di Guido P. Rubino
18 feb 2021 – Alex Schwazer non sarà un santo, ha fatto errori, in passato anche commenti discutibili, ma oggi merita le prime pagine di tutti i giornali e tante scuse neanche bastano. Perché spesso fa notizia l’accusa e non l’assoluzione, col risultato di lasciare un’ombra su chi ha subito ingiustamente, si è difeso ed ha avuto ragione.
Oggi tocca ad Alex Schwazer e occorre dargliene atto. L’accusa iniziata con quel prelievo, il primo gennaio del 2016 che portò l’atleta azzurro di nuovo nel baratro, è risultata infondata. Anzi, peggio: c’è stato un complotto per screditarlo.
Cinque anni fa quelle accuse erano sembrate pure credibili: era il ritorno di un atleta da una squalifica per doping. Sembrava incredibile che ci ricascasse subito, si parlava di mele marce… e invece no. Quindi doppie scuse. Schwazer era stato squalificato già nel 2012, per epo. Squalifica che gli costò anche la cacciata dall’arma dei Carabinieri, per cui gareggiava. Il suo rientro alle competizioni era stato “benedetto” da Sandro Donati (foto d’apertura), il preparatore che, proprio in fatto di doping, ha una storia da raccontare e che ha raccontato. Al punto che il suo primo libro (Campioni senza valore) fu fatto sparire dalle librerie perché troppo scottante visto le nefandezze che denunciava. È invece reperibile il secondo libro “Lo sport del doping” (Gruppo Abete, 2012) che vale la pena leggere. In questo volume, tra l’altro, si riprendono anche cose dette nel primo libro che, in tempi di internet, è abbastanza facile trovare online oppure direttamente in questo articolo in cui avevamo già parlato del caso Schwazer ai tempi in cui era stata comunicata la positività.
Già al momento della positività del 2016 a più di qualcuno venne in mente il sospetto di un’azione contro l’atleta e, soprattutto il suo preparatore (e non sarebbe stata nemmeno la prima volta che un atleta di Donati positivo per mettere in cattiva luce il preparatore: il racconto sull’episodio che ha riguardato l’ostacolista Di Terlizzi è inquietante) e la vicenda, in questi anni, è stata seguita da vicino proprio per le ombre che mostrava.
Quindi tiriamo una riga e ripartiamo dall’inizio. Ma col dubbio che nella Wada ci siano giochi di potere che fanno tremare tutto il sistema. E allora diventano ancora più veri gli allarmi lanciati, negli anni, da chi vede identificare il controllato nel controllore. La credibilità ora è davvero da ricostruire visto che la situazione è quanto meno inquietante e riguarda tutto il mondo dello sport.