20 lug 2017 – Ammetto una certa ingenuità. Quando ieri abbiamo mostrato le gambe di Paweł Poljański al termine della sedicesima tappa, gambe mostrate dallo stesso corridore, sui suoi social, non mi sarei aspettato tanto clamore e troppe stupidaggini.
In molti, poi, hanno ripreso quella foto e se i siti specialistici hanno avuto commenti di appassionati che sanno bene di cosa si tratta, o al massimo qualche battuta, sui siti generalistici quelle gambe sono diventate subito la dimostrazione di come il ciclismo soffra ancora di quella brutta malattia chiamata doping.
Ora, che il doping nel ciclismo ci sia ancora è un dato di fatto. Ce lo dice la cronaca. Che il doping sia legato a quelle gambe è una baggianata colossale al livello di “sei ciclista, quindi sei dopato”. Una generalizzazione che dice, da sé, dell’ignoranza di chi la enuncia.
Un ciclista può fare un Tour de France senza doparsi così come si può arrivare ad avere gambe così dopo tanti giorni di sforzi intensi e prolungati in uno sport in cui l’ultima frontiera è la magrezza assoluta.
Questo, caso mai, è un altro discorso, da vedere se possa essere un problema. La magrezza dei corridori ciclisti, ad esempio, veniva già indicata come una causa di maggiore incidenza delle fratture in caso di caduta a causa proprio del minore “strato ammortizzante”. È normale per chi ha il grasso ai minimi termini e pensare che quello studio era di periodi in cui i ciclisti avevano percentuali di grasso maggiori di oggi.
Certo il legame tra gambe magre e doping è una bestialità dal peggiore Bar sport. Quello che non sa che nemmeno che i ciclisti sono controllati più di tutti gli altri sport e che in caso di positività ci sono due anni di squalifica dove altrove un atleta se la può cavare con pochi mesi, magari nel periodo di pausa della stagione.
Guido P. Rubino
Non sono d’accordo. Percentuali di massa grassa così basse (intorno al 4-5%) possono essere mantenute solo con supporto “chimico”.
Non si tratta di doping per aumentare direttamente la prestazione fisica, ma di doping per essere più magri e quindi per aumentarla indirettamente.