Che record, che ripresa, che vittoria. Oggi Cavendish è stato più bello di tutti prima ancora che più bravo. Ammettiamo di averlo tifato anche noi. E come fai a non far festa per un record così. Volata predestinata ma chi pensava a lui?
Dopo tre anni Mark Cavendish è tornato alla vittoria al Tour de France.
Dal pascolo, al trotto, al galoppo il gruppo ci ha messo circa 150 chilometri. Non fosse stato per due staffette coraggiose come Matteo Vercher e Clément Russo, oneste seconde file a fare da uomini immagine per chi gli paga lo stipendio, la cronaca di questa tappa sarebbe più piatta dell’altimetria che pure due gran premi della montagna di quarta categoria li prevedeva.
A 35 chilometri dal traguardo sono solo stati ripresi i due fuggitivi. Unico brivido un cartello spartitraffico evitato in maniera miracolosa da Pogacar (non quelli dietro, però) che ha salvato la maglia gialla da un bello schiaffo e chissà cos’altro. Gli unici rischi di questa tappa sono stati sopratutto questi sparti traffico messi senza troppo preavviso e anche un po’ nascosti a confidare in qualche miracolo.
Le gambe di Cavendish
L’immagine del velocista dell’Astana è ancora ferma a quella prima giornata di sofferenza e tempo nemico. Lui, piano piano, ha superato la crisi e lo abbiamo visto sorridere più volte nelle ultime tappe. Un’iniezione di fiducia per lui a prescindere dalle gambe.
E se gli fate un’iniezione di fiducia, a uno così, vi ripaga nel modo giusto. Che sprint!
Ha scelto le ruote giuste, nel finale ha abbandonato il treno dei suoi per seguire i corridori della Alpecin con l’occhio attento e preciso dei tempi migliori. Oggi anche le gambe.
Classifica
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