Tra le tante ipotesi quella che abbiamo appena scritto non è certo la più strana. Anche perché ad enunciarla non è uno qualsiasi, ma Sandro Donati, l’ex allenatore di atletica, ora consulente della Wada, che ha partecipato allo spettacolo teatrale: “Avrei voluto essere Pantani” di Davide Tassi, e la regia di Francesca Rizzi, nel ruolo di… se stesso.
Un riassunto totale della carriera di Pantani quello messo in scena dal bravo Davide Tassi, a interpretare il sentimento di entusiasmo, stupore, delusione e rabbia che ha accompagnato la carriera del pirata e il suo triste declino.
Tanta delusione e rabbia che non si accontentano di chiacchiere, articoli e libri, ma vogliono sapere di più partendo dal parere di un esperto dell’argomento.
Ed è nel corso del suo intervento, un’intervista sapientemente inserita nello spettacolo, che Donati fa la sua ipotesi:
«Quel giorno gli ispettori UCI arrivarono con grande ritardo a causa di un incidente trovato lungo la strada. Questo potrebbe aver causato la rilevazione dell’ematocrito a quasi 53 punti percentuali di Marco Pantani.
«In quegli anni – prosegue Donati – l’uso dell’epo era molto diffuso, al punto che i corridori misuravano di continuo i propri valori per non incorrere in squalifiche (l’epo non era ancora rilevabile all’antidoping). Quando si trovavano valori fuori norma utilizzavano un fluidificante per passare indenni le analisi del sangue. Il problema è che questo fluidificante aveva una durata limitata nel tempo. Durava venti, trenta minuti, poi i valori tornavano ad essere quelli originali. Nel caso di Pantani potrebbe essere successo qualcosa del genere».
Lo spettacolo di Davide Tassi era una delle attrattive messe in scena dal bravo Claudio Terenzi nel giorno della vigilia della Granfondo dei Laghi – Città di Campagnano di Roma.
Davide Tassi (anche in apertura) durante la sua performance
Guido P. Rubino