26 set 2019 – Buona la prima, dicono al termine delle riprese cinematografiche per indicare la riuscita di una scena girata con tempi, modalità e contenuti impeccabili. E per Bike Economy 24 il debutto a Rimini dello scorso giovedì 12 settembre è stato proprio così. Pienone di partecipanti, oltre 300, inizio ritardato per farci stare tutti. Indubbiamente un successo, legato alla combinazione vincente di diversi fattori come quello di proporre contenuti interessanti e d’attualità a un pubblico in gran parte professionale, in un luogo e periodo ideali: non è un caso che sia stato organizzato nel pomeriggio precedente all’inaugurazione del secondo Italian Bike Festival. Già previsto il secondo round: lunedì 14 ottobre a Bormio (SO).
Diviso in diverse importanti sessioni, il convegno ospitato dall’Hotel Savoia ha preso vita con un’introduzione emozionante e coinvolgente di Paola Gianotti, capace di catturare l’attenzione della platea raccontando tutte le virtù e le difficoltà del suo giro del mondo in bicicletta. Una “giga” avventura completata in un tempo record fra le donne, con la quale ha consacrato e soddisfatto il sogno di rinnovare la sua vita, cercando allo stesso tempo di spingere al cambiamento anche tante persone e territori.
Un’ispirazione che cerca di dare anche l’importante gruppo editoriale finanziario italiano de Il Sole 24 Ore che, dal canto suo, come ha spiegato il moderatore, Pierangelo Soldavini «ha come sfida quotidiana quella di trasformare i numeri in consapevolezza e cultura. E in un caso come questo è ancora più difficile, ma necessario: ormai è data per certo che la bicicletta tornerà a far parte della mobilità. Ci aspetta un compito duro: coniugare l’economia e la bicicletta, la scienza “triste” dei numeri con la libertà, il divertimento e l’indipendenza. Ma bisogna farlo: la bicicletta è una grande opportunità e risorsa».
Gli fa eco Alberto Orioli, vice direttore della testata milanese: «Non sembri riduttivo guardare la bici con gli occhi dell’economia. Certo, i numeri sono incoraggianti e consistenti: quello che alcuni economisti hanno definito come “Prodotto Interno Bici” italiano, compreso fra i 7 e i 12 miliardi di Euro, rappresenta circa il doppio del business dei complementi d’arredo, è quasi equivalente a tutta la cantieristica e si aggira intorno al 25% del “gigante” della moda. Ma la bici è molto più di un fenomeno economico. È un settore di lunga durata che ha dimostrato grande capacità di resilienza negli anni più difficili, di aggregazione delle medie imprese, in grado di creare un artigianato di qualità invidiabile. Riguarda inoltre il turismo e diversi aspetti sociali e di salute. Ci sono grossi meccanismi “glamour” su accessori e abbigliamento, dove il made in Italy è fortissimo».
Dopo tutte queste introduzioni, la discussione è entrata più nel vivo con la serie di oratori dell’Emilia Romagna, efficaci ed esaustivi nel raccontare una storia di una reputazione e di un’offerta costruita in anni di lavoro ben coordinato anche fra gli enti pubblici e il settore privato.
Andrea Corsini, assessore al turismo della regione Emilia Romagna, ha spiegato che «la bici non è solo sinonimo di ricadute economiche per le aziende di settore, ma è diventata una componente imprescindibile e strutturale dell’offerta turistica. Non è una missione facile perché è necessario rimanere competitivi attraverso un’innovazione molto rapida. Siccome il comparto turistico ha pesato fino al 12% del PIL regionale, siamo felici di poter dire che abbiamo investito, anche in momenti non floridi per l’economia, una bella dose di risorse per aiutare i privati a rinnovare la propria offerta, traducendosi in risultati che ora comunichiamo con piacere. Insieme al Trentino Alto-Adige siamo una terra ricca di Bike Hotel e di eventi, fra cui spicca ovviamente la Novecolli, “decana” delle Granfondo che l’anno prossimo spegnerà ben 50 candeline».
Per Gianluca Brasini, Assessore al Comune di Rimini, la forza del loro successo deriva da anni di pianificazione, comunicazione e investimenti in strutture come TerraBici e persone dedicate come Andrea Manusia che aiutano a concentrare l’interesse del turista attorno alle due ruote: il noto giornalista si è distinto per aver “aggredito” i mercati che non li conoscevano come destinazione ciclistica. Senza dimenticare i cittadini: «Per noi il residente non è importante solo perché vota. A beneficio di tutti, locali e turisti, dobbiamo collegare la città con tutte le strutture turistiche, il mare, la fiera i congressi. Pensiamo alle piste ciclabili non tirate con una riga, ma come luoghi sicuri realmente sicuri dove poter fruire della bici in vacanza. Siamo orgogliosi di aver lavorato bene, i risultati ci danno ragione: siamo il primo distretto turistico sportivo d’italia, dove cioè lo sport lascia più ricaduta economica locale».
