31 dic 2018 – Per Chris Froome ha dovuto fargli un pantaloncino speciale, con quadricipiti prominenti solo nella parte iniziale, ma che diventano fuscelli nei 15 centimetri in basso, quelli più vicini alle ginocchia; la maglia di Wout Poels, invece, glie l’ha fatta con un giromanica da 23 centimetri che è quasi quella di un bambino, ma lunga il doppio rispetto a quella di un ciclista normale, visto che il braccio dell’olandese è sette centimetri più lungo rispetto alla media. Geraint Thomas? No, per lui, il vincitore del Tour de France, il vestiario da corsa è quello da cicloamatore normale, ovviamente allenatissimo, ci mancherebbe, ma con misure affini a quelle delle normali taglie che si trovano sul mercato.
All’interno di Castelli Andrea Peron è quello che più direttamente segue il team Sky per quel che riguarda l’abbigliamento. Da quando, due anni fa, il marchio italiano è al fianco del big team del ciclismo internazionale, per lui i viaggi in giro per il mondo sono raddoppiati, appunto per soddisfare al meglio le esigenze di un team che superpignolo e meticoloso lo è anche per quel che riguarda cosa mettere addosso ai proprio corridori:
«Più che pignoli direi che i corridori Sky sono sensibili – ci dice Andra Peron durante il primo ritiro che il team inglese ha organizzato sull’isola di Maiorca, la scorsa seconda settimana di dicembre – Sono sensibili ad avere il prodotto giusto, perché sanno che, ad altissimo livello, il risultato finale è dato anche dalla somma di piccoli dettagli messi assieme, che, se riesci a farli collimare hai un guadagno che seppur minimo può farti fare la differenza».
Aerodinamica, protezione e vestibilità (intesa quest’ultima come insieme di traspirazione e comfort) sono nell’ordine i tre requisiti sui quali il Reparto Ricerca e Sviluppo della Castelli investe di più nel momento di dar forma ai capi da dare in uso al Team Sky, gli stessi che devono necessariamente essere disponibili sul mercato. Da qualche anno, infatti, una norma Uci impone alle aziende che vestono i pro di fornire loro capi che siano commercializzabili e che perlomeno vengano messi in vendita non oltre sei mesi dopo che i corridori li hanno utilizzati in gara. «I tessuti, i fondelli, e le soluzioni tecniche che utilizziamo sui capi forniti al Team Sky sono esattamente gli stessi che si possono trovare sui capi della nostra collezione per il pubblico», ci dice Peron «la sola differenza è che per alcuni corridori, e più precisamente per circa il 50 per cento del team, i capi sono costruiti su misura, mentre tutti gli altri utilizzano le taglie standard, uguali a quelle che si possono trovare in negozio».
Diversamente da quel che si potrebbe pensare l’affiancamento di una “corazzata” come la Sky non è legata soltanto a finalità economiche:
«Più che altro, il valore aggiunto di essere sponsor di una squadra come questa è avere a disposizione un gruppo di atleti che ci aiuta a sviluppare, migliorare e ottimizzare i nostri progetti, a creare nuovi filoni di sviluppo nel settore dell’abbigliamento tecnico per il ciclismo di altissimo livello».
Ci sono corridori più sensibili in questo senso? «Sì, mi viene in mente Kwiatkowski, lui è uno dei più bravi e a suggerirci quali accorgimenti utilizzare e quali soluzioni preferire. È per questo che proprio su di lui e su Chris Froome, quest’anno abbiamo realizzato dei manichini che ci servono come base della nostra ricerca aerodinamica. Di questi ultimi Cyclinside aveva già parlato qui. Quei manichini, oggi, sono nel polo di ricerca presso l’Università norvegese di Scienza e Tecnologia di Trondheim, con cui Castelli collabora già da due anni, soprattutto per quel che riguarda gli aspetti aerodinamici legati ai capi che sviluppa. Grazie alla collaborazione con il polo di ricerca norvegese è nato il famoso body da cronometro che il team Sky utilizza da due stagioni di anni, quello che nel corso di questi due anni è stato implementato già tre volte.
Durante il primo ritiro collegiale a Maiorca Peron ha effettuato le rilevazioni di inizio stagione, ha verificato le quote antropometriche degli atleti che conosceva già e “misurato” i nuovi, per fornire loro tutto l’equipaggiamento che merita un team di questo livello. Volendo fare una somma dei diversi capi che nel 2019 Castelli fornirà al Team Sky, il totale dei vari articoli è di ben 63 unità. Per cominciare dai pantaloncini corti, gli “Sky” hanno cinque diversi modelli: «C’è quello più comune che viene utilizzato nel 60, 70 per cento delle corse spiega Peron – poi c’è quello per il caldo torrido e ancora quello per l’inverno. C’è inoltre il modello per le gare sotto la pioggia e quello per il freddo asciutto».
Calzamaglie? Di tre tipi: «Quella per il freddo intenso, con la parte anteriore in tessuto Windstopper e parte posteriore impermeabile, e ancora quella per le mezze stagioni chiamata Sorpasso. Poi c’è la Lightweight Rain, che è sviluppata sulla base del pantaloncino antipioggia, ma ha una parte inferiore con tessuto più leggero». I corridori preferiscono più la calzamaglia o i gambali? «Generalmente i gambali, perché li sfili facilmente in corsa, magari quando corri che in partenza fa sei gradi e alle due del pomeriggio ci sono dieci gradi in più. Ma ci sono delle eccezioni, ad esempio Chris Froome, che le calzamaglie le usa spesso anche in corsa, soprattutto quando fa molto freddo».
