4 mag 2018 – Li chiamano marginal gains, guadagni marginali. Sono i piccoli vantaggi che in una prova a cronometro dei professionisti comprendono qualsiasi dettaglio possa contribuire a migliorare la prestazione del corridore. I “marginal gains” di una cronometro sono le piccole accortezze aerodinamiche di cui tutti i corridori, chi più chi meno, tengono conto.
A considerare queste accortezze prese una per volta c’è da sorridere, ma sommandole insieme, in una gara che si corre sul filo dei cinquanta all’ora, la differenza finale può essere anche di qualche secondo. E alla prima tappa del Giro d’Italia 2018, tanto per dire, Dumoulin ha indossato la Maglia Rosa con un vantaggio di due secondi. Due anni fa la conquistò per le briciole di qualche centesimo di secondo.
I “marginal gains” contano. Eccome.
Curioso notare, allora, come in un insieme di fattori di massima attenzione sia stato proprio Tom Dumoulin a trascurare il dettaglio del numero. Lui è stato uno dei pochi a fissare il numero, sul suo body iridato, con le classiche spille da balia. Vero che ne ha messe addirittura nove sul suo numero uno (quindi di piccole dimensioni), ma quasi tutti gli altri corridori, almeno i suoi avversari diretti, avevano tutti il numero fissato con la pellicola adesiva che non dava spazio a pieghe e tasche in cui potesse infilarsi l’aria facendo da freno aerodinamico.
Dumoulin è anche un corridore che al casco completo di macherina ha preferito i classici occhiali (vero che per come abbiamo visto indossare il casco a mascherina da qualche corridore c’è venuto più di qualche dubbio sull’aerodinamica…)
Avesse perso la corsa per pochi centesimi avrebbe avuto di che mangiarsi le mani, oppure il numero. Come il cappello di Rockerduck.
GR