Quanto può cambiare, in aerodinamica, la forma degli occhiali? Evidentemente abbastanza se parliamo di una volata che potrebbe essere al limite. Abbiamo visto dei fotofinish dove si faceva quasi fatica a capire chi fosse primo e chi secondo al punto che i giudici di arrivo sono dovuti andare a guardare l’immagine in altissima risoluzione per distinguere quei millimetri utili per fare il podio.
Avrebbero potuto fare differenza un paio di occhiali in quel caso?
Nel dubbio, perché non provarci? D’altra parte il principio c’è: eliminare parte dei vortici che si creano sul volto con uno “scudo” che fa filare via l’aria il più rapidamente possibile.
Detto, fatto: Dylan Groenewegen si è fatto realizzare un nasello speciale per i suoi occhiali (modello Aeroscope, di SciCon) per evitare il passaggio dell’aria tra nasello e occhiali. Non abbiamo dati al riguardo ma immaginate la forma, incavata, degli occhi e quella liscia e filante degli occhiali. Basta mettere una mano fuori dal finestrino per rendersene conto. E a 70 all’ora, velocità grossomodo di una volata, potete mettere la mano col palmo rivolto al vento, con le dita leggermente piegate e poi ruotarla di 180 gradi. Una bella differenza, no?
A scanso di equivoci Groenewegen non è arrivato a farci la volata di Torino con quell’assetto: mancava il benestare dell’UCI, anche se non esiste un regolamento specifico al riguardo e, a questo punto, non ci stupiremo quando lo faranno.