15 lug 2017 – È un uomo senza squadra Fabio Aru quando taglia il traguardo con l’aria contrariata. Sa già che probabilmente non ha più la maglia gialla, ma soprattutto ha toccato con mano cosa significhi correre da solo anche in una tappa, come quella di oggi, in cui non avrebbe dovuto avere grandi preoccupazioni. Così come non ne ha avute Froome, blindato nella parte anteriore del gruppo negli ultimi chilometri che si sapevano difficili. Aru ha dovuto, invece, barcamenarsi tra i corridori che si staccavano non curando la classifica e superarli nelle strade strette degli ultimi chilometri. Un buco davanti che diventa infinito se devi recuperarlo da solo e non hai chi ti possa – o abbia interesse – ad aiutarti.
È andata così. Prova generale di altre prossime tappe del Tour de France. A cominciare da domani quando probabilmente Aru si troverà senza squadra già dopo la prima salita e al traguardo mancheranno più di cento chilometri.
Quella di oggi era una tappa con un profilo così da classica che la Bmc si è messa davanti a tirare per Van Avermaet. Probabilmente l’avevano cerchiata in rosso già prima dell’inizio del Tour la tappa di oggi. Niente salite dure ma colli e saliscendi e quell’odore di classiche che fa alzare anche il vento.
L’andatura elevata fa il resto e la selezione, nel gruppo, avviene da dietro. Ci sono tante gambe stanche nel gruppo e altre in cerca di vendetta. Vanno via in cinque, pericolosi? non per il gruppo, ma quando resta da solo Thomas de Gendt è meglio darsi da fare. La Bmc davanti al gruppo fa corsa a sé in una cronometro contro De Gendt a meno di trenta chilometri all’arrivo.
De Gendt viene ripreso solo ai meno dodici e spiccioli dall’arrivo dopo una resistenza davvero forte. In testa al gruppo prove di cronometro da parte di Tony Martin che parte al contrattacco restando con una decina di metri per un po’ di strada. Scatti e controscatti in un gruppo che rimane compatto con quelli che restano tra i più resistenti. C’è da fare attenzione negli ultimi chilometri perché la strada va in discesa e ci sono tante curve tanto che Aru rimane nella parte posteriore del gruppo con qualche difficoltà a risalire.
Il finale in salita vede partire Gilbert, poi Van Avermaet, ma è Matthews che si impone davanti a tutti anche con una certa facilità. Intanto nel gruppo sfilacciato dietro rimane impigliato Fabio Aru che perde quei secondi che bastano per lasciare la maglia di nuovo a Chris Froome.
Redazione Cyclinside