30 ott 2017 – A Milano, domenica 29 ottobre, ha pedalato la cultura ciclistica. In tutti i sensi. Difficile fare un paragone con altre manifestazioni quando si va dal Vigorelli al Ghisallo. Una corda che unisce due monumenti del ciclismo. Uno dove sono state scritte tante pagine di storia ciclistica, un altro che la racconta, con pezzi unici e raccolte che vengono a vedere da tutto il mondo (meno dall’Italia, visto che nel boom di visite: più 30 per cento rispetto al 2016, il 60 per cento sono stranieri, tra cui spiccano 900 australiani).
Si parte così, appuntamento alle otto e via alle nove di un giorno che si dorme un’ora in più con il ritorno all’ora solare. 295 iscritti sulla carta, molti di più al via perché “tanto ti puoi aggregare” anche se per i non iscritti non c’è la colazione offerta da Upcycle insieme a Faema all’interno del Vigorelli e nemmeno il panino con visita al Museo del Ghisallo. Alla fine saranno stati circa 400 in tutto a pedalare su un percorso senza frecce ma con tracce gps chiare, mandate nei giorni scorsi per email. Ecco, una manifestazione particolare pure per questo, alla fine si contava chi ha fatto più chilometri. Un bel lavoro fatto dal Comitato Velodromo Vigorelli, organizzatore e promotore della manifestazione assieme proprio al Museo del Ghisallo con Upcycle e il supporto di Titici, Faema e 3T.
Un numero di partecipanti importante per un’iniziativa bella e con un fine nobile: rilanciare due belle realtà del ciclismo italiano.
Il Museo del Ghisallo ormai è ripartito bene e sta funzionando alla grande, merito del suo prestigio e soprattutto di chi ci sta lavorando su, a cominciare da Antonio Molteni e Carola Gentilini, rispettivamente presidente della Fondazione Museo del Ciclismo Madonna del Ghisallo e direttrice del museo.
Il Vigorelli è all’ultimo chilometro di una gara in cui per un bel po’ si temeva che nemmeno si partisse e ora, invece, è tutto pronto, salvo impigliarsi in burocrazie e qualche egoismo. Ma si va avanti e la voglia di pedalarci dentro c’è, comprese le aperture al pubblico per chi voglia partecipare a sessioni di prova e di allenamento (seguite la pagina Facebook per gli aggiornamenti su date e aperture). Se solo Milano scoprisse quanto sono affascinanti le gare su pista non ci sarebbero più problemi di burocrazia ma solo un business pazzesco e tanto ciclismo. Ci arriveremo, scommettiamo?
Intanto si è pedalato da un posto all’altro, con rientro a piacere: chi in bici, chi in treno, chi organizzato in qualche modo. Un riassunto perfetto di modi di andare in bicicletta differenti: dal ciclista super allenato al cicloturista. C’erano persino due con bici a scatto fisso che “tanto la salita del Ghisallo da quella parte lì è facile” e beati loro. Uno con la cargo bike. Una babele di interpretazioni della bicicletta e anche di lingue, c’era più di uno straniero. Lungo la strada un fiume di ciclisti da coinvolgere nell’avventura e si è finito pure per dare assistenza a chi era rimasto senza camere d’aria di ricambio anche senza essere iscritto. Spirito del ciclismo che ci piace.
Arrivati al Ghisallo c’era il Museo da visitare e alcune novità. Una consegna commovente della maglia di Michele Scarponi e le premiazioni a estrazione di prodotti offerti da 3T. Chiacchiere di ciclisti, vento che porta via e spinge di nuovo a valle ad aspettare un altro anno, magari con nuove cose da raccontarsi.
La Vigorelli- Ghisallo è giovane e già forte. È pure una bella speranza per il futuro. Il ciclismo quando si fa e si racconta bene, attira da matti.
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Guido P. Rubino