14 nov 2018 – Il Tour 2018 è stato colmo di critiche. Potremmo dire quasi come tutti gli anni ormai, ma nell’ultima edizione forse abbiamo raggiunto l’apice. Polemiche prima della gara per la partecipazione di Froome, polemiche per quel che è accaduto a Nibali, polemiche sul percorso. Eppure il Tour non ne esce scalfito. Anzi. È ancora più forte.
In una recente intervista Jonathan Vaughters, manager della Ef Education First-Drapac, ha spiegato proprio come per ricercare sponsor per la sua formazione propone come standard i soli dati di visibilità del Tour de France. Questo perché le altre corse a suo dire sono praticamente nulle in termini di “media impression” rispetto alla Grand Boucle: un Giro d’Italia ottiene appena un 10 o 20 per cento in più di visibilità di una Parigi – Nizza o di un Giro del Delfinato.
Sebbene questa morsa quasi monopolistica in cui vive attualmente il ciclismo sia da anni oggetto di forti discussioni, le parole di Vaughters sono importanti per capire il punto di vista di un manager Americano.
Economicamente la Aso, l’associazione organizzatrice del Tour, è diventata una potenza con rami in tutto il Mondo: oltre all’acquisizione della Parigi – Nizza, Criterio del Delfinato e Vuelta a Espana ha stretto accordi commerciali con il Tour Down Under, Tour of California, Tour of Yorkshire, la Arctic Race of Norway, gare in Africa… praticamente dove c’è ciclismo c’è Aso.
Ma quello in cui Aso è riuscita a fare la differenza è tutta nella visibilità: al Giro d’Italia è importante partecipare per gli Italiani, perché è la gara che consente la maggior visibilità in patria. Al Tour è importante per tutti i corridori del mondo. Il Tour de France, in questo ciclismo moderno con un calendario di almeno 3 gare disputate al giorno in ogni parte della Terra, rimane l’unica gara dove una vittoria di tappa può veramente cambiare la carriera di un corridore. E così nonostante le enormi gaffe organizzative che vediamo praticamente ogni anno, dovremmo ancora sopportare la dominazione francese probabilmente per parecchi anni.
Stefano Boggia (http://www.daccordicicli.com/)