Passando nel vivo del keynote, l’organizzatore dell’evento, Francesco Ferrario, ammette che la fiera e le giornate di test di Bike Events «misurano ancora una forte prevalenza maschile vicina al 90% dei partecipanti, con un target concentrato su una fascia di età media, prevalentemente over 40. Guadagnano le Mtb e le e-Mtb, perdono le bici da corsa. Bisogna quindi lavorare per conquistare i più giovani». E nel confronto sport verso urban, è emerso che i secondi sono utenti sempre più esigenti e sofisticati, che necessitano di un aumentato supporto meccanico rispetto al passato, quindi con opportunità di lavoro per negozi e meccanici indubbiamente ancora in crescita.
La Nielsen, studiando gli eventi ciclistici più importanti, con il giovane Jacopo De Giorgis ha documentato l’impatto economico territoriale dei singoli partecipanti e l’importanza dell’indotto generato dalla community di riferimento, includendo gli accompagnatori, lo staff e in generale quanto l’organizzatore investe sul territorio. Interessante la rilevazione della quota sempre in crescita degli utenti che cercano di partecipare ad eventi tramite l’acquisto di un pacchetto turistico, oggi già del 13% sul totale.
Nel secondo blocco del convegno, il folto panel di relatori era costituito dal CT della Nazionale Davide Cassani, nel ruolo di presidente APT Servizi Emilia Romagna, da Alessandro Spada, organizzatore della Nove Colli, da Sandro Salerno di Endu, da Andrea Manusia di APT Servizi Emilia Romagna, da Filippo Magnani di Terrabici e da Maurizio Seletti di Bormio Marketing.
Davide Cassani ha sottolineato quanto la sua regione «punti molto sul turismo attivo e sportivo. Gli eventi sono un fattore determinante per apportare il numero più alto possibile di turisti. 8000 km di strade, molte delle quali hanno indice basso di traffico. Sterrate e sentieri. E una ricettività che ci permette di accogliere tutti i tipi di turisti». Considerevole anche il fatto che ritengono «opportuno portare un alto numero di eventi, perché permettono di far conoscere, di comunicare al meglio cosa c’è nella regione e nel territorio»: segno di forza, di esperienza, di grandi numeri, perché non molti luoghi potrebbero permettersi di gestire budget per parlare di “tanti” eventi.
Con un po’ di invidia aggiunge anche che: «nel Trentino Alto-Adige sono maestri. Noi avremmo bisogno di più percorsi ciclabili. Ma continuiamo a investire perché abbiamo una rete di 300 alberghi che sanno cosa vuol dire accogliere un ciclista, di cui 40 vantano una fetta prevalente del loro fatturato proprio con gente che va in bici».
Per Alessandro Spada la Novecolli è un evento che si è trasformato in grande marketing del territorio, che porta mediamente 100.000 persone provenienti da tutti e i 5 i continenti e da 53 paesi. Non è quindi “solo” una Granfondo, ma «la punta di diamante di una strategia per far conoscere l’Emilia Romagna nel mondo e per consentire di creare sinergie fra albergatori, enti e comuni».
La community Endu, con oltre 500.000 partecipanti, tramite Sandro Salerno è testimone di «strategie organizzative turistiche durante 10/15 eventi molto importanti» e per questo segnala di sentire il bisogno di «creare un sistema di aggregazione e commercializzazione internazionale nei mercati di riferimento».
Il Project Manager Cycling Department della regione romagnola Andrea Manusia racconta di aver «creato con Terrabici delle azioni di marketing molto forte e di lungo raggio, in particolare con gli Usa, Canada, Brasile e Australia, andando prima in loco e in seguito portando in Emilia Romagna tante persone dai posti più distanti del mondo, anche in questa occasione dell’Italian Bike Festival. Negli ultimi anni, si parla di un totale di circa 100 giornalisti e 140 tour operator, 80 dei quali hanno prodotto stabilmente dei viaggi nei loro cataloghi».
E a proposito di Terrabici, il presidente Filippo Magnani specifica che «sono stati cinque anni molto intensi. Si era partiti con l’Australia, nel Tour Down Under. Si sapeva di essere secondi tuttalpiù al Trentino Alto Adige, con la forza di rappresentare tutti e spingere i prodotti con più vigore all’estero, tenendo conto che i singoli, da soli, non avrebbero potuto farlo».
A concludere la parte del cicloturismo l’ospite d’onore Maurizio Seletti per il passaggio del testimone con Bormio, sede del prossimo incontro di Bike Economy 24. Testimonia innanzitutto che, come nei migliori auspici di altre località di montagna «lo split del fatturato fra inverno ed estate è passato da 80% inverno e 20% estate a 52 e 48. Non vuol dire che l’inverno non stia crescendo, ma l’estate sta cavalcando con tasso di crescita a doppia cifra. I nostri eventi attirano secondo noi grazie a un contenuto di qualità, senza troppi interventi pubblicitari. Un altro tema è quello che ha reso possibile l’ebike: ha offerto la fruizioni di tante porzioni di territorio prima raggiungibili solo da camminatori esperti».
Nel successivo dibattito, l’unanimità dei commenti moderati da Soldavini vertevano sui temi più ricorrenti. Fra tutti, l’aspetto più incisivo per il cicloturismo è la qualità delle strade. Come ricordava Cassani: «la sicurezza è uno dei più grossi problemi italiani: abbiamo troppi incidenti e molti mortali. C’è enorme bisogno di strade e asfalto nuovi. Se gli stranieri non trovano asfalti nuovi preferiranno non tornare a favore di altre nazioni. Bisogna quindi essere lungimiranti e pensare di non mandare in fumo tutto il lavoro che stiamo facendo adesso».
Arrivato il turno dell’avvocato Gianluca Santilli, deus ex machina del Bikeconomy Forum, ha iniziato con parole d’amore per la bici perché per lui «non è uno strumento lento, ma una lente d’ingrandimento. In auto non ti fermi dove vuoi», ma le sue affermazioni principali vertevano sul fatto che l’Italia, seppur in ritardo, ha margini di crescita enormi sotto tutti i punti di vista. Anche se non ha “giganti” dell’industria che fatturano centinaia di milioni o miliardi come i gruppi taiwanesi a americani, l’Italia ha tante città che potrebbero diventare smart city perfette. «Perfino Roma potrebbe esserlo, ha tanto verde: sarebbe un laboratorio ideale. Però bisogna impegnarsi: l’attrattività è la qualità della vita e pensando ad altre capitali, ad esempio Parigi e Londra, è chiaro come loro si impegnino di più».
Si è poi parlato di tecnologia e innovazione con alcune aziende italiane, introdotte e moderate da Alessandra Schepisi di Radio24. Matteo Gerevini ha presentato i vantaggi del Blubrake, il primo Abs che può essere inserito all’interno del telaio nativamente dai costruttori. Un dispositivo utile tanto nelle insidie in città quanto quando si danno in mano a utenti poco esperti delle bici a noleggio a pedalata assistita. Una bella storia anche quella di Max Morocutti di Bikevo, una giovane realtà che offre un servizio per identificare le caratteristiche del ciclista e accompagnarlo in un percorso di allenamento che dura tutto l’anno: un assistente virtuale che tiene conto di tutto ciò che serve per prepararsi in modo adeguato anche con poco tempo a disposizione. Interessante anche l’esposizione di E-Stelvio con Enrico Maccarini, precursore nel noleggio di e-bike, primo in Italia a offrire anche la handbike elettrica.
Dulcis in fundo, la presentazione di Eduardo Gugliotta, responsabile del servizio incentivi ICS. La buona notizia è che l’Istituto per il Credito Sportivo «ha già finanziato 65 piste ciclabili per oltre 27 milioni di euro, tre quarti delle quali nel Nord Italia. E al momento, sono al quarto posto fra tutte le diverse infrastrutture finanziate, le uniche che non sono considerate come impianto sportivo. Molto interessante il fatto che si possano finanziare anche molti “accessori” in termini di mobilità e turismo, come illuminazione, videosorveglianza e wi-fi, a patto che non superino il 25% del quadro economico totale».
Quest’ultimo esempio è valido «per la necessità di fare squadra», come hanno concluso Soldavini e Cassani, perché in Italia «quel prodotto interno bici di 12 miliardi può e deve raddoppiare al più presto. Bisogna cercare di cavalcare quest’ondata, portando innovazione. Occorre infine essere lungimiranti perché, lavorando bene nel campo turistico, potremmo fare molto meglio di moltissimi altri paesi. È un momento unico, non bisogna farselo scappare».
Alex D’Agosta