29 ott 2018 – Quando sono stato nel Regno Unito qualche anno fa ai corsi della British Cycling, gli inglesi si sono molto stupiti della presenza di un italiano. La prima domanda era: ma perché sei venuto fino a qui? Ho risposto, semplicemente, “per capire come avete fatto in poco più di 10 anni a trasformarvi da nazione in ombra a livello ciclistico fino a leader mondiali di questo sport”. La risposta di Dave, l’istruttore capo ed esaminatore, fu molto semplice: “abbiamo solo capito che dovevamo lasciare giocare i bambini”.
Nel corso del mio soggiorno mi hanno poi spiegato di come siano riusciti a effettuare un’analisi e a raccogliere dei dati per oltre 10 anni, con degli esaminatori che sono andati a vedere non solo gli allenamenti del ciclismo ma quelli di tutti gli sport, in collaborazione con la UK Sport Coach, e di aver capito che il tasso di abbandono era molto più elevato nei ragazzini che avevano avuto un’impostazione orientata al risultato fin da piccoli.
Quest’anno gli inglesi hanno vinto tutti e tre i Grandi Giri. Il risultato è storico. Noi non lo abbiamo mai ottenuto. Ci siamo andati solamente vicino nel 1990 con Bugno vincitore al Giro, Chiappucci 2° al Tour e Giovannetti vincitore alla Vuelta, 28 anni fa. Come dare torto al loro metodo di lavoro?
Cos’abbiamo invece noi?
Nonostante si cerchi di andare nella stessa direzione, viviamo ancora di un certo fanatismo per i risultati dei bambini. Partendo dall’estremo, il caso limite del ragazzino positivo agli anabolizzanti, dove non si parla più di sport ma di responsabilità penali dei genitori con la possibilità di ricevere una sospensione cautelare del minore (fonte: studio legale Molfino), passando attraverso risse fra genitori nelle gare, con tanto di chiamata ai Carabinieri – purtroppo mi è successo di vedere la cosa di persona – o istituendo un vero e proprio clima in casa di “mobbing” per il bambino-ragazzino che subisce delle punizioni in caso di mancato risultato.
Il risultato è che i nostri ragazzi abbandonano il ciclismo a 12 anni, secondo le statistiche della stessa Federazione: nel 2017 i tesserati come G6 erano 1848. La previsione statistica è che questi stessi ragazzi si riducano a 1558 nel biennio Esordienti e a soli 1281 negli Allievi. La nostra parabola inizia a scendere prestissimo, a 12 anni, mentre la British Cycling ha lo stesso grafico con una parabola crescente fino a 15 anni. Il fattore “pressione alla performance” è ritenuto il primo colpevole.
(in apertura, foto d’archivio)
Stefano Boggia (www.daccordistore.it)
Bell’articolo, grazie per aver condiviso questa tua esperienza del Regno Unito