23 mag 2016 – Ieri, domenica 22 maggio, sulle terre del Ducato degli Sforza, nella città di Vigevano che diede i natali a Ludovico il Moro, figlio di quel Francesco Sforza capostipite della casata, valente cavaliere e condottiero di compagnia di ventura, non scorrazzavano eserciti di prodi cavalieri bensì 250 “condottieri” in sella ai loro cavalli d’acciaio, arrivati qui a celebrare i tempi dei pionieri del ciclismo nella prima ciclostorica d’epoca in terra vigevanese: la Ducale. Partenza alle 9.30 da Piazza Calzolaio d’Italia, un primo passaggio attraverso il salotto buono della città, la meravigliosa piazza Ducale, sotto lo sguardo incuriosito e divertito di chi si sta domandando in quale bizzarro film è stato catapultato e poi via, allez allez, pedalare! Si seguono le ammiraglie, rigorosamente d’epoca anche loro, e ci si inoltra nel cuore del ducato, giù verso la vallata del Ticino, un anello di 50 km (o 65 per i più ardimentosi che sgamberanno fino a Gambolò), tra le marcite leonardesche e le rogge verso Morimondo e la Zelata, zigzagando tra vecchie cascine lomelline come la Portalupa e la cascina Criminale, Villa Necchi e la Sforzesca fino all’emozionante passaggio sul ponte di barche di Bereguardo, con ritorno a Vigevano, sfilata finale lungo la Cavallerizza del castello e ristoro all’ombra della Torre del Bramante.
Gli impavidi ciclisti sono tutti bellissimi. Se partecipare a una ciclostorica è prima di tutto un divertimento, per molti è anche una questione di stile: le maglie di lana, i maglioni a manica lunga dei primi pionieri con i tubolari incrociati sul petto, gli attrezzi dentro ai tascapane, gli occhialoni sui cappelli, i pantaloni alla zuava e i gilet, le barbe e i baffoni del tempo che fu. Una ciclostorica va vissuta con lo stupore bambino, con gli occhi spalancati e le orecchie tese, pronti a farsi incantare dai dettagli, dai volti e dalle storie. Perché di storie se ne portano a casa tantissime: le storie delle maglie, le storie delle persone, le storie delle biciclette. Ci si porta a casa l’emozione di ripercorrere un ciclismo che non è mai gara ma impresa, ci si riempie gli occhi di un paesaggio a misura di persona, spesso a due passi da casa e pure gratis, ma lontano dal turismo urlato e dai rombi dei motori, uno spettacolo che però va conquistato con la forza delle gambe e l’entusiasmo del cuore. Una ciclostorica, insomma, bisogna viverla da sognatori.
Ieri alla Ducale ce n’erano tanti, neofiti alla loro prima esperienza e habitué veterani del pedale, uno tra i tanti il mitico Luciano Berruti, istrionico incantatore divenuto icona della “mamma” di tutte le ciclostoriche, L’Eroica. C’erano Silvia e Roberto, che per il loro anniversario di nozze si sono regalati niente di meno che una bella sfacchinata da Predappio a Roma, su bici d’epoca, of course. C’erano due ragazzini bellissimi, pieni di entusiasmo e di felicità con i pantaloni alla zuava in sella ai loro destrieri di ferro. C’erano le maglie, quelle spesso troppo strette su pance extralarge dei gruppi di amici con le scritte gogliardiche “Tempi duri”, “Cani sciolti”, “Gambarü”, quelle degli sponsor delle squadre “Compressori Mattei”, “Zonca Santini Chicago”, “Cicli Gabriele”, “Cicli Zamai”, “FreniUniversal”, “Odontotecnico Tovaglieri”, quelle delle società sportive “Acicatena CT”, “Valle Ossona”, “Serse Coppi Oreno”, “Cicloclub Carovilli”. C’erano loro, le bici, le vere protagoniste, una Grand-bi, biciclo davvero eroico sugli sterrati del percorso, in buona compagnia di meravigliose biciclette a rapporto fisso di inizio secolo, di preziosi mezzi tirati a lucido in ricordo delle prime imprese di ragazzi in un tempo coniugato al passato remoto, di un tandem rigorosamente d’epoca e di tanti vecchi cancelli amatissimi, compagni di mille avventure. Soprattutto, alla Ducale c’era il piacere di stare insieme, di pedalare, di condividere la fatica e l’allegria, la polvere e l’incanto, il silenzio e la libertà. C’era la passione, quella che spesso arriva senza che ci si accorga, preceduta da stanchezza, batticuore e sudore, che poi sboccia nel vero amore. Come quello che ha colto Paolo Francesco Tosi, Ambrogio Cottino e Paolo Previde Massara, organizzatori di questa prima Ducale, sognata da cinque anni, fortissimamente voluta e finalmente diventata realtà. Bravi tutti, alla prossima.
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testo e foto di Elena Borrone