3 lug 2017 – È salita forte la polemica sul body utilizzato dai corridori del Team Sky nella prima tappa del Tour de France 2017, la cronometro. Sotto accusa sono le placche inserite sotto l’abbigliamento in prossimità delle spalle e delle braccia che qualcuno ha indicato come poco regolamentari.
Mentre la questione verrà risolta da chi di dovere nella commissione tecnica, noi siamo andati un po’ ad approfondire il discorso sull’efficacia di quella lavorazione.
Abbiamo chiesto un parere a un esperto amico e “neutrale” sulla questione: il prof. Luca Bartoli. Ecco cosa ci ha risposto:
«Ad oggi non mi è dato conoscere i dettagli dello studio, ma così a prima vista si tratta di un principio ben noto nel mondo automobilistico, ossia quello dei generatori di vortici. Vista la posizione delle micro deformazioni, direi che si basa su un fenomeno fisico che permette di distaccare il flusso di contatto dell’aria dalla superfice del materiale del body attraverso microvortici controllati che fungono da cuscinetti d’aria (la lycra non ho un buon coefficente di superficie infatti nel K1 con gli sci si usa una pelle sintetica “pelle d’uovo” proprio perché la lycra non dà garanzie).
«Ovviamente qui bisogna valutare i test per l’eventuale guadagno aerodinamico. Il principio ci può stare, il risultato potrebbe essere variabile ma difficile da dirsi senza numeri alla mano, dipende molto anche dal grado di elasticità del materiale prima e dopo la “placca”. In questo particolare caso il quadagno è direttamente proporzionale alla velocità mantenuta ed al fatto che il soggetto non si muova (la rigidità è l’elemento più importante per il funzionamento di questo principio)».
Per ora ci fermiamo qui. I responsabili di Castelli che avevamo contattato appena visto il body della Sky ci hanno rimandato a un’attesa: al momento non dicono niente.
Redazione Cyclinside