L’Eroica non è solo quando la pedali, ma dopo, prima. Durante il resto dell’anno quando ci ripensi o programmi.
E come a ogni Eroica, ormai, mi capita una cosa che diventa un’abitudine per me che la fotografo. Ne rivedo le immagini, poi, nel silenzio. Per selezionarle ma anche per pensare.
Perché l’ho sempre detto: in eventi di questo tipo la macchina fotografica diventa un blocco di appunti più che nei normali fatti di cronaca, le immagini si associano ai pensieri. Raramente prendo appunti all’Eroica, giusto quando serve ricordare un nome o un dato preciso. Ma l’Eroica ha in sé una valenza che va oltre l’evento fisico. Se volete viverne la filosofia è così. Altrimenti è una pedalata un po’ più faticosa di cui, presto o tardi, avrete noia.
Quella polvere si infila dappertutto ma prosegue nella fantasia. Occorre dare tempo ai pensieri di mettersi in ordine, ché quando si salutano gli amici andando via da Gaiole o da Montalcino, come in questo caso, sono sparsi come un puzzle della scatola, gli incastri si trovano naturalmente, nel silenzio.
Diventa un po’ come leggere un libro o vedere una foto ben fatta. Non avrete un elenco di cose perfettamente descritte, ma solo degli elementi che vi serviranno a farvene un’idea. Bisogna ragionarci, immaginare la voce dei protagonisti e a quel punto farete già parte del libro e non potrete smettere di proseguire.
Può servire un po’ musica. Ma basta anche il viaggio di ritorno a casa. Se sono da solo finisco col ripensare a tutto, non potrei farne a meno. Spesso mi fermo, se sono in auto, per scrivere oppure per dormire. Ecco, se c’è un modo per riconoscere la gente dell’Eroica è dagli occhi piccoli di sonno. Perché che si sia pedalato o no, si è dormito sempre troppo poco. Quelli che hanno ancora la polvere addosso o nella gola, poi, ancora di più. Le auto con le biciclette coi fili di fuori, come una domenica di corsa di quarant’anni fa e più.
Dell’Eroica rimane una sequenza di immagini, ognuna legata a un momento, un bacio prima di partire, un bambino che aspetta, uno sguardo mentre si va via, una promessa da mantenere oppure una scommessa.
Allora serve il silenzio. Per cambiare ritmo e trovare i pensieri che si sono raccolti nella velocità, con la musica a tutto volume e nelle risate.
Serve sempre il silenzio. Oppure una musica che prenda per mano.
C è neve sarà una anche a fine settembre