20 lug 2017 – Avranno tanti difetti i Francesi a cominciare dal loro nazionalismo che li fa essere spesso poco obiettivi, ma certamente hanno dei pregi, che coprono anche i difetti nel modo in cui si “tuffano” nel Tour de France.
Abbiamo già detto dell’Equipe e delle prime pagine che vedono solo i loro corridori. Che poi quest’anno hanno pure la giustificazione di Bardet che può sognare: è lì in classifica generale a una manciata di secondi dalla maglia gialla. Quanto avrebbero voluto, almeno un paio di giorni, vederlo col vessillo del primato. Ma intanto le prime pagine dell’Equipe sono tutte per il ciclismo come la nostra Gazzetta non è mai stata (con poche eccezioni).
Poi c’è l’attenzione della nazione. Ieri il Presidente della Repubblica Francese, Macron, è andato a vedere il Tour. Non sappiamo quanto sia effettivamente appassionato di ciclismo il presidente francese, ma certo non ha rinunciato a una tradizione cui nessun presidente che lo ha preceduto si è sottratto. E le foto lo ritraggono sorridente, felice di essere dov’è e a chiacchierare, probabilmente anche più dei classici complimenti, con Bardet.
Noi siamo abituati a politici che, quando presenziano alle corse, hanno – nella maggior parte dei casi – l’aria scocciata di chi vorrebbe essere altrove e che tramano per avere biglietti e abbonamenti alle partite di calcio. Il nostro Presidente della Repubblica? Non pervenuto.
Incassiamo. Il ciclismo è sport popolare, ma il significato di questo termine è stato dimenticato. È sport che porta con sé cultura, tradizione e turismo. In Italia ne saremmo così ricchi…
Che poi, a ben vedere il due a zero è pure un ingiusto. Il Giro d’Italia – e in questa edizione del Tour ne abbiamo ancora più conferma – ha un percorso decisamente migliore. La noia delle prime tappe del Tour è un dato di fatto, il Giro ha saputo reinventare le prime tappe rendendole varie interessanti. Ecco, le potenzialità ci sono.
GR