Cambierà il bonus bici? È possibile ma, lo diciamo subito, se cambia dovrà cambiare in meglio, salvaguardando chi ha già completato l’acquisto.
Tanto per cominciare, qualche giorno fa il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha parlato di un rafforzamento del bonus mobilità (che sarebbe anche la definizione più corretta perché non è rivolto solo alle biciclette) di 70 milioni di euro. È probabile, però, che verranno anche aggiunti dei correttivi per migliorare il senso anche del bonus e renderlo più efficace. Allo stato attuale, si corre il rischio che la misura si trasformi in un click day dove l’enorme richiesta potrebbe esaurire la somma a disposizione in pochissimo tempo e lasciare a bocca asciutta molti che, pur avendo diritto al bonus si troverebbero tagliati fuori per esaurimento dei fondi.
Di questo abbiamo parlato con l’Onorevole Diego De Lorenzis, vice presidente della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati e molto sensibile al tema della mobilità e della sicurezza stradale di cui si occupa da 8 anni in Parlamento (si muove regolarmente in bicicletta a Roma) e per cui sta lavorando da ben prima dell’emergenza Covid-19. Lo abbiamo sentito prima dell’annuncio del Ministro Costa sull’aumento di altri 70 milioni di euro nell’operazione.
«Quello che sto facendo – ci ha spiegato – è un lavoro a stretto contatto con tutti i portatori di interessi, i Comuni, le associazioni di cittadini, i rappresentanti di categoria della filiera e ovviamente con il Ministri di riferimento, quello della tutela ambientale e quella alle infrastrutture e ai trasporti, per valutare costantemente la situazione. Le previsioni di vendita delle biciclette stimano che la capienza del provvedimento attuale (120 milioni di euro, ndr) potrebbe essere insufficiente.
«Tra l’altro – prosegue – non è stata fatta alcuna riserva di quota per i servizi di sharing pure inclusi nel provvedimento e le compagnia che li gestiscono hanno già rivisto le loro offerte, con un prodotto a tariffa flat annuale, proprio per venire incontro alle possibilità del provvedimento»
Ma si stanno cercando di reperire altre risorse per soddisfare la domanda. Ci saranno cambiamenti in corsa?
«In realtà era prevedibile che così come è stata organizzata la misura potesse avere una portata enorme sulle vendite ma più limitata sulla mobilità quotidiana. Ad esempio, personalmente non avrei incluso le biciclette muscolari e avrei favorito solamente la mobilità elettrica che è quella che può davvero fare la differenza rispetto alle automobili in molte città e su cui il prezzo di acquisto può costituire una difficoltà. Però comprendo anche le ragioni di necessità, in questo momento storico di forte sofferenza di tutte le imprese italiane, di voler tutelare la produzione italiana che rappresenta una eccellenza e un primato di export in Europa.
«Cambiamenti in corsa non se ne faranno, almeno in questa fase 1 (cioè prima che sia attiva la piattaforma online, ndr) dovremo garantire che quanto promesso viene rispettato, anche perché si rischia di confondere i cittadini. Invece ritengo che sarebbe utile valutare delle modifiche nella fase 2 del provvedimento».
Di che tipo?
«Nelle proposte di modifica che sto cercando di portare avanti per evitare l’effetto clic day vorrei che il finanziamento fosse spalmato pro quota mese. In questo modo ogni mese si potrebbe avere a disposizione una quota certa per chi vuole richiedere il bonus».
Modifiche anche nella quota del contributo?
«È un’ipotesi. Per coprire più persone possibili sarebbe logico abbassare un poco la percentuale ma con lo stesso tetto massimo del contributo, magari chiedendo alle aziende di dare anche loro un aiuto come avviene nel settore automotive. Ad esempio lo Stato potrebbe dare un 30 per cento e il 10-15 per cento essere a carico delle aziende produttrici e della rete di vendita.
«In questo modo, oltre a soddisfare un numero maggiore di richieste a parità di risorse, si induce all’acquisto di biciclette di maggiore qualità, quindi privilegiando le bici prodotte in Italia e in Unione Europea, rispetto a quelle prodotte al di fuori dei confini europei. Auspico inoltre che il bonus possa essere esteso ai kit di conversione da bici muscolare ad elettrica, ai carrelli per il trasporto di minori e riservata una quota per le cargobike. Tra l’altro questo bonus nasce come estensione del Decreto Clima, per le aree sottoposte a infrazione europea per la qualità dell’aria».
Modifiche anche sui tipi di biciclette beneficiari del bonus?
«La norma al momento parla di genericamente di acquisto biciclette, ma ho fatto presente ai ministri la possibilità di storture e frodi che possano derivare dall’inclusione dell’usato. A mio avviso andrebbero esplicitamente escluse».
C’è il rischio che i soldi stanziati non vadano effettivamente ad aumentare i ciclisti urbani
«La norma non è perfetta e non è tarata esattamente su chi usava il trasporto pubblico, ma va nella direzione di alleviare la circolazione stradale nei centri a maggiore densità abitativa che potrebbero avere i maggiori problemi dalla contrazione dell’offerta e della capacità del trasporto pubblico urbano. Di contro ha il pregio di essere snella e di immediata interpretazione sia nella scrittura del decreto di attuazione sia rispetto alla verifica dei requisiti dei beneficiari e in questo momento serviva avere rapidità per rendere concretamente fruibile l’incentivo. Per questo si sono cercati parametri semplici, così da poter arrivare con una situazione ben definita prima del mese di settembre con la riapertura delle scuole. Ma per incrementare davvero il numero di ciclisti quotidiani ho portato all’attenzione del governo, per anticiparle, delle modifiche che avevo avanzato nel testo di legge in discussione al Parlamento sul Codice della Strada: dal doppio senso ciclabile all’uso promiscuo delle corsie riservate al trasporto pubblico e agli interventi di moderazione effettiva della velocità. E la cosa non è molto semplice perché, ad esempio, anche nel Ministero alcune volte si incontrano forti resistenze. Ad esempio, oggi il doppio senso ciclabile è già ammesso in strade con larghezza molto ampia ed è un errore visto che l’idea è proprio di favorire la mobilità nelle vie strette, dove la velocità veicolare è gia ridotta».
Oltre all’acquisto va incentivato l’uso della bicicletta
«Ci sono diverse soluzioni possibili, compresa la promozione e l’adozione da parte di aziende e amministrazioni locali di piattaforme che incentivino il riconoscimento chilometrico. Le esperienze sono ancora troppo rare nel nostro Paese nonostante il Ministero dell’ambiente avesse gia nel 2016 stanziato alcune decine di milioni di euro per i programmi sperimentali casa-scuola e casa-lavoro. Poi, oltre alla insicurezza stradale, c’è anche il pericolo di furto della bicicletta che è spesso un deterrente all’utilizzo su cui bisogna intervenire prevedendo la diffusione capillare di rastrelliere e velostazioni.
«Secondo me vale la pena poi insistere su alcune altre misure che non sono presenti nel Decreto attuale, compresa la defiscalizzazione come benefici aziendali che può portare all’acquisto e all’uso della biciclette su invito diretto del datore di lavoro come welfare aziendale per aumentare benessere e produttività. Ma anche ragionare se estendere per i prossimi anni il bonus in questa forma o andare verso un sistema di detrazione dalla dichiarazione dei redditi, cosa non fatta ora perché l’idea era di immettere soldi subito piuttosto che come sconti più avanti.
Un buon incentivo sono intanto le bike lane e le case avanzate
«Sì, le corsie ciclabili e le strisce di arresto avanzate agli incroci semaforici sono due misure per realizzare facilmente e con costi ridotti, percorsi sicuri e diretti per la mobilità con bici e monopattini: andrebbe previsto, come chiesto da Anci, che nel Decreto Rilancio ci fossero risorse straordinarie per consolidare la rete di ciclabili di emergenza. Quelle che stanno facendo oggi vengono finanziate spesso prendendo soldi dalle piste ciclabili già definite. E si tratta comunque di corsie, che al pari di quelle veicolari tradizionali, sono sottoposte a riverniciatura periodica essendo costituite solo da segnaletica orizzontale, altrimenti rischiano di sparire. Inoltre la formulazione nel decreto rilancio delle corsie ciclabili, andrebbe estesa alle strade extraurbane, come avevo proposto nelle modifiche del codice della strada.
Contemporaneamente e in modo complementare, bisogna ragionare sul finanziamento, il potenziamento e l’estensione delle piste ciclabili già previste nei pums (piani urbani della mobilità sostenibile).
Guido P. Rubino
Dovendo essere approvato dal parlamento penso che si possa imporre nella richiesta del contributo una dichiarazione che il mezzo acquistato venga utilizzato principalmente come mezzo di trasporto. Questo senza nessun vincolo ma come patto tra cittadino responsabile e stato maturo.
Questo perchè il mezzo potrebbe essre utilizzato solo come mezzo di svago vanificando di fatto lo scopo del contributo che è quello di avere qualche auto in meno in circolazione in favore dell’ambiente.
Potrei usare il contributo per una bici da corsa per fare le pedalate domenicali o una mountan bike per lo stesso scopo. Mi domando perchè dovrei avere un contributo in questo caso.
La bicicletta muscolare é e deve rimanere nel decreto mobilità inquanto é il mezzo 100% ecologico più efficiente