Chi cerca la bicicletta su misura non può prescindere dalla sella. Anzi, questa ancora prima del telaio è il cruccio di chi va in bici da poco o da tanto. Ognuno ha il suo modello preferito cui è giunto dopo un percorso più o meno lungo e più o meno doloroso. Il ciclista si tiene ben stretta la sua sella preferita. Ne sanno qualcosa i team professionistici che devono sudare sette camicie per convincere questo o quel corridore ad utilizzare il modello voluto dallo sponsor piuttosto che la vecchia sella magari pure fuori produzione. E raramente riescono.
Quali differenze?
Perché ogni corridore ha la sua sella preferita e non vuole sentire parlare di altro? L’appoggio, certo, ma il punto focale è proprio qui: la larghezza.
A fare un ciclista diverso dall’altro, quando è il momento di sedersi sulla sella, è la distanza tra le ossa ischiatiche, le due punte del bacino che fanno da appoggio al peso del corpo quando ci si siede. Queste differenze sono evidenti tra l’uomo e la donna ma sono presenti anche tra individui dello stesso sesso.
Vien da sé che avere una sella troppo stretta significhi caricare di peso le parti molli (e delicate) del soprassella mentre una sella troppo larga porta il bacino a spostarsi in avanti alla ricerca del punto in cui la sella ha la larghezza giusta.
Proprio su questo principio si sono basati alcuni studi sulle selle moderne. Visto che il bacino si sposta istintivamente dove la sella ha la larghezza ideale, perché non lasciarlo libero di muoversi?
L’idea sembra allettante ma ha i suo risvolti negativi che, di fatto, hanno impedito che prendesse piede. Spostare il bacino in avanti significa caricare il peso del corpo nella zona più sottile della sella con un decadimento del comfort piuttosto evidente.
Quando si pedala in posizione rilassata il ciclista tende naturalmente a scivolare sulla sella per trovare i punto di appoggio ideale e più comodo. Quello che possiamo definire come “centro anatomico individuale” della sella. Ossia il punto, non definito da una misura a priori, ma risultante al momento dell’appoggio, quindi legato alle misure del bacino del ciclista. Per essere ancora più precisi il riferimento è alla larghezza delle ossa ischiatiche (le due “punte” che si poggiano quando vi sedete, per intenderci).
La distanza tra le ossa ischiatiche varia da un individuo all’altro e con essa la zona di appoggio ideale e, ancora di più, la larghezza ideale della sella.
Se la sella è troppo stretta si tende naturalmente a scivolare all’indietro, al contrario ci si sposta in avanti se l’appoggio risulta troppo largo.
Soluzioni interessanti
La prima a presentare un’idea che risolvesse il problema è stata la Fi’zi:k. La Arione, presentata qualche anno fa dalla casa veneta, è dotata di uno scafo che si adatta alle dimensioni del ciclista. La parte che va ad allargarsi verso la zona posteriore presenta degli inserti in materiale morbido (Wing Flex) che danno la flessibilità necessaria alla sella. Il bacino, in questo modo, si può spostare in avanti o indietro alla ricerca della larghezza ideale garantendo sempre uno scarico del peso uniforme sullo scafo. La punta leggermente più larga e piatta favorisce questa distribuzione del peso. Inoltre la Arione è più lunga rispetto alla media delle selle sul mercato.
Un’altra direzione di lavoro è quella di dare alla parte anteriore della sella una portanza maggiore. È la soluzione adottata da Selle San Marco con la versione Profil della Rever. La punta maggiorata ricorda alcuni modelli da mtb (il principio è analogo) e permette una distribuzione del peso piuttosto efficace quando ci si sposta in avanti nelle fasi più impegnative. In realtà questa soluzione non nasce per far scorrere il bacino sulla sella (non è previsto uno scafo appositamente deformabile), ma solo per dare un appoggio valido nelle fasi più impegnative. Resta comunque la validità di un sostegno anche con il bacino avanzato.
Sulla stessa linea si può collocare la Strike Pro, sella prodotta da Smp e dalla forma piuttosto originale con il suo naso all’ingiù. Proprio la larghezza di questa sella è stata progettata pensando alle fasi di maggiore impegno per scaricare il peso da concentramenti troppo ristretti.
Su un altro binario si è mossa la Selle Italia. Nella casa di Rossano veneto hanno pensato ad una soluzione decisamente interessante. Visto che il problema della seduta nasce proprio dall’appoggio in sella durante la pedalata, perché non progettare un modello che fosse in grado di seguire il movimento alternato della gambe?
È così che è nata la Slk, sella che, nella zona posteriore, è composta da due parti staccate libere di una ruotare seguendo la gamba che va su e giù. Essendo indipendenti tra loro possono seguire il movimento delle gambe con assoluta indipendenza permettendo alla sella di chiudersi e aprirsi assecondando il ciclista. L’ultima soluzione è la Signo. Questo modello ha uno scafo più tradizionale ma un sistema che ne permette il movimento collocato nella parte sottostante. Sotto allo scafo è presente una struttura in composito che è infulcrata direttamente sul telaio e consente allo scafo di oscillare opportunamente. Ad aumentare il comfort ci pensano degli shock absorber collocati strategicamente.
Più tradizionale, ma perfettamente in linea col problema, è la soluzione adottata dalla Specialized. La casa americana, proseguendo il concetto di Body Geometry, ha ideato delle selle che vengono fornite in tre misure differenti. Ai proprio rivenditori ha fornito uno speciale misuratore dotato di cuscino in gel a memoria di forma, sul quale il ciclista si siede per qualche istante fino ad imprimere sul gel il calco della propria seduta. La riga millimetrata permette di misurare la distanza tra le ossa ischiatiche e riportarla sulla sella della misura corrispondente.
sono sicuro che i vostri consigli sono utili a tutti i ciclisti.. compreso io..grazie
Avendo la misura delle ossa bacino cm13 ché sella devo mettere quella larga o stretta?