13 ago 2019 – Di Pozzovivo, come di tutti i corridori professionisti, certo non si può dire che non sappia andare in bicicletta.
Un professionista fa più di 30.000 chilometri l’anno, tanti sono in allenamento e la strada la conosce bene, conosce le regole del Codice della Strada.
Eppure anche i corridori professionisti sono vittime di incidenti in bicicletta e, badate bene, anche loro quando pedalano da soli.
Ecco, se mai fosse servita, è l’evidenza di un problema che non può più essere ignorato e neanche sminuito o, peggio ancora, spostato sulla vittima. Sì, ci sono ciclisti maleducati che per strada si comportano male, ma le vittime degli incidenti, poi, sono i ciclisti da soli. Vittime – quando si va a vedere le cause dei sinistri – di imprudenza, distrazione, prepotenza, velocità… tutti fattori sufficienti a considerare un automobilista non idoneo alla guida.
Fattori, spesso, alimentati anche da una comunicazione scorretta: e finché la comunicazione di chi vende le automobili parla di libertà come superamento delle regole, fa vedere l’auto come un mezzo per “imporre” la propria personalità e così via… non si va molto lontano (è il caso di dirlo).
C’è da cambiare mentalità. Le automobili sono un mezzo per spostarsi, magari nel comfort, rapidamente nei limiti di legge, ma parlare ancora di auto in termini di velocità rischia di soffiare sull’intolleranza di cui non solo non c’è alcun bisogno, ma diventa pure pericoloso. Episodi di prepotenze ne registriamo tutti i giorni. Non c’è ciclista che, se guarda indietro alle ultime uscite, non ne trova uno nella memoria.
Qualche giorno fa un ragazzo di 25 anni è stato ucciso e lasciato per strada da una ragazza che tornava a casa dopo una serata passata a “far baldoria”, le cronache parlano di lei positiva ai test per droga e alcool che non si è nemmeno fermata a soccorrerlo (come invece ha fatto, per fortuna, l’investitore di Pozzovivo), aggiungendo reato a reato.
Negli articoli riportati sulla stampa la ragazza è stata raccontata come “incapace addirittura di parlare” per quanto accaduto, sotto shock e traumatizzata, lasciando passare una tesi di comprensione portata avanti dal suo avvocato. E quasi dimenticandosi che si stava parlando di una persona accusata di omicidio stradale, omissione di soccorso e positiva a test su alcool e droga. Una persona che, se le accuse saranno confermate, avrà la vita cambiata per la sua distrazione colposa (perché, in quelle condizioni, si è messa alla guida).
Il rispetto delle regole lo fanno anche i controlli. E questo è un altro punto molto grave perché ci si accorge di avere armi poco affilate.
Si riempiono i comuni di deterrenti, come quei bidoni arancioni che simulano un autovelox, ma le pattuglie in strada sono troppo poche. Se non c’è la certezza di essere sanzionati si cadrà nella tentazione di osare un po’ di più.
Cosa si può fare allora? Lavorare sulla prevenzione può essere un primo, utilissimo, passo. È anche il più economico. Chi guida l’auto troppe volte non ha percezione dei pericoli che corre. In molti Paesi vengono fatte vedere immagini drammatiche delle conseguenze di incidenti fin dalle scuole. Si fanno ascoltare testimonianze, esperienze che fanno riflettere e che torneranno in mente o comunque lavoreranno nell’inconscio di chi si mette alla guida. Lo faranno andare un po’ più piano perché istintivamente si penserà che dietro a quella curva può esserci qualcuno, fosse un ciclista o un’altra automobile in difficoltà.
Mancanza di consapevolezza: troppi considerano i controlli anti alcool come dei metodi per “fare cassa” invece che di prevenzione di incidenti. La consapevolezza che alcool e droghe (anche quelle cosiddette “leggere”) siano incompatibili con la guida deve essere cosa acquisita per tutti e non è così che appare attualmente per troppi (che sono pure una minoranza, ma tutti potenziali assassini su strada, se ignorano questa regola e riducono la legge al loro sentire).
Poi non bisogna più tollerare frasi del tipo “però i ciclisti”. Perché quelli maleducati sono anche quelli che si fanno notare di più. Mentre le vittime degli automobilisti sono ciclisti solitari. Andando dietro a questa idea verrebbe da consigliare di uscire solo in gruppo e farsi notare. Ma buonsenso (e Codice della Strada) dicono altro.
Certamente, però, è ora di prendere provvedimenti importanti per la sicurezza su strada.
Guido P. Rubino
Qualche mese fa a Roma un ciclista stritolato dalle ruote di un tir e qualcuno ha sottratto il portafogli dal corpo ancora incastrato sotto l’autotreno. Occorre realizzare km di ciclabili come in trentino non solo l’olanda o i paesi del nord, da noitrentino alto adife hanno realizzato km di piste in cui possono allenarsi anche i professionisti.
Per il modo in cui vengono concepite, realizzate e mantenute le ciclabili da noi (e ti scrivo dalla Lombardia…), le ciclabili (comprese quelle del Trentino Alto Adige) sono assolutamente inadeguate perfino per il flusso cicloturistico, altro che per gli allenamenti!