30 mag 2019 – Damiano Cima, da solo, si è preso il carico di una tappa noiosa. Non solo lui, vanno nominati anche Denz e Maestri, compagni di fuga, ma Damiano Cima è stato il gran finale di uno spettacolo pirotecnico che rischiava di sembrare monotono.
Non ultimo, ha vinto la prima tappa per la sua squadra dando consacrazione definitiva alla presenza della Nippo Vini Fantini Faizanè in questo Giro d’Italia.
Dopo tappe di scossoni forti alla classifica, quella di oggi sembrava destinata alla noia. La fuga lunga, il gruppo che prende la mira.
Poi succede qualcosa. Le squadre decimate tirano forte ma non abbastanza. Oppure fanno male i conti. In certi momenti sembrano guadagnare tantissimo sui fuggitivi, in altri, davanti, sembrano reagire con forza, non guadagnano più, ma a tratti smettono di perdere. Può succedere?
Lo spettacolo ci spera, il gruppo sembra aver fatto i conti.
E allora succede l’imponderabile. Quella manciata di secondi all’ultimo chilometro sembra non bastare con gli altri che stanno tirando la volata. Ackermann ci crede, Demare meno, ma sono tutti lì. Ormai li riprendono, dopo uno scatto di Denz, davanti, si sono pure guardati – altri secondi persi.
Avete mai visto due volate partire insieme? Quella del gruppo e quella dei fuggitivi è quasi contemporanea, scoppiano tutti tranne Damiano Cima. Lui esplode sul traguardo, assieme al pugno sul manubrio di Ackermann che arriva secondo.
Gli altri due della fuga risucchiati chissà dove, giù, in fondo, verso l’amarezza di un’occasione buttata via per meno di un soffio. La voce di Maestri rotta dalla delusione, dopo l’arrivo, fa venire voglia di tornare indietro nel tempo e spingerlo un po’, poco eh, quel che sarebbe bastato.
Va bene così, per noi comodi spettatori e pure per i corridori di classifica. Oggi in gita che è quasi vacanza. Anzi no, hanno pur fatto 45 di media quasi (ma c’era tanta discesa nella prima parte). Altra fatica nelle gambe di chi ha già 18 tappe di Giro d’Italia addosso.
GR