19 gen 2017 – La notizia, riportata da TuttoBici, non è inaspettata. Per una squadra come l’Androni Sidermec il Giro d’Italia è un momento cruciale della stagione. Visibilità del marchio, degli sponsor, per i piccoli team italiani una vetrina fondamentale per la sopravvivenza.
Un ritiro annunciato, l’Androni era stata esclusa anche lo scorso anno dal Giro e il patron, Mario Androni, l’aveva detto: “se ci lasciano fuori un’altra volta lascio tutto”. Non dà la colpa a RCS, rispetta le scelte di tutti, ma prende – giustamente – le decisioni opportune per la sua azienda.
Qualche settimana fa era stata la Lampre a dire addio alle corse, il progetto cinese prima, quello arabo poi, non interessa all’azienda italiana che guarda avanti.
Resta l’amarezza di due grandi nomi che lasciano questo sport sottolineando lo stato di crisi del ciclismo italiano. Ognuno segue il suo tornaconto ma chi ha in mano un progetto come il Giro forse qualche domanda deve farsela. La responsabilità non è imputabile a un solo lato, ovviamente, ma forse, semplicemente, non c’è interesse a far andare le cose diversamente. Anche perché così ci sarà pure un guadagno nell’immediato, ma resta un investimento miope che alla lunga non promette bene, se non ai dirigenti che devono fare bella figura ora.
RC
Se in Italia a il centenario si lasciano fuori le italiane migliori allora è giusto che gli sponsor italiani guardino altri orizzonti così….termina il ciclismo..italiano….mi dispiace vedere la federazione italiana…una volta mq ridotta così.
Per l’Androni mi dispiace, ma per i mestieranti boriosi come Gianni Savio no. Sarei contento di vederlo più nell’ambiente. E spero che la Rai non gli lanci un’àncora. Non abbiamo bisogno del ciclismo di personaggi di così basso profilo.
Per quanto riguarda il team Androni, avrebbe dovuto affidarsi ad un vero team manager, meno narcisista e più pragmatico, ed avrebbe dovuto allestire un organico competitivo. Andando a raccattare i primi corridori che si trovano, pagando magari quattro euros, non si può arrivare lontano. E l’esclusione dal Giro, giustissima e indiscutibile, è la logica conseguenza per una squadretta di infimo livello e priva di personalità.
Un giudizio troppo duro caro lupo ululante… dai. Savio è una persona gentile ed educata e non pensiamo meriti questo giudizio così duro.
Mi dispiace, ho scritto ciò che penso. Non metto in discussione la gentilezza e il modo di porsi del signor Savio, ma sono passaggi obbligati per chi cerca di guadagnare visibilità sui media. Se si ponesse come maleducato e scontroso non otterrebbe gli stessi spazi, specie in tv. In ogni caso la gentilezza e la buona educazione non devono essere un ostacolo per la critica. Un personaggio pubblico va giudicato anche e soprattutto per i contenuti, non certo e non solo per il modo di apparire, che non è comunque oggetto, in questo caso, della mia disapprovazione e tantomeno della mia condanna. Dovendo essere concreto e pragmatico, e giudicando con i miei occhi, non già con quelli della Rai e dei media compiacenti e spesso asserviti, giudico decisamente anonima e grigia la presenza, benché pluriennale, del signor Savio nel mondo del ciclismo professionista. Tanti proclami, tanta prosopopea, ma risultati pari quasi a zero. Mi dispiace per voi, non lo rimpiangerò.