di Maurizio Coccia (foto Omar De Lazzari)
Probabilmente in pochi se ne sono accorti (FCI compresa, che nonostante l’evento fosse sotto la sua egida, ha dato visibilità alla cronaca solo cinque giorni dopo), ma lo scorso 19 giugno a Mantova si è svolto il Campionato Italiano di bici a scatto fisso.
Le scatto fisso sì, quelle che danno vita a competizioni spettacolari, adrenaliniche, avvincenti e emozionanti; quelle che si corrono con bici senza freni e senza ruota libera, che si disputano su circuiti cortissimi fatti di curve e controcurve, dove devi continuamente rilanciare e poi subito rallentare solo con la sola forza delle gambe, dove devi “pennellare” ogni piega rasentando quasi l’asfalto con il pedale.
Le competizioni con bici a scatto fisso – o per dirla in modo anglofono le “fixed” – sono spettacolo allo stato puro, e se ancora non sfondano rispetto ad altre discipline più classiche e “convenzionali” del ciclismo è solo perché non le si riesce a far uscire dalle piste ricavate nelle periferie delle città, spesso da desolate zone industriali o suburbane, assegnando loro location che le lancerebbero e farebbero conoscere come meritano: i centri cittadini.
Tant’è, pure a causa delle restrizioni Covid, l'”italiano” fixed 2021 è stato confinato in un contesto che – seppur notevole da un punto di vista tecnico – è stato per forza di cose povero di pubblico. I rider hanno gareggiato nel kartodromo al coperto House of Karts, di Bagnolo San Vito, su di un circuito corto, nervoso e tecnico (meno di 1000 metri a giro e quasi venti curve a tornata!) che ha consigliato gli organizzatori della ASD Windbreaker di mutuare dalle famosissime Rad Race tedesche la formula tecnica della competizione: in queste gare i rider ingaggiano sfide che passano dalle batterie alle finali, su di un circuito corto e nervoso, dove i rider si sfidano con il criterio “l’ultimo ad ogni giro viene eliminato”, simile all’australiana sia pista.
Cosa serve nelle gare fixed
Allenamento, equilibrio, tecnica e acume tattico si fondono in queste prove che durano al massimo un quarto d’ora e che sono un concentrato di spettacolo e adrenalina anche per chi è a bordo pista a guardare: a Mantova a vincere tra gli uomini è stato il laziale Stefano Capponi (Pro Bike Riding team di Roma), che nelle batterie eliminatorie ha prima calibrato il tiro e affinato le scelte tecniche sul mezzo, per poi entrare nella finale ristretta a solo otto corridori.
Scelte tecniche vincenti
Sì, perché qui indovinare o sbagliare anche di un pelo il set-up della bici può essere determinante. Capponi – che a Mantova ha bissato il tricolore “fixed” vinto ad Ostia nel 2019 – a Mantova ha montato tubolari con sezione 28 millimetri e pressione relativamente bassa rispetto a quel che potrebbe accadere su una normale bici da strada: «Ho gonfiato le gomme a cinque atmosfere, sia avanti, sia dietro – ci spiega Capponi -. Era quel che serviva su questo circuito che aveva un fondo con un’aderenza eccezionale, visto che qui corrono di solito kart elettrici, per questo l’asfalto era levigato e secco, senza traccia di grasso». Moltiplica fissa? Sulla sua rigidissima bici in alluminio Capponi ha scelto una corona da 46 e un pignone da 16 denti: agli stradisti o a i biker potrebbe sembrare corto, invece in una specialità come è lo scatto fisso è anche oltre i consueti canoni: «Forse sono stato il finalista che ha scelto la moltiplica più lunga, ma alla fine è stata la migliore per me e per il tipo di percorso, un percorso tutto da guidare, dove si trattava di frenare e continuamente rilanciare, condizioni ideali per me».
Più che la velocità, a fare la differenza a Mantova è stata la tecnica di guida, la precisione a “pennellare” ogni curva: «Qui, se guadagni anche solo cinquanta centimetri ad ogni curva, ad ogni giro è un bel bottino: spiega ancora Stefano – che con le gambe e con la testa ha sbaragliato la concorrenza agguerrita degli otto finalisti, dove a far più paura erano gli “specialisti” del team T°Red Factory Racing, equipaggiati per l’occasione con un nuovo avveniristico modello di fixed. Lo stesso è stata una delle carte vincenti di Francesca Selva, anche lei del T°Red Factory Racing, che sulla Speedway Kartodrome (ne abbiamo parlato qui) ha vinto il tricolore fixed tra le donne davanti a Paola Panzeri (UC Comense) e Jasmine Dotti (Ride Like a Mummy).
Tra gli uomini, invece, la Kartodrome è servita a poco, più che altro perché nel tentativo di inseguire uno scatenato Capponi, alcuni dei rider del T°Red Factory Racing si sono intralciati a vicenda finendo a terra, spianando così al laziale la strada per un meritatissimo successo. Alle spalle di Capponi sono dunque finiti nell’ordine Francesco Martucci (Team Supernova Factory) e Alessandro Mariani (T°Red Factory Racing).
Dopo l’Italiano? Il vuoto
Disputato l'”italiano”, il calendario “fixed 2021 torna ad essere desolatamente vuoto, senza una prova ufficiale in calendario: «Purtroppo per questo 2021 non c’è nulla si programmato – ci spiega Enrico Biganzoli, referente per le scatto fisso all’interno della Federazione Ciclistica Italiana -. Dopo una lunga e obbligata sosta siamo ripartiti proprio con questo Campionato italiano di Mantova sperando di rimettere in piedi qualcosa per il 2022. Il grosso problema del movimento fixed è che manca uno sponsor che sostenga gli eventi e circuiti, come era tra anni fa quando c’era il circuito Red Hook (che ora non esiste più ndr) e c’erano molto più interesse e sponsor attorno al movimento».
Così, al momento gli appassionati di fixed si devono “accontentare” di allenamenti collettivi autogestiti nelle zone industriali e suburbane, che spesso e volentieri si trasformano in competizioni “abusive”…. Peccato, perché una specialità così tecnica e spettacolare meriterebbe sicuramente maggiore dignità, maggiore attenzione e visibilità.
23 giu 2021 – riproduzione riservata