Passando alle maglie a maniche corte, i corridori hanno tre diverse opzioni per gareggiare: «La Aerorace è generalmente il modello più usato, poi c’è la Climber, realizzata in un tessuto leggerissimo e quindi adatta per il caldo. Infine, la Midweight ha un tessuto più pesante, adatto alle corse di inizio stagione». Ideale per le competizioni che si svolgono con il freddo è anche il Cold Weather Suit, lo speciale capo inserito nell’altrettanto ricca linea di body da gara della Castelli: unisce maglia e pantaloncino in un capo unico, con un innovativo sistema di chiusura della maglia e con qualità di vestibilità che sono molto apprezzate dagli “Sky”: «Il Cold Weather Suit è il body più adatto per il freddo. Quando la temperatura si alza i corridori usano invece il body Sanremo, se invece fa ancora più caldo passano al Froomey Suit, che è in pratica una combinazione del pantalone leggero Inferno e della maglia leggera Climber. Ai corridori piace molto il body. Soprattutto quando fa caldo, lo preferiscono alla classica accoppata “maglia+pantalone”». Senza dimenticare che non abbiamo ancora parlato del body “classico”, quello da cronometro? «Sì, quello però è un modello solo, ma è il capo della Castelli che viene aggiornato di più e con più frequenza».
Ancor più articolato il capitolo “giubbini”: in questo caso i corridori hanno a disposizione ben cinque articoli della famiglia Gabba, pensata per proteggere dalla pioggia e per assicurare anche un buon isolamento termico. A questa si aggiunge l’Alpha Ros Jacket, un giubbino innovativo e versatile, adattabile facilmente a differenti condizioni atmosferiche. C’è infine l’altrettanto ricco repertorio di accessori: dai manicotti corti ai due tipi di ginocchiere e di gambali (una più pesante e una leggera), le due mantelline antipioggia (entrambi con membrana impermeabile Gore Tex), i cinque modelli di guanti a dita lunghe e i due estivi a dita corte, il guanto da cronometro, i cinque copriscarpa e i due calzini, quello estivo e quello invernale.
Insomma, per i corridori il guardaroba fornito da Castelli è ricco, eppure i corridori sanno bene cosa utilizzare in base alle diverse condizioni metereologiche: «Noi di Castelli diamo ai corridori indicazioni su quali sono i migliori capi in base alle diverse condizioni che trovano, ma poi alla fine ognuno è libero di usare ciò che preferisce, di farlo in base al feeling personale, al grado di sopportazione del caldo e del freddo e in fondo anche in base alle mode».
Il taglio di maniche e pantaloncini è esemplare in questo senso: «Se negli ultimi anni i pro vestono sempre di più con maniche corte che arrivano quasi al gomito e con pantaloni che toccano quasi il ginocchio è sia perché sanno che il tessuto di una maglia tecnica è generalmente più aerodinamico rispetto alla nuda pelle, sia perché quello è ciò che vuole la moda del momento. Oggi ai corridori piace vestire così, mentre invece quindici, venti anni fa era di moda il pantalone corto più corto oppure il calzino con il collo più baso. Chissà, forse tra vent’anni torneremo a quelle abitudini e tutti faranno così…. Del resto – continua Peron – il migliore coefficiente di aerodinamica nell’abbigliamento tecnico del ciclista lo ottiene non solo grazie al tessuto in sé, ma anche dal modo con cui questo tessuto si combina con le altre porzioni del capo, ad esempio non deve tirare toppo da un lato lasciando lembi svolazzanti dall’altro, che finiscono solo per creare turbolenze».
Non solo: la valenza aerodinamica di un capo è influenzata molto anche dall’anatomia corporea del corridore, da come questo si pone sulla bicicletta e persino dalla cadenza di pedalata che sta utilizzando in quel momento. È intersecando questa mole estremamente ampia di fattori che Castelli continua a fare ricerca su come rendere un capo il più filante possibile rispetto all’aria che lo colpisce. La ricerca è condotta con i software di simulazione CFD e poi con i test in galleria del vento, con i feedback dei corridori e non da ultimo con quel che l’industria dei tessuti mette a disposizione in quel momento. Ma i responsabili della Castelli non negano che nella bontà tecnica – in particolare quella aerodinamica – di un capo – c’è anche un po’ di empirismo: sì, perché a volte i risultati migliori si ottengono utilizzando soluzioni che mai e poi mai si sarebbero credute premianti dal punto di vista del CX.
All’ultimo Tour de France ad esempio, si è capito che la soluzione aerodinamica migliore del body da cronometro la si otteneva accoppiando il tessuto di quel capo con il tessuto della maglia intima sottostante. È nata così la versione più aggiornata dello Speed Suit, la stessa che tra qualche mese potrebbe conoscere una versione ancor più evoluta, sempre sulla base delle indicazioni e dei feedback ricevuti durante l’ultimo Tour de France. Per capire di cosa si tratta non resta che essere attenti a vedere con attenzione cosa gli Sky avranno addosso nelle prossime gare contro il tempo…
Maurizio Coccia
Articolo molto molto interessante. Non avrei mai pensato ci fosse tanta ricerca dietro l’abbigliamento tecnico!