20 set 2016 – CosmoBike Show ha tirato giù la serranda, ieri pomeriggio, dopo quattro giorni di fiera intensi come non ci si sarebbe aspettati. Al di là dei messaggi tecnici, che pure vi racconteremo (seguite il nostro Speciale Fiere in continuo aggiornamento), questa fiera è stata significativa dal punto di vista strategico nel panorama delle esposizioni nazionali e internazionali.
Cos’ha detto CosmoBike Show
Che c’è voglia di fiera, fatta in questo modo e i numeri parlano: circa 60mila visitatori da venerdì a lunedì sono una quantità che mette a tacere molte polemiche. Tanto più quest’anno che CosmoBike è partita un po’ ad handicap, mancando qualche marchio importante che c’era lo scorso anno, alla prima edizione. Eppure le cose hanno funzionato lo stesso e i visitatori erano soddisfatti perché, pur mancando qualche nome importante, hanno trovato tante idee e interlocutori con cui confrontarsi e non è poco. Che poi tra Campagnolo, Shimano, De Rosa ed altri i nomi c’erano pure. E vedere Ugo De Rosa seduto nel suo stand a chiacchierare e stringere mani è stata una delle immagini che più dà senso al significato della fiera fatta in questo modo. Quando mai può capitare di parlare direttamente con chi le cose le fa e le pensa?
I festival della bicicletta sono un’alternativa alle fiere?
Sì e no. Poter provare biciclette e componenti è certamente positivo, tanto più in un momento in cui le novità vengono sempre più anticipate e i negozi fanno sempre meno magazzino (o, meglio ancora, per niente e fare un raffronto tra bici reali diventa sempre più difficile). Per cui la fiera diventa l’occasione per vedere e toccare le biciclette, parlare con chi le produce (o le importa e le conosce bene) e magari provarle nelle aree esterne. E se quella di CosmoBike è un’area ridotta, ma potrebbe crescere e ormai e visto com’è andata quest’anno è molto probabile che lo farà – magari allestendo proprio un padiglione coperto con un percorso da mountain bike praticabile anche se piove, idem per la strada – l’idea del bike festival è certamente allettante ma ha uno sviluppo più locale. Oppure si possono unire le due cose con eventi separati o contemporanei. La stessa Veronafiere ha attivato una collaborazione con il Comune di Verona per la realizzazione del “Festival in bicicletta” (Verona, ex Arsenale, 6-14 maggio 2017), una settimana dedicata alla mobilità elettrica e sostenibile in città.
Cosa avverrà adesso?
Dopo la competizione tra Verona e Padova (con quest’ultima che quest’anno ha lasciato il campo andando definitivamente a trasformarsi in un festival locale (con che pure può avere senso) c’è da registrare l’inserimento del Bike Summer Festival di Parma presso l’autodromo di Varano. Ma non sono e non saranno i soli. L’organizzazione di festival locali (magari ben collegati così da invogliare chi viene da un po’ più lontano) è certamente una formula che piace alle aziende che possono anche organizzarsi con rivenditori locali per coprire gli eventi, ammesso di averne la voglia e con costi sostenibili per tutti (dal sito di Expobici, intanto, è scomparso l’appuntamento toscano sostituito dall’anticipazione di quello siciliano per il prossimo 22-23 ottobre e col rilancio di un evento romano in primavera, chissà) senza disperdersi troppo.
Poi c’è la fiera nelle modalità classiche o ibride come ha confermato di piacere la seconda edizione di CosmoBike Show e le aziende hanno apprezzato sorridendo verso chi non c’era. Anche il lunedì, l’ultimo giorno solitamente dedicato ai negozianti (gli shop sono chiusi) ha visto un’affluenza importante con parecchi “nuovi contatti”. Perché ok la rete vendita consolidata cui si fanno vedere le novità e si firmano i contratti per tempo, ma in fiera c’è sempre il rischio di inciampare in qualche nuova proposta e allargare mercato (per le aziende) e offerta (per i negozi).
Per non parlare poi delle proposte che vanno incontro alla mobilità. CosmoBike si sta segnalando come un punto centrale per chi vuole discutere di mobilità cittadina e turismo (altra industria italiana che dalla bicicletta ha tutto da guadagnare).
La fiera, allora, diventa anche un punto di incontro, con momenti in cui si fanno seminari di aggiornamento su tecnologie e strumenti di vendita che troppi negozianti ancora trascurano segnandosi il destino, ma anche momenti di confronto tra domanda e offerta, con scambio di idee che spesso sfociano in nuove iniziative. In questo senso i negozianti hanno apprezzato di non dover andare fino a Friedrichshafen che sarà pure l’evento di riferimento europeo e non solo, ma decisamente scomodo da raggiungere.
Della fiera tedesca pure si è parlato a CosmoBike Show. Per molti ci sarebbe pure la voglia di avere un riferimento altrove e la proposta di Verona potrebbe soddisfare per molti versi (soprattutto logistici), c’è da crescere ancora molto però. Ma viste le tendenze si può cominciare a pensare in grande.
La parola, a questo punto, è solo alle aziende. Tutti parlano di voglia di fare un evento italiano, ma bisogna mettersi d’accordo lasciando da parte qualche egoismo e alcuni dispetti. D’altra parte l’Italia è sempre guardata dal resto del mondo come il centro del prodotto “bicicletta”. Ma a volte sembriamo non rendercene conto.