14 mag 2019 – A furia di dire che il Tour de France è la corsa più importante del mondo il Giro ha finito con imitarla. Una prima settimana così “piatta” era un po’ che non capitava al Giro, alla faccia pure delle partenze in giro per il mondo tanto criticate.
Non succede niente e il finale sembra così scontato che si invoca un deus ex machina, come in una tragedia greca, a risolvere la situazione. Ma il dio del vento, che pure soffia, non basta. Non è così forte, ma probabilmente non c’è neanche la voglia di prenderlo sul serio: in fondo è solo la prima settimana di corsa, perché pretendere che ogni tappa diventi decisiva e la si affronti almeno come una classica?
Invocare i ventagli ancora una volta sembra quasi arrampicarsi sugli specchi cercando un racconto che non lascia spazio alla fantasia.
Il Giro è questo e l’altimetria non tira fuori lo spettacolo. Così sia.
Poi arriva la caduta. Precisa, a ben pensarci, come al Tour quando le tappe sono piatte e troppe. Solo che qui non è la foga di stare davanti, ma la distrazione di un momento.
Complice una sbandata nel gruppo avviene la cosa più classica che possa capitare in una quarta tappa di un Grande Giro: i corridori si arrotano. Il “cattivo” del giorno è Salvatore Puccio, un gregario della Ineos che una volta si è permesso addirittura di vestire la Maglia Rosa.
È stato “cattivo” come ieri Elia Viviani. Senza dolo alcuno ma il risultato è la classifica che cambia. Ieri quella di tappa, oggi la generale, ma dietro alla Maglia Rosa che, anzi, incrementa su tutti. Primoz Roglic corre da campione e da leader.
Se non tocca alle salite che non ci sono a dire chi è più in forma ci pensa una caduta. Sfortuna a parte, vengono fuori i corridori più attenti e scaltri, quelli che si salvano dal volo generale e riescono subito a tornare davanti, coi primi. Roglic e Nibali i più lesti, insieme a Yates. tra gli sfortunati soprattutto Dumoulin che si ferisce a un ginocchio e arriva al traguardo scortato dai compagni in una parata che sembra preludere a un addio. Non mollerà Tom, ma quei quattro minuti rimediati in una tappa interlocutoria peseranno per il resto del Giro come una penalizzazione troppo grande. Peccato, lo spettacolo è altro, non le cadute.
Intanto vince Carapaz dopo che la UAE sembra mettere le cose in regola per il favorito numero uno: quel Diego Ulissi che sul più bello non c’è più e fa bruciare anche il compagno di squadra Valerio Conti che a Frascati gioca quasi in casa e un regalo se lo sarebbe meritato, almeno di provarci. Magra consolazione: Ulissi ora è quinto nella Generale.
Finisce così, con qualche bicicletta da aggiustare e alcune maglie da rammendare, compresa quella di Pozzovivo scivolato su una rotonda e rimasto troppo in attesa dell’ammiraglia. Non che pensassimo alla classifica per lui, ma è stato un peccato comunque.
Le strade intorno a Roma si sono rivelate scivolose per una pioggia caduta al punto giusto per rendere tutto instabile. Hanno fatto più danni ora che erano lisce curate e accettate dai corridori, di quelle tanto criticate della Capitale nell’ultima tappa dello scorso anno. Qualcuno avrà pensato al karma.
Intanto ci si riposa preparandosi a tornare sul mare in una tappa tutta laziale ancora tanto uguale.
Guido P. Rubino