18 gen 2017 – La rivelazione delle wild card per le corse organizzate da RCS ha lasciato l’amaro in bocca alle formazioni italiane che non correranno la Corsa Rosa.
Scelte discutibili, certamente, in ogni paese si cerca di tutelare il proprio ciclismo al punto che a volte si sorride un po’ per l’inconsistenza di certe formazioni al confronto con i grandi.
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In Italia, è evidente, c’è più libertà. Le scelte discutibili, dal punto di vista di molti appassionati (e ovviamente degli esclusi) sono comunque legittime e non si scappa. Resta l’amaro in bocca, dicevamo, perché le formazioni escluse dal Giro d’Italia – pensiamo a Nippo Vini Fantini De Rosa e Androni Sidermec – sono squadre che onorano sempre le corse e non sono composte da brocchi.
Il commento di Gianni Savio, team manager della Androni Sidermec, è pacato, come è nel suo carattere, ma non la manda a dire:
Per il secondo anno consecutivo la Androni Sidermec è stata esclusa dal Giro d’Italia. Dal Venezuela, dove la squadra sta partecipando con ottimi risultati alla Vuelta al Tachira. Una grande ingiustizia, sia sotto il profilo morale, sia sotto l’aspetto sportivo. Un colpo durissimo per la nostra squadra. Al rientro dal Venezuela organizzeremo una conferenza stampa per esporre il nostro pensiero e far sentire la nostra voce”.
Sul fronte della Nippo è Danilo De Rosa, tra gli sponsor del team ad esternare per primo la sua amarezza. Lo fa sulla sua pagina Facebook scrivendo:
Non so dirvi amiche ed amici, se sono più deluso o arrabbiato. Il buon senso non esiste più. Vorrei solo delle spiegazioni sulla scelta di lasciare a casa dal centesimo Giro d’Italia due squadre ITALIANE, per far posto ad una squadra polacca ed una russa. Spiegazioni tecniche ovviamente, in quanto il dubbio che esistano altre motivazioni mi sembra evidente.
Scusate lo sfogo, ma l’amarezza del momento è così alta, che vorrei dire quello che penso, ma sono costretto a trattenermi.
La mia famiglia è nel ciclismo da sempre e da sempre investe denari, tempo, entusiasmo e passione, ed essere ripagati così, bè lascia una ferita profonda.
Questo vale anche per tutti gli altri sponsor italiani esclusi.
Lo stillicidio del ciclismo italiano continua…. Amen!!”
Si parla di rilancio dei team italiani e di volontà di valorizzarli, ma certo l’esclusione dal Giro si traduce in un colpo che si ripercuote dagli sponsor al team. E invece di andare avanti sembra di fare un passo indietro.
Chi tutela il ciclismo italiano con i fatti oltre che con le belle parole?
Qualche giorno fa, prima delle elezioni del presidente della Federazione Ciclistica Italiana avevamo scritto circa i problemi che la federazione comandata da chiunque fosse stato eletto, avrebbe dovuto affrontare. Avevamo anche portato l’esempio della federazione francese, che si è schierata apertamente contro l’UCI (!) per difendere le proprie corse nazionali rispetto a un calendario internazionale troppo mortificante. Ecco, le elezioni ci sono state, chi si occupa del nostro ciclismo ha preso una direzione ben precisa con la rielezione di Di Rocco (che ha anche un certo peso nell’UCI).
Ora, il nostro ciclismo sono le squadre regionali, quelle di giovani e anche quelle professionistiche dove il vivaio sogna di avere sfogo, un giorno. E un movimento sano dovrebbe fare di tutto per garantirlo anche prendendo posizione in maniera netta. È vero che i successi ottenuti dai corridori italiani sino ad ora hanno fatto fare bella figura a tutti, ma ci auguriamo che si continui a lavorare al meglio, altrimenti certi risultati sembrano delle eccezioni fortunate. Occorre lavorare anche convincendo gli organizzatori del Giro a tutelare il nostro ciclismo nella corsa più importante, ma siamo ancora alle stesse chiacchiere dell’anno scorso a quest’ora, contando troppi esclusi italiani. I mezzi per fare bene ci sono. Occorre usarli in fretta.
GR