12 mar 2018 – Dopo il nostro articolo sui freni a disco, la scorsa settimana, a proposito del mancato utilizzo nel corso delle Strade Bianche – dove in effetti sarebbe stato logico, visto il percorso e le condizioni meteo – ci sono stati molti commenti di appassionati e di addetti ai lavori. Nelle tante voci che abbiamo sentito, che ci hanno scritto pure, ci è capitato di fare una chiacchierata con i ragazzi del servizio assistenza Scott.
L’occasione è stata la presentazione delle squadre mtb e granfondo di qualche giorno fa. Il punto di vista dell’assistenza tecnica Scott è interessante perché, a differenza di quanto spesso avviene con i meccanici dei diversi settori, si occupano di assistenza sia su strada (praticamente in tutte le “altre” corse professionistiche che non sono gestite da RCS), che nelle mountain bike.
Allora abbiamo fatto due chiacchiere con Guido Camozzi, meccanico specializzato nell’assistenza tecniche dei corridori professionisti delle due discipline. Per intenderci: è stato per tre anni meccanico al Giro d’Italia con la Saunier Duval e, attualmente, è meccanico dello Scott Racing Team e della nazionale di mountain bike (e responsabile prodotto per Scott Italia).
«Sai quanto ci vuole per un cambio ruote con freno a disco? Trenta secondi – ci ha detto – basta solo un po’ di pratica, volendo si può scendere anche. Ma è solo questione di prepararsi adeguatamente e non si rischia di sbagliare, come molti temono».
La conferma, insomma, che se nel ciclismo su strada il freno a disco non prende ancora spazio, c’è molta responsabilità anche da parte dei meccanici dei team che non vogliono avventurarsi nelle operazioni con la nuova tecnologica (anzi, diversa, perché nuova, in fondo lo è solo in questo particolare settore) che temono essere più dispendiose in termini di tempo.
«Però fidati – ha continuato Galmozzi – Non ci vuole tanto, occorre allenarsi un po’ e il cambio ruote diventa velocissimo allo stesso modo dei freni tradizionali».
Insomma, i vantaggi tecnici ci sono, sui pericoli effettivi si è già detto (per approfondimenti vi rimandiamo al nostro Dossier sui freni a disco per avere tutte le informazioni complete), ora ci aspettiamo di vedere meccanici che si allenano come quelli di Formula 1 per ottimizzare i tempi e i passaggi delle operazioni di sostituzione delle ruote in gara.
Parola di meccanico
Guido P. Rubino
La cosa più stupida che è nata nel ciclismo… Io mo so che miglioria Apportare il freno a disco… Io che sono stato tamponato in gara da un corridore che portava il freno a disco causandomi uno squarcio alla mia gamba destra…. Ma come si può adottare tale cosa è una cosa… E stupida
Troppi anche 30 secondi; con i tradizionali, sganciare e agganciare è questione di meno di 5 secondi. In una fase finale professionistica o agonistica a circuito, dopo 30 secondi, te lo sogni di rientrare.
E’ anche sbagliato dire che se i dischi li useranno tutti i prò, questi non sentiranno più tanto il problema dei tempi lunghi nei cambi ruota, perchè tanto saranno tutti uguali davanti alla sfortuna…
Difficile spiegare questo ad un prò che si stà giocando una classica e fora a poco dal traguardo: coi freni tradizionali può (in certi casi) salvarsi e rientrare, coi dischi potrebbe compromettere tutto.
Se è così facile e sbrigativo mi chiedo di come mai nelle corse dei prof. in caso di foratura viene cambiata la bici del corridore all’istante e non la ruota, forse qualche problema lo crea. Li le scuse sono accettate?
Di fatto, il cambio bici, avviene spesso anche con i freni tradizionali. Le ammiraglie, negli ultimi anni, si sono attrezzate per avere più biciclette a bordo e il cambio bici è la situazione più sicura per non perdere tempo visto che problemi, errori dovuti a fretta-nervosismo-stanchezza capitano e sono capitati anche con freni tradizionali.
Con i dischi si è creata di fatto questa situazione: molti meccanici si sono trovati a dover imparare un meccanismo di diverso che ha portato a qualche incertezza. Un problema, comunque, che sta già scomparendo.