Il prossimo 3 giugno terrà la settima edizione de La Matta, la Ciclostorica Pugliese che parte da Noci e percorre la Valle d’Itria, mostrandola ai ciclisti in tutta la sua bellezza – paesaggistica, naturale, architettonica – su due percorsi, il corto di 27 chilometri e il lungo di circa 80.
La Matta, è una tappa del Giro d’Italia d’Epoca e vincitrice anche quest’anno del premio Miglior Ciclostorica d’Italia. E per capire il perché, bisogna farla.
La Matta non è una semplice ciclostorica. È un’esperienza totale in una Puglia bellissima e un po’ magica.
Non fatevi trarre in inganno: non è una semplice manifestazione per ciclisti d’epoca con pedalata, ristori, pasta party e poi tutti a casa. No, no. Il termine ciclostorica qui è riduttivo.
Tra poco si aprono le iscrizioni all’edizione 2023 e se decidete di andarci – e il mio consiglio è andateci! –preparatevi: a innamorarvi perdutamente, del posto, del cibo, delle persone. A perdere gli occhi ad ogni scorcio, a prendere peso e a farvi nuovi amici.
Preparatevi a non voler più partire, e a voler tornare.
Perché questa è La Matta.
E ha il sapore unico delle cose fatte come si deve, e non sto parlando solo dei panzerotti che dovrebbero essere dichiarati subito patrimonio dell’Umanità.
La Matta è un’ospitalità senza riserve, un’accoglienza che diventa accudimento il cui unico scopo è farvi stare bene.
Un anno fa, la mia prima esperienza “matta”. Ecco il nostro racconto.
Venerdì, l’arrivo
Tutto ha inizio venerdì pomeriggio, con il solito stupore che mi prende arrivando in Puglia. La conosco bene, eppure, quella luce che c’è solo qui, un po’ obliqua e calda, tutta quella bellezza dai colori intensi e morbidi, naturali ma che sembrano finti, quell’aria che profuma di sole e di mare anche quando il mare non c’è, mi colpiscono ogni volta, togliendomi il fiato.
Fa caldo, ma il B&B dove alloggio, appena fuori Noci mi accoglie con una grande piscina che ha i colori della natura circostante: pietra, e verde scuro. E subito dimentico la temperatura, il viaggio, Milano.
Da lì in poi, c’è solo lo stare bene, circondati da persone gentili di cuore, che si prendono cura.
C’è il cibo, che è sempre pronto e non è mai abbastanza, siano panzerotti appena fritti o ciliegie appena colte. E poi c’è la bicicletta, che seleziona naturalmente gli incontri, accomuna per passione, crea rapporti, sodalizi, amicizie. Si parla la stessa lingua, che la bici non ha confini, e ci si capisce subito, anche senza parlare.
La presentazione, nel centro di Noci
Si svolge parlando ad un pubblico di ciclisti arrivati da tutt’Italia per La Matta, persone del luogo e turisti curiosi, molti anche i “nordici” soprattutto dal Veneto, alcuni anche dalla Lombardia, tantissimi dal centro Italia. Tutti fedelissimi delle ciclostoriche, che fanno tutte le 14 tappe del Giro d’Italia d’Epoca.
Siamo Roberto Guido ed io, amabilmente condotti da Gabriele Zanini. Parliamo di bici, di passione per la bici. Dei diversi modi di viverla. Del mio cicloturismo sportivo, dei viaggi di Roberto, che sulla sua Puglia, pedalata in lungo e in largo, scrive libri. Ci parla dell’ultimo, In bici sulla via dei sassi e dei trulli, di Ediciclo Editore. Sei tappe da Bari a Brindisi – di cui una proprio qui, dove pedaleremo noi l’indomani – raccontate dal punto di vista unico di chi quei percorsi li ha davvero fatti in sella. Da leggere, e poi, da pedalare.
La serata si conclude tutti insieme pizzeria con un trionfo di panzerotti, pizza fritta, pizza al forno e fiumi di birra che affogano l’ultimo debole tentativo di “tenermi leggera” per la pedalata di domani. È l’interpretazione Pugliese del “carbo-load” della sera prima della gara.
È ufficiale. Mi sento in vacanza.
La giornata di sabato comincia con calma
(siamo a Noci, mica a Milano!)
La partenza è prevista per la una e siccome sembro l’unica a essere preoccupata dalle temperature africane previste, smetto di fare la milanese e mi rilasso.
L’atmosfera in centro è di festa, tra ciclisti storici e persone venute a curiosare e fare tifo. La mattinata passa tra mettere a punto la fiammante Moser anni 70 che mi hanno riservato per l’occasione e il ritiro del pacco gara, che merita un discorso a parte: ricordatevi di prevedere un extra bagaglio per il ritorno: quando vedrete le sue dimensioni, capirete.
Comincio a prendere le misure con la generosità di queste parti, decisamente extra large in tutto.
Ricevo in dono la maglietta ufficiale la indosso subito e mi sento già parte del team.
Incontro Benvenuto Messia un 90enne molto in forma e pronto per il percorso corto, incontro Milena, una bimba che mi dice: “hai il mio numero”, scopro così che ognuno dei nostri dorsali è stato decorato a mano da un alunno della scuola Pascoli Cappuccini di Noci. Dopo la foto ricordo insieme le dico che la farà anche un po’ lei, con me, questa pedalata.
E così, da incontro in incontro, sotto un sole a coccio, tra musica e incitamenti della folla, si parte.
L’inizio è tosto. Fa un caldo assurdo che arroventa la strada e fa tremare l’aria come vicino al fuoco. Sento i pensieri che colano sull’asfalto e svaniscono sfrigolando.
Quando arriviamo al primo punto di ristoro, dopo pochi chilometri, nel biancore abbagliante di Alberobellosono veramente in crisi. Il sintomo più grave è che non riesco a mangiare niente. Vedo banchetti colmi di ogni ben di dio, taralli, affettati, fiumi di birra, e l’unica cosa a cui riesco a pensare è: acqua.
Gli altri sembrano non accorgersene e io già mi vedo – nordica lagna – crollare priva di sensi davanti a tutti.
Ma sottovalutavo l’impeccabile organizzazione:
“Tra poco passa” dice Nicola, apparendomi di fianco come un angelo custode con simulata casualità (la cura dei partecipanti, dai “pacer” al carro scopa a un’attenzione maniacale alla sicurezza sono probabilmente delle licenze poetiche alla filosofia rude e spartana delle ciclostoriche, ma mai eccezione è stata più apprezzata).
E nonostante la mia incredulità, Nicola ha ragione: pian piano il fuoco nell’aria cede il posto a un caldo umano, sale un bel venticello, io mi acclimato e ricomincio a godermi il resto del percorso, la bellezza del paesaggio, le chiacchiere.
In tutte le manifestazioni ciclistiche si conoscono persone nuove, ma qui di più.
Si ride e si scherza, si prendono contatti. Ci si scambiano inviti nelle reciproche città, appuntamenti in altre ciclostoriche. Ed è incredibile quanta energia dia tutto questo. Altro che barrette e gel!
Cisternino, Locorotondo, distese di ulivi, gli onnipresenti e benedetti ciliegi che punteggiano di colore le strade ornate da infiniti muri a secco, così chiari sulla terra bruna, ci scorrono di fianco mentre procediamo in un bel saliscendi impegnativo ma non troppo. Fino alla meraviglia di un tratto della Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese, una decina di chilometri sterrati ma pedalabili nel mezzo di un meraviglioso nulla fatto di ulivi e boschi di faggi e querce e ponticelli antichi, fino a Martina Franca.
Il ritorno ha la luce morbida del sole che scende, che con l’avanzare delle ore si è fatto clemente. Una luce che rende il paesaggio incantato. Dopo un ultimo strappo arriviamo al ristoro di Barsento, un prato con al centro una chiesetta romanica dove ci accoglie un banchetto “sano” e rinfrescante: solo frutta e acqua.
E lo chiamano pasta party
Tagliamo il traguardo a Noci, è il caso di dirlo, stanchi ma felici. E ad accoglierci c’è tutta la città.
Avete presente il classico “Pasta Party”, che chiude qualsiasi manifestazione ciclistica in tutto il mondo? Ecco, dimenticatevelo, perché quello de La Matta gioca in un’altra league.
La versione nocese del Pasta Party è una via di mezzo tra una sagra eno-gastronomica e un pranzo nuziale: c’è il banchetto che frigge panzerotti a nastro, e quello che fa le mozzarelline, c’è un tavolo imbandito di salumi artigianali e uno dedicato a frutta e verdura. Ci sono dei mini hamburgher appena fatti. Il banco della birra e quello del vino di una buonissima cantina della zona, A Mano. E io, che nel frattempo mi sono ripresa, faccio onore.
C’è anche una bellissima musica dal vivo, e si balla. È una festa che dura tutta la sera e l’abbondanza delle libagioni fa il paio con quella dell’allegria, delle chiacchiere, dell’amicizia che attraversa come un’onda tutti i presenti, uniti dall’amore per la bicicletta.
E quando pensi che sia finita…
…dice una canzone. E infatti. Passo la domenica a mollo nella piscina del B&B Grotta Cilicia. Ho l’aereo lunedì pomeriggio, quindi me la godo. Ma domenica sera vengo invitata dai miei nuovi amici de La Matta a un altro “aperitivo” che comincia alle 7,30 con una quantità incredibile di stuzzichini e pinte e finisce qualche chilo dopo. Lunedì mattina, forse per tentare di riparare al danno calorico della sera prima mi portano con loro in un giro bellissimo in Mountain bike. E appena passata l’alba, “con un salto siamo nel futuro” per citare un’altra canzone ed eccomi nel cuore della valle d’Itria non più su una bici d’epoca ma su un prodigio di tecnologia e carbonio. Solo sterrati oggi, solo natura e ciliege, a parte un altro passaggio ad Alberobello, meravigliosa nella luce fresca del mattino.
E riparto, più ricca (oltre che sicuramente più pesante) di immagini, ricordi, amicizie, bellezza.
E l’unica cosa che mi viene da aggiungere è: grazie. Grazie a La Matta, che non conoscevo e non dimenticherò più. Grazie a una popolazione accogliente e ospitale nell’accezione più ampia e completa del termine. Grazie a questa terra meravigliosa che ogni volta riesce a sorprendermi.
E infine una promessa che è quasi una minaccia: non finisce qui. Tornerò.
E fatelo anche voi, ma poi non dite che non vi avevo avvertiti.
Le informazioni qui: https://lamatta.org/