21 gen 2020 – Le immagini dal Tour Down Under sono l’occasione per le prime note tecniche di stagione. Intanto mettiamoci l’anima in pace: chi pensava che il 2020 fosse l’anno della svolta definitiva verso i freni a disco deve ricredersi. Non sarà così. Non è così, almeno al momento.
Se alcune squadra hanno fornito ai corridori solo biciclette dotate di freni a disco, altre hanno voluto (e, soprattutto, potuto avere) anche biciclette tradizionali. Nella carrellata di foto della prima tappa (vinta da Bennet, su una Specialized dotata di dischi) si vede un po’ di tutto: per ora rifiuto totale da parte della Ineos (Pinarello). Le Specialized di Bora e Deceunink sono tutte con i dischi. La UAE sembra avere tutte le Colnago con freni tradizionali. Soluzioni miste per le Giant della CCC, ad esempio… insomma, i corridori ci sono più o meno.
Andando a pescare nella memoria sembra lo stesso scetticismo del passaggio dai pedali a gabbietta a quelli a sgancio rapido. Per molti inutili (eh sì, dicevano proprio così) allo stesso modo dei freni a disco di oggi. Per altri c’era un problema di posizione, perché i primi sistemi lasciavano poco spazio alle personalizzazioni.
Insomma, saranno molti di più i corridori con freni a disco, ma non tutti. Vedremo se questo non creerà qualche problema in gruppo come pure qualcuno aveva paventato. Intanto i meccanici si sono attrezzati tutti con avvitatori specifici per svitare rapidamente i perni passanti.
Per concludere una curiosità. La prima tappa ha visto i corridori disputarsi la vittoria in volata, con Sam Bennet a festeggiare.
Qui di seguito il video dei brividi degli ultimi metri dove i “vagoni” dei treni della volata si sono lasciati sfilare, non a lato, ma in mezzo al gruppo, creando un po’ di confusione. Tutto sotto controllo e anche “normale” a sentire gli esperti.
🥇Big sprint finish and the win to Sam Bennett from Deceuninck – Quickstep in Ziptrak Stage 1 in Tanunda 🥇#tourdownunder #winner #tanunda pic.twitter.com/OS85NvguUA
— Santos Tour Down Under 🚴🚴♀️ (@tourdownunder) January 21, 2020
Nel video dell’alto si nota la strada non molto larga e lo spazio ristretto in cui i corridori che hanno finito il loro “lavoro” si lasciano sfilare in mezzo al gruppo facendo da tappo agli altri lanciati da dietro. Qualche brivido ma nessun problema.
Redazione Cyclinside
Credo che fintanto i corridori e i team avranno la possibilità di scegliere, giustamente, il tipo di impianto frenante (come qualsiasi altro componente..), non ci sarà MAI in gara il 100% delle biciclette equipaggiate con i dischi.
Solo un regolamento imposto da parte della UCI o una precisa volontà delle Case produttrici può portare a questo e, sinceramente, non ne vedo né capisco l’utilità. Come ho già detto a commento di un vostro articolo precedente, un atleta (nel caso di specie Vincenzo Nibali) potrebbe “decidere” di passare ai dischi per mancanza di alternative…
Utilizzo i freni a disco da un anno e devo dire che l’efficacia e la potenza e modulabilità di frenata rispetto a quelli tradizionali non è da mettere in discussione soprattutto in condizioni climatiche avverse; l’unico punto a sfavore al momento è forse il peso,soprattutto se non si possiede un telaio di alta gamma, nel qual caso l’aggravio di peso è irrilevante rispetto ai vantaggi Antonello