle dei Fenicotteri c’è da aspettare la foto giusta da pescatori di immagini. Il sole che passa alto scende a colorare aria e riflessi. Preparatevi ad allungare il tempo del giro che vi eravate proposti, lasciare certe immagini lì sarebbe un peccato.
Basta portare scarpe e pedali per andare in giro in sella. La bicicletta è facile accordarsi per trovarla qui. Gli spunti sul dove andare ce li dà Komoot che ha già un discreto archivio di immagini per poter orientare le scelte. Come detto, niente aspettative altimetriche, più che altro si tratta di capire che tipo di strada. Ma c’è tanto piacevole sterrato.
Tra riso e lavanda chi adora i molluschi qui ci diventa matto. Pago pegno al mio difetto di non mangiare quasi niente di quel che è proviene dal mare. Confesso che mi viene quasi voglia di cambiare idea. Immagino abbia dubbi del genere un vegano in Val d’Orcia, ma anche per me non c’è da morir di fame da queste parti.
Ci sono le degustazioni di riso per recuperare e le aziende del territorio sono pronte a raccontarne il funzionamento. L’azienda agricola Moretto ha ne sa tutti i segreti, un assaggio vale la pena ma verrebbe voglia di fare scorta se non si fosse in bicicletta.
Più facile portare nello zaino o nelle sacche della gravel i ricordi del campo di lavanda di Cà Mello, si entra gratuitamente, c’è un cartello di attenti alle api, insetti che adorano la lavanda, ma è facile starne alla larga.
Chioggia
L’ultimo appuntamento è a Chioggia. In bicicletta si gira attorno alla Laguna del Lusenzo. Qui c’è chi ha avuto la bella idea di creare degli orti. Li chiamano nascosti, ma si può curiosare dietro ai cancelli. È il recupero di una tradizione, gli orti del clodiense oggi molto ricercati per i sapori intensi.
Chioggia è tutta lì. In bici ci si mette un attimo a girarla (un salto al mercato del pesce merita sicuramente), a piedi un po’ di più. Il tempo va un po’ più piano.
Sembra quasi essersi adattato alla bicicletta.
Galleria fotografica
Il progetto Slow Flow lo trovate sul sito www.slow-flow.it