7 lug 2017 – Oggi la differenza tra Kittel e Boasson Hagen è stata talmente minima da lasciare perplesso sulla vittoria uno specialista degli sprint come Silvio Martinello. Kittel lanciato nella solita rimonta impossibile, oggi è sembrato battuto, salvo tirar fuori un guizzo da fuoriclasse agli ultimi 20 metri. E poi un colpo di reni da manuale.
Ed è proprio questo che ha fatto la differenza. Questa sera Boasson Hagen non potrà che avere rimpianti enormi per aver sbagliato una tecnica che si impara nelle categorie giovanili, utilizzata magistralmente addirittura da alcuni giovanissimi. Eppure la foto dell’arrivo è impietosa: Kittel totalmente fuori sella, manubrio sparato avanti fino al limite della presa delle mani, testa giù a guardare i piedi, pedali orizzontali. Perfetto. Boasson Hagen in una sorta di spinta senza convinzione della bici. La schiena di Kittel è almeno 10 cm dietro a quella del Norvegese, eppure la ruota anteriore è lì sulla riga.
Come può un velocista di questo spessore perdere una tappa al Tour de France per aver sbagliato un gesto quasi banale per un professionista? Semplicemente è mancanza di lucidità. Seguire i treni che portano i velocisti allo sprint è uno sforzo immenso anche per i velocisti stessi. I più arrivano stremati all’arrivo. Lo stesso Kittel si è accovacciato sul manubrio 300 metri dopo l’arrivo ed ha impiegato almeno un minuto solamente per alzare la testa. E quando la lucidità manca, a causa dell’eccessiva fatica, la differenza la può fare chi si è esercitato mille e mille volte in una tecnica da Giovanissimi, che però ha acquisito così bene da fare perfettamente anche in una situazione di apnea totale come l’arrivo di tappa.
Stefano Boggia (www.daccordistore.